Cinque anni fa, in piena notte di Natale, tre ragazzini entrarono nel cortile di una casa privata. Non sfondarono porte né spaccarono vetri, ma rovistarono dentro le auto parcheggiate, aprendo i bauletti e rubando quel poco che trovarono. Poca roba, apparentemente. Ma non fu il furto in sé a lasciare il segno. Il gesto, e il fatto che fosse la notte di Natale sono già brutti di per sé, ma sono i protagonisti a rendere l’accaduto degno di nota. Il piccolo Grinch era Musta Rè, maranza e wannabe trapper che fa parte del circo umano di Giuseppe Cruciani alla Zanzara. La derubata era Katia Tarasconi, oggi sindaco di Piacenza e all’epoca dei fatti consigliere regionale. Il furto è stato raccontato, col solito moto di orgoglio, dal maranza alla Zanzara nei giorni scorsi. Cruciani, ricordando il furto, ha chiesto a Musta Rè, accompagnato dall’altro maranza Adama: “Sapevate che la casa era del sindaco?”; loro hanno risposto: “Sì”, e il conduttore, quasi in automatico: “Un applauso”, mettendosi a ridere: “No, dai, un applauso non si può dire”. Noi abbiamo sentito la derubata, Katia Tarasconi, per farci raccontare come fossero andate le cose dal suo punto di vista. «Guardi, sono passati cinque anni, quindi onestamente è una roba vecchia» ci racconta oggi la padrona di casa, che all’epoca dei fatti era consigliere regionale. «Ma quella notte di Natale tre ragazzini entrarono nel cortile. La mattina dopo, guardando fuori dalla finestra della cucina, mi accorsi che le auto avevano le portiere aperte. Pioveva, tra l’altro. Siamo usciti, abbiamo guardato e ci siamo resi conto che qualcuno era venuto a rovistare nelle macchine durante la notte». Dalle telecamere si risalì ai colpevoli, fu sporta denuncia, e la padrona di casa riconobbe uno dei ragazzi. «Mi hanno poi chiamato per andare a testimoniare. Ci sono andata. Non so come sia finita, ma presumo con una condanna. Ma, a prescindere da questo, è stato davvero da idioti andare in giro a dire, proprio come un vanto: “Sono stato a rubare a casa del sindaco”, no?».

Il bottino, come detto, fu misero, ma a sentire il resoconto dettagliato, il livello di idiozia aumenta a dismisura. «Avevano rubato veramente poco o niente. Un panettone, una giacchettina, forse – se non ricordo male – un paio di occhiali da sole. Ma poca roba, davvero poca. Era più la sensazione brutta, quella di qualcuno che, la notte di Natale, ti viene a rubare in macchina. Quello fece più male del valore delle cose rubate». Il dubbio su quale notte esatta avvenne resta: quella della Vigilia o quella tra Natale e Santo Stefano? Poco importa. «Non mi ricordo se fosse il 24 o il 26. Però, se le interessa, posso risalire alla data, perché ho ancora le foto. Ricordo bene che quando sono andata a testimoniare, lui era seduto al banco, con la testa bassa, guardava per terra. Mi fece anche tenerezza, perché pensai: Che stupido che sei, così giovane, a rovinarti per cosa? Per un panettone?». Seriamente: un panettone. «Sì. Onestamente, sei proprio anche un po’ stupidino a compiere un furto del genere, no? Non c’era niente di che. E non avevano nemmeno rotto i vetri. Secondo me usarono quei clicker universali per aprire le auto. Avevamo cinque o sei macchine parcheggiate, perché era Natale e c’erano mia madre, mia sorella… eravamo tutti lì. Alcune macchine riuscirono ad aprirle, altre no. Ma non ruppero nulla. Nessun vetro, niente». Il fatto, all’epoca, finì anche sui giornali locali.
Katia Tarasconi continua: «Io l’avevo persino postato sui miei social, perché all’inizio non sapevo chi fossero. Questa cosa mi aveva veramente infastidita: avevo i miei figli in casa. Era la notte di Natale. È stata una cosa brutta. Se non ricordo male, andò anche in prima pagina su La Libertà, il quotidiano locale. Misi le foto sul mio profilo e ricevetti messaggi da persone che mi dissero: “Guarda che è stato Tizio”. Insomma, fu riconosciuto». E il fatto che la storia sia riemersa oggi, dopo anni, presentata come un atto eroico da Musta Rè alla Zanzara, forse è ancora più grave del furto: «È anche idiota dargli voce, no? Che senso ha dare voce a uno stupidino, a un pirla del genere, che magari viene pure emulato da altri ragazzi? Uno che si vanta di essere andato a casa di qualcuno a rubare?». E qui, la riflessione si allarga. «Perché dare voce a certi personaggi? A meno che tu non concordi prima, capisci che questa persona ha fatto un percorso, è cambiato, si pente e vuole lanciare un messaggio positivo. Allora sì, puoi anche prenderlo come esempio di chi ha sbagliato e ha cambiato. Ma così no. Così lo prendi e gli fai dire pure con orgoglio: “Ho rubato al sindaco”. Non va bene». D’altronde, è il circo della Zanzara. Piace perché è così. «Cruciani è una persona estremamente intelligente. È consapevole di quello che fa. E lo fa perché sa di portare a casa ascolti. Per carità, è liberissimo di farlo. Ma secondo me nella vita non vale tutto. Quando hai certi ruoli, sarebbe bene utilizzarli per dare messaggi positivi, non negativi. Se chi viene ascoltato dai ragazzi – perché La Zanzara è un programma con molta audience – invece di dare messaggi di correttezza, di rispetto, dà voce a questo tipo di storie, poi non sorprendiamoci se i ragazzini vanno in giro a fare certe cose. Vuol dire che sei anche tu parte di quel circolo vizioso che non si riesce a rompere». Ogni tanto, qualche minuto di lucidità servirebbe anche a Cruciani? «Alla fine, il messaggio non può essere “fate come lui”. E poi, anche se dicono che adesso è cambiato, che ha capito… resta il fatto che quel palco, quella visibilità, gliel’hai data tu. E se gli hai dato spazio solo perché faceva rumore, e non per trasmettere qualcosa di buono, allora forse il problema non è solo suo. È anche nostro». Ma il maranza sapeva di essere entrato a casa di un personaggio politico? Secondo quanto afferma lui ai microfoni di Cruciani, sì. Ma la vittima non è d’accordo: Ma non si capisce se lui sapesse che lei abitasse lì? «Lui non aveva la più pallida idea che fosse casa mia, quando sono entrati. Lo dico chiaramente. Secondo me se n’è reso conto dopo. Anche perché, all’epoca, ero “solo” consigliere regionale. E onestamente non mi sembra che questi ragazzi, da un punto di vista di educazione civica, sapessero cos’è un consigliere regionale».



