«Quel colpo alla coscia sinistra di Chiara? Non è una scarpa. È una stampella». Pasquale Mario Bacco, medico legale e docente all’università a Napoli, lo dice a voce alta dalle pagine di Giallo, settimanale diretto da Albina Perri. E mentre lo dice, apre una ferita che sa ancora di mistero. Perché quel segno geometrico, isolato, preciso come un marchio, non è stato mai davvero indagato. E potrebbe cambiare tutto. La dinamica, più che l’arma, è ciò che inquieta. L’ecchimosi descritta dall’autopsia del dottor Ballardini sembrava compatibile con il tacco di una scarpa. Ma secondo Bacco, no: «Quel segno ha una forma troppo definita. Potrebbe essere il piedino di una stampella, con i classici tre pallini antiscivolo. Un colpo dato mentre Chiara era già a terra. Non per spingerla. Per infierire». Uno sfregio, più che un gesto d'impeto. Un atto di disprezzo. La spiegazione scientifica regge: in caso di calpestamento, il sangue si concentra in zone precise. Una scarpa lascia “vuoti”, la stampella no. «Nello specifico l’edema circonda tre elementi puntiformi, esattamente come il puntale di una stampella. E non è una ferita post mortem. È contestuale alla morte violenta».


Come a dire: Chiara è stata colpita da viva. E poi calpestata. Con qualcosa che aveva tre impronte. E qui arriva la vera bomba. Perché nei giorni successivi all’omicidio, le analisi dei Ris rilevarono delle tracce di sangue anomale nel salotto dei Poggi. Semicerchi che si intersecano, diametro: tre centimetri. Esattamente come i piedini delle stampelle.

