Non è bastato l’avvelenamento a piccole dosi. Non sono bastate le 37 coltellate. E neppure le ricerche online su come uccidere una donna incinta. Per la Corte d’Assise d’Appello di Milano, che ha confermato l’ergastolo ad Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano, non c’è stata premeditazione. La pena resta la massima prevista, ma l’aggravante più significativa è stata esclusa. E per la famiglia della vittima è uno schiaffo. “Vergogna, vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto”, ha scritto su Instagram la sorella di Giulia, Chiara Tramontano. “L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su internet: ‘Quanto veleno serve per uccidere una donna’. Poi l’ha uccisa. Per lo Stato, supremo legislatore, non è premeditazione. Vergogna a una legge che chiude gli occhi davanti alla verità e uccide due volte. E smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. Vanno in cella. Nessuno li vuole liberi, inquinano”. Impagnatiello, ex barman di 32 anni, era in aula accanto alla sua avvocata Giulia Geradini. In prima fila. Dietro di lui, i genitori di Giulia: Loredana Femiano e Franco Tramontano, presenti come parti civili con l’avvocato Giovanni Cacciapuoti. Alla lettura del dispositivo, hanno sollevato una foto della figlia, stringendola al petto in un pianto silenzioso. Impagnatiello, invece, non ha battuto ciglio. La sorpresa in aula è stata tutta lì, nell’esclusione della premeditazione.

Eppure, nel primo grado, quella circostanza era stata riconosciuta. Nelle motivazioni, si parlava di un piano iniziato almeno sei mesi prima del delitto, con la somministrazione occulta di veleno per topi. L'omicidio di Giulia, incinta al settimo mese, era avvenuto il 27 maggio 2023 nella casa di Senago, poche ore dopo che lei aveva scoperto la relazione parallela del compagno con una collega. La procuratrice generale Maria Pia Gualtieri non ha dubbi: “Ha ucciso quando è stato sbugiardato definitivamente. Ha atteso il momento favorevole”. E ha ricordato “l’enorme quantità di bugie” dette dall’imputato. Per questo aveva chiesto la conferma dell’ergastolo con tutte le aggravanti. La difesa, al contrario, aveva puntato sull’esclusione della premeditazione e della crudeltà, descrivendo Impagnatiello come un uomo “maldestro”, a tratti “autosabotante”. Una linea che ha trovato parziale accoglimento, senza però risparmiare l’ergastolo. Niente attenuanti generiche. Resta l’aggravante del vincolo di convivenza. Sul tavolo, infine, anche la possibilità di ammetterlo a un percorso di giustizia riparativa. La Corte si è riservata. La pg e la parte civile si sono opposti. “Non si tratta di vittoria o sconfitta, penso che questo processo sia una sconfitta generale. Ma il fatto che la Corte abbia ascoltato in parte le mie ragioni mi rende soddisfatta. Sono curiosa di leggere le motivazioni”, ha detto l’avvocato Geradini.

E intanto, fuori dal si continua a riflettere sul profilo psicologico di Impagnatiello. A farlo, in particolare, è stata la criminologa Roberta Bruzzone: “Le due cose sono collegate: il denaro non è la finalità ultima, il denaro è quello che consente a lui di alimentare il suo sé grandioso. Nel momento in cui quel denaro viene meno, perché arriva un bambino con cui lui evidentemente non è riuscito a costruire (del resto, vista la patologia che gli è stata riscontrata a livello psichiatrico, che comunque la perizia è stata fatta, e quindi lui un narcisistico ce l’ha ed è anche molto serio, quindi non sto dicendo nulla che non sia già agli atti di questo processo) lui non riesce a stabilire le relazioni: non l’ha stabilità con Giulia, non l’ha stabilità con il bambino che stava per nascere, neanche con la sua, diciamo, fidanzata parallela. Lui si nutre, cioè prende tutto quello da cui arriva validazione, lo fa sentire grande, forte, importante. Quando qualcuno diventa un ostacolo a questa condizione, lui quell’ostacolo lo elimina. Ma questo è il tipico funzionamento del narcisista maligno, nella sua accezione più grave e seria”. Una diagnosi che rende ancora più difficile per molti accettare la decisione di escludere la premeditazione.