Dopo settimane di silenzio, Sebastiano Visintin torna a parlare pubblicamente delle accuse che lo vedono coinvolto nella morte della moglie, Liliana Resinovich. Intervistato dalla trasmissione Quarto Grado, Visintin ha ricostruito i momenti successivi alla sua iscrizione nel registro degli indagati, ribadendo la propria estraneità ai fatti.
"Gli inquirenti sono stati parecchie volte a casa mia, non solo il giorno della perquisizione, e hanno sempre controllato e guardato tutto. La sera in cui sono stato iscritto al registro degli indagati sono venuti in forma quasi mirata", ha dichiarato Visintin, raccontando anche del suo temporaneo ritiro nel sud dell’Austria per trovare un momento di pace.
In merito alla perquisizione avvenuta nella sua abitazione, Visintin ha spiegato: "Non so cosa hanno portato via da casa, perché sono rimasto in soggiorno visto che non stavo molto bene. Naturalmente dopo mi hanno dato un elenco di tutte le attività che hanno fatto, ma io non l'ho letto. L'ho dato direttamente al mio avvocato".
Tra gli oggetti sequestrati figurano circa 700 elementi, tra cui diversi coltelli. Visintin ha voluto chiarire alcuni aspetti: "Non è possibile che i coltelli sequestrati siano stati da me nuovamente arrotati dopo la morte di Lilly. Si tratta infatti di lame che non usavo più riposte in alcuni scatoloni. Erano oggetti troppo piccoli che non potevo dare alle persone, anche perché è per loro che riaffilo le lame".
Particolare attenzione è stata dedicata anche a un maglione giallo sequestrato dagli investigatori, su cui sarebbero state trovate tracce riconducibili al cadavere di Liliana Resinovich. Visintin ha minimizzato il valore di questo indizio, osservando: "Questo maglione è molto comune a Trieste. L'altro giorno mi ha chiamato una mia amica e mi ha mostrato le foto della squadra di maratoneti nel quale c'è anche Claudio Sterpin. In quella squadra tutti avevano lo stesso maglione, guarda un po'".

Durante l’intervista, Visintin ha anche ripercorso il proprio alibi per la mattina della scomparsa della moglie, dichiarando di essere uscito presto per consegnare dei coltelli e provare una nuova telecamera GoPro in bicicletta. Tuttavia, una dipendente di una pescheria di via Carducci ha affermato di non averlo visto, nonostante il suo cellulare avesse agganciato la cella telefonica della zona. "Questa pescheria si trova all'interno di un supermercato, anche se è del tutto indipendente da quel locale – ha ricordato Visintin -. Può essere che io non ricordi cosa ho fatto quella mattina. Per me era molto facile accedere al locale in qualsiasi giorno a qualsiasi ora perché mi bastava che il supermercato fosse aperto. Potrei essere passato in un altro momento in pescheria e non ricordarlo. La ragazza dice di aver trovato i coltelli sul bancone ma di non avermi incontrato. Io resto convinto di quel che ho detto, ma magari mi sbaglio, si tratta pur sempre di locali che fanno anomalia".
Infine, parlando del compleanno di Liliana, Visintin ha espresso un desiderio molto personale: cremare la moglie e conservare le ceneri: "Per averle con me".
Le indagini sulla morte di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Opp di Trieste, proseguono. Il caso continua a tenere alta l'attenzione della città e dell'opinione pubblica.
