Le trame familiari, e non solo, di via del Ciclamino a Rimini continuano a lasciare sullo sfondo la morte di una povera donna di settantotto anni, Pierina Paganelli. L’ex triangolo amoroso tra Manuela Bianchi, Louis Dassilva e Valeria Bartolucci, continua a far chiacchierare. E non solo per quanto riguarda l’omicidio. La scorsa settimana, lo sappiamo, sono volati stracci, per non dire altro, tra le due dirimpettaie. Una frattura quella tra Valeria e Manuela senza esclusione di colpi e che sembra essere destinata a non avere tregua. Neppure dopo la querela sporta dalla Bianchi nei riguardi dell’ex amica. Del resto, le premesse c’erano tutte. Chi fa comunicazione ha ben presente un fatto. Nei film d’azione, in tutti i film d’azione, c’è sempre una storia d’amore. Una storia d’amore che non serve a catturare un pubblico appassionato di gossip o di romanzi rosa. Ma è utile affinché lo spettatore si rilassi per un momento. Tornando poi concentrato sulla scena d’azione. Che sia servito a questo la divulgazione della notizia della presunta continuazione della relazione tra Louis e Manuela anche dopo l’omicidio? Probabile. Se non fosse, però, che il risultato è stato l’incremento dell’astio tra le due donne.
Ma non solo. A favor di telecamera, infatti, Giuliano Saponi, figlio di Pierina, ha dichiarato di voler chiedere il divorzio da Manuela Bianchi. Una decisione che se si concretizzerà non diventerà solamente “gossip giudiziario”. Al contrario, potrebbe spostare parecchie dinamiche legali. La prima. Verrebbe meno la parentela tra Manuela e Pierina. Dunque, Manuela non sarebbe più persona offesa e, almeno astrattamente, sarebbe da riqualificare la posizione del pool di esperti da lei nominato. Un pool di esperti che ieri, insieme a consulenti ed avvocati di Louis Dassilva e a quelli dei figli della Paganelli, ha preso parte all’inizio degli accertamenti tecnici irripetibili presso i laboratori dell’Università Tor Vergata di Roma. Il professor Emiliano Giardina, perito nominato dal GIP, ha effettuato attività di campionamento e alcune tamponature. A finire nell’occhio del ciclone in particolare gli slip, la maglia e la gonna indossati dalla settantottenne la sera dell’omicidio. Novanta sono i giorni richiesti dal professor Giardina per lo svolgimento delle attività peritali e per il confronto delle tracce repertate sul cadavere con il DNA dell’unico indagato: il senegalese trentaquattrenne.
Tre sono le ipotesi che possono concretizzarsi. La prima. Il profilo genetico isolato sulla scena del crimine è parziale o degradato. In questo caso non ci sarebbe la possibilità di svolgere alcuna attività di comparazione. Seconda ipotesi, quella ritenuta credibile dagli inquirenti. Il Dna isolato sul copro di Pierina è perfettamente sovrapponibile a quello di Dassilva. Si avrebbe quindi il “DNA match”. Dunque anche il colpevole. Ma potrebbe anche non coincidere e quindi bisognerebbe guardare altrove. Ad onor del vero bisognerà anche capire dove e perché si trova la traccia di DNA. Mi spiego. A detta di Louis, una volta rinvenuto il cadavere di Pierina, avrebbe provato a sentirle il polso. Come a dire, che il suo profilo genetico sarebbe inevitabilmente finito sul corpo senza vita dell’infermiera in pensione. In realtà, però, potrebbe non essere così. A maggior ragione se quel DNA appartenesse a lui e si trovasse in zone in cui non dovrebbe trovarsi come gli slip. Le chiacchiere, ad ora, stanno a zero. La parola alla scienza. E forse anche a Manuela, che si dice verrà presto sentita. Chi poteva avere il più forte dei moventi e perché?