Nei delitti come quello di Pierina Paganelli il rebus si risolve mettendo gli indizi, e le prove, nella giusta sequenza criminale. Dell’interrogatorio a cui è stato sottoposto nella giornata di ieri Louis Dassilva non è trapelato niente. Niente (o quasi) rispetto alla versione data dall’inizio: non è lui l’assassino dell’ex infermiera. Chiaramente, in quanto indagato, non ha l’obbligo di dire la verità. Certo, in otto ore di interrogatorio, qualcosa deve aver raccontato. Proviamo a fare ancora una volta ordine. I criminologi americani utilizzano un’equazione precisa per risolvere i delitti controversi. “Why” + “How” è uguale a “Who”. “Perché” + “come” equivale a “chi”. Partiamo dal dato certo. Il “come”. Pierina è stata trafitta con ventinove coltellate, delle quali solo tre o quattro fatali. Un overkilling. Una violenza spropositata rispetto a quella necessaria per uccidere che denuncia odio da ogni angolo. Un elemento, quello della furia omicida, che si ricollega al perché dell’equazione. Un perché a cui si ricollega una rabbia capace di esplodere e diventare assassina. Nel corso dell’interrogatorio di ieri Louis Dassilva avrebbe confermato di non essere innamorato di Manuela Bianchi. Questo, chiaramente, indebolirebbe il movente passionale. Da questo punto di vista, infatti, che motivo avrebbe avuto il senegalese di uccidere Pierina? Con questa narrazione qualcosa non torna. La Procura parla di delitto d’impeto. E su questo punto io faccio fatica. Faccio fatica perché altrimenti si dovrebbe ipotizzare che l’assassino di Pierina abbia avuto tutta una serie di circostanze troppo fortunate: avrebbe beccato da solo Pierina e l’avrebbe uccisa. Senza che nessuno se ne accorgesse, lo vedesse, o anche solo si insospettisse, fino alla mattina del ritrovamento. Le coincidenze sulla scena del crimine non esistono. Tantomeno il delitto perfetto. Il 28 è stata fissata l’udienza per il conferimento dell’incarico al genetista forense Emiliano Giardina in ordine allo svolgimento degli accertamenti tecnici irripetibili. Non escludo che intervengano nuovi avvisi di garanzia. Anche se, a onor del vero, la Procura di Rimini sembra convinta che Dassilva sia l’esecutore materiale del delitto. Questo, però, non esclude l’eventuale coinvolgimento a vario titolo di altre persone. Che potrebbero essere sentite a stretto giro.
Del resto, gli stessi inquirenti non hanno mai spostato la loro attenzione dal terzo piano del condominio di via del Ciclamino a Rimini. Non dimentichiamoci che Pierina è stata uccisa il giorno prima che il figlio Giuliano Saponi fosse dimesso dall’ospedale. E che a ritrovare il cadavere è stata la nuora Manuela Bianchi. Che, però, non l’avrebbe riconosciuta. Forse era diventata scomoda per quel che poteva riferire al figlio? E se fosse così, per chi lo era? Intanto, il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di incidente probatorio avanzata dalla difesa di Louis Dassilva. Le tracce e la scienza sono coerenti e oggettivamente dimostrabili. L’assassin(o) di Pierina ha le settimane contate.