«Quel colpo alla coscia sinistra di Chiara? Non è una scarpa. È una stampella». Pasquale Mario Bacco, medico legale e docente all’università a Napoli, lo dice a voce alta dalle pagine di Giallo, settimanale diretto da Albina Perri. E mentre lo dice, apre una ferita che sa ancora di mistero. Perché quel segno geometrico, isolato, preciso come un marchio, non è stato mai davvero indagato. E potrebbe cambiare tutto. La dinamica, più che l’arma, è ciò che inquieta. L’ecchimosi descritta dall’autopsia del dottor Ballardini sembrava compatibile con il tacco di una scarpa. Ma secondo Bacco, no: «Quel segno ha una forma troppo definita. Potrebbe essere il piedino di una stampella, con i classici tre pallini antiscivolo. Un colpo dato mentre Chiara era già a terra. Non per spingerla. Per infierire». Uno sfregio, più che un gesto d'impeto. Un atto di disprezzo. La spiegazione scientifica regge: in caso di calpestamento, il sangue si concentra in zone precise. Una scarpa lascia “vuoti”, la stampella no. «Nello specifico l’edema circonda tre elementi puntiformi, esattamente come il puntale di una stampella. E non è una ferita post mortem. È contestuale alla morte violenta».


Come a dire: Chiara è stata colpita da viva. E poi calpestata. Con qualcosa che aveva tre impronte. E qui arriva la vera bomba. Perché nei giorni successivi all’omicidio, le analisi dei Ris rilevarono delle tracce di sangue anomale nel salotto dei Poggi. Semicerchi che si intersecano, diametro: tre centimetri. Esattamente come i piedini delle stampelle. Senza voler accusare nessuno ricordiamo che Paola Cappa, cugina di Chiara, in quei giorni si muoveva proprio con le stampelle. Caduta dalla bici il 13 luglio, operata e con un tutore mobile alla gamba. Le stampelle erano il suo unico mezzo per camminare. Eppure, nonostante tutto, nessuno ha mai approfondito quella pista.Ma c’è di più. Paola, che non aveva un rapporto stretto con Chiara, subito dopo il delitto si inventa una sorellanza. Parla con Oggi, raccontando di una notte di follie estive, di musica, libertà, balli fino all’alba. Una versione da film anni ’90. Solo che era un falso. Un fotomontaggio confezionato con la gemella Stefania per far credere che le tre fossero amiche del cuore. Perché? Perché prendersi la briga di reinventare una vicinanza che non c’era? Perché parlare di un patto tra ragazze, della scoperta improvvisa che Chiara “era una di loro”? Chi cercava di proteggere Paola con quella narrazione? O peggio: da cosa cercava di distogliere l’attenzione? Bacco, da medico, si limita a osservare i segni. Ma sono i vuoti narrativi che fanno più rumore. E una verità che nessuno ha voluto ascoltare. Almeno finora.

