Si allarga il fronte delle indagini sul caso dell’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne trovata morta nei garage del suo condominio a Rimini il 3 ottobre 2023. Ma la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Louis Dassilva, il senegalese di 35 anni in carcere con l’accusa di essere l’assassino, non ha dubbi: le nuove analisi non porteranno a nulla. “Per quanto riguarda gli accertamenti biologici disposti, ritengo siano totalmente inutili. Da lì non arriverà nessuna informazione significativa”, ha dichiarato Bruzzone a Giallo. “Non credo che ci possano essere sviluppi sotto quel fronte. E mi pare che sia una richiesta anche abbastanza tardiva, volta chiaramente a cercare quello che non c’è, ossia il Dna di Dassilva. Quindi non mi aspetto nessun tipo di sviluppo”. L’altro nodo investigativo è rappresentato dalla telecamera Cam3, posizionata all’ingresso della farmacia del Villaggio San Martino, lungo via del Ciclamino. Secondo la Procura, l'uomo che passa sotto quell'occhio elettronico alle 22.17 del 3 ottobre potrebbe essere proprio Dassilva, e quel dettaglio rafforzerebbe l'ipotesi accusatoria: sarebbe stato lui, poco prima, a uccidere Pierina Paganelli. Ma per la criminologa la realtà è un’altra: “Per quanto riguarda la Cam3, gli elementi che abbiamo a disposizione in via preliminare ci consentono di ipotizzare che la persona che passa da lì non sia Dassilva, ma Emanuele Neri. Per cui mi aspetto che l’esperimento giudiziale certifichi questo dato e sgombri definitivamente il campo. Dopodiché, una volta ottenuta la conferma, faremo i nostri passi rinnovando la richiesta di scarcerazione”.
![Louis Dassilva](https://crm-img.stcrm.it/images/42448312/2000x/20250213-184906862-3962.jpg)
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Lunedì scorso si è svolto un nuovo incidente probatorio. Dassilva è stato chiamato a camminare lungo via del Ciclamino per ricostruire i movimenti di quella sera. Stessa prova è stata richiesta anche a Emanuele Neri, vicino di casa della vittima, che quella sera stava rientrando nel condominio dopo una sosta in un bar. Indossava una maglietta con la scritta “Edilinfissi”, occhiali e un marsupio: gli stessi dettagli che compaiono nelle immagini della Cam3. Ora il perito Sebastiano Battiato, nominato dalla Procura, dovrà confrontare i fotogrammi e stabilire con certezza chi sia l’uomo ripreso alle 22.17. Verranno analizzati altezza, colore della pelle e andatura, un dettaglio cruciale in questa indagine. Perché l'andatura è un punto chiave? Il giorno prima del delitto, il 2 ottobre 2023, Louis Dassilva era caduto dalla moto, riportando una lesione alla gamba. Ricoverato in ospedale, era stato dimesso in tarda serata. Le immagini della telecamera lo riprendono il 3 ottobre alle 11 del mattino mentre cammina davanti alla farmacia: “incedere claudicante”, annota la polizia. Zoppica, fa fatica persino a salire un gradino di 15 centimetri. Gli investigatori sottolineano che anche l’uomo ripreso dalla Cam3 alle 22.17 mostra una leggera zoppia. Un’annotazione della squadra mobile della Questura lo descrive così: “palesa una breve esitazione seguita da un’estensione del busto verso l’alto e un ampio movimento all’indietro del braccio destro, necessario a controbilanciare l’azione di salita della gamba destra. La movenza poco fluida e il movimento estremizzato dell’arto destro fanno presumere un possibile deficit della parte sinistra del corpo”. Ma la difesa punta il dito su un altro elemento: il 4 ottobre, giorno del ritrovamento del cadavere, quando Louis Dassilva viene interrogato, nessuno nota più quella zoppia.
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Nel frattempo, il 6 febbraio il professor Emiliano Giardina ha presentato i risultati degli esami genetici sulle 34 tracce isolate sulla scena del crimine: nessuna compatibilità con il Dna di Dassilva, né la presenza di profili genetici significativi per l'indagine. Altri elementi sono stati esaminati il 10 febbraio, tra cui i dispositivi elettronici del senegalese: due smartphone, quattro orologi digitali e due computer portatili. Un dettaglio controverso emerge dai dati dell’app Health sul suo telefono: la sera dell’omicidio, il dispositivo ha registrato un movimento minimo. Per la difesa, questo prova che Dassilva non ha lasciato casa sua quella sera: “Se fosse stato lui l’assassino, il telefono avrebbe registrato un numero di passi molto più alto. Se invece fosse sceso nei garage senza il cellulare, il numero di passi sarebbe stato pari a zero. Invece, i pochi metri percorsi dimostrano che Louis si è mosso dentro casa sua”. Ma la Procura ha una visione opposta: per loro, il fatto che i telefoni di Dassilva non abbiano registrato spostamenti dimostrerebbe che li ha lasciati a casa mentre era nei garage a uccidere Pierina.
![Pierina Paganelli](https://crm-img.stcrm.it/images/42461760/2000x/20250214-085907899-6343.jpg)
Le indagini, comunque, non si fermano. A breve saranno analizzati altri reperti: le chiavi dell’auto di Pierina, il telecomando del cancello dei garage e i pantaloncini sporchi di sangue consegnati da Dassilva al figlio Giuliano il giorno prima dell’omicidio. Gli inquirenti ipotizzano che Pierina, al momento dell’aggressione, avesse le chiavi in mano. Se l’assassino le avesse fatte cadere e poi infilate nella borsa della pensionata, potrebbe aver lasciato le sue tracce. Nel frattempo, la difesa di Dassilva ha tentato di lanciare una raccolta fondi su Change.org per contribuire alle spese legali e sostenere la famiglia del senegalese in Senegal. La piattaforma, però, ha bloccato l’iniziativa: le regole vietano petizioni a favore di persone sospettate di reati violenti. Ma il messaggio è arrivato lo stesso: “Louis non può essere lasciato solo a combattere per riacquistare la libertà e ristabilire la verità: è accusato di un crimine che non ha commesso”. L’inchiesta è complessa, le prove contro Dassilva non sono così granitiche come sembrava all’inizio, e i dubbi restano. Tra esperimenti giudiziari e analisi tecniche, il caso Pierina Paganelli si arricchisce di nuovi elementi. Ma le domande chiave restano ancora senza risposta: chi è davvero l’uomo ripreso dalla Cam3?