A settembre si aprirà il processo per l’omicidio di Pierina Paganelli, uccisa a coltellate a Rimini nell’ottobre del 2023. Sul banco degli imputati ci sarà Louis Dassilva, vicino di casa della vittima, rinviato a giudizio lo scorso 14 luglio dal gup Raffaele Daflorio. Ma c’è chi, anche davanti alla prospettiva di un ergastolo, continua a difenderlo con tutte le sue forze: Valeria Bartolucci, sua moglie, che da mesi ribadisce la sua convinzione sull’innocenza del marito. E ora, ospite di Morning News, rincara la dose. “Non si può mandare a processo con il rischio dell’ergastolo una persona sulla base di testimonianze infarcite di ‘uhm’ e ‘non ricordo’”, dice la Bartolucci, senza giri di parole. Ce l’ha con chi ha parlato agli inquirenti, qualcuno che, a suo dire, “ha anche un interesse personale a togliersi dalla vicenda”, e con un impianto accusatorio che giudica fragile, poco solido, pieno di punti lasciati volutamente in ombra.


A partire dalla famosa perizia fonica: l’audio registrato nelle ore vicine all’omicidio contiene due voci. Una maschile, attribuita a Dassilva, e una femminile, che secondo la difesa sarebbe stata “deliberatamente ignorata” dagli inquirenti. “C’è una precisa volontà di escluderla a priori”, denuncia Valeria Bartolucci, “si considera solo la parte che fa gioco all’accusa”. Il sospetto è chiaro: che si sia scelto cosa vedere e cosa no, pur di costruire una narrazione utile per portare Dassilva davanti alla Corte d’Assise. Ma la donna guarda già avanti. “In fase di dibattimento potrebbero emergere cose che cambieranno molto l’attuale assetto dell’impianto accusatorio”, afferma, quasi a voler lanciare un avvertimento. E se le voci risultassero diverse da quanto sostenuto finora dalla Procura? “Continuiamo a lasciarli liberi o scattano le misure cautelari?”, domanda. Una provocazione o una premonizione? Nel frattempo, la giustizia va avanti, e la verità, quella vera, non le “uhm” e i “non ricordo”, è ancora tutta da scrivere.

