Se davvero l’omicidio è avvenuto dopo le 10:30, Stasi non c’entra nulla. E quella sentenza del 2015 potrebbe iniziare a scricchiolare davvero…
“L’orario della morte di Chiara Poggi è uno dei punti più discussi e discutibili della sentenza che ha condannato Stasi”. Queste parole non arrivano da un opinionista qualunque, ma da Stefano Vitelli, il giudice che in primo grado aveva assolto Alberto Stasi. E che oggi, come tanti esperti forensi, torna a mettere in discussione quel dettaglio apparentemente tecnico ma decisivo: a che ora è morta Chiara? La sentenza definitiva di Cassazione, quella che ha condannato Stasi nel 2015 a 16 anni, ha fissato la morte della ragazza tra le 9:12 (quando disattiva l’allarme di casa) e le 9:36 (quando Stasi torna al pc). Un orario al minuto, stretto come un cappio. Eppure, chi si è occupato dell’autopsia, chi ha visto quel corpo, chi ha scritto le relazioni tecniche, racconta un'altra storia. 13 agosto 2007, Garlasco. Chiara Poggi è a casa. Viene trovata morta ore dopo: Stasi lancia l’allarme alle 13:50, i soccorsi arrivano alle 14:11. E notano subito una cosa: il cadavere non presenta né rigidità cadaverica né ipostasi. In parole povere, segni che aiutano a stabilire l’ora del decesso. La rigidità parte dopo circa tre ore, con picco a dodici. Le ipostasi dopo mezz’ora. Ma il corpo di Chiara, scivolato sulle scale, potrebbe aver alterato i parametri. O forse no.


Per il medico legale Marco Ballardini, incaricato dalla Procura di Vigevano, la finestra giusta è tra le 10:30 e le 12:00, “con centratura tra le 11 e le 11:30”. E non lo dice oggi: lo scrisse già nella sua consulenza del 5 novembre 2007. Stessa fascia oraria indicata dalla pm Rosa Muscio in primo grado, supportata dai Ris. Ma qualcosa, a un certo punto, cambia. Durante il secondo appello a Milano, la Procura generale sposta l’orario all’indietro, collocandolo proprio tra le 9:12 e le 9:36. Guarda caso, esattamente quando Stasi è documentatamente al computer. Una coincidenza così precisa da far sembrare l’accusa più un incastro che una certezza. E così, mentre oggi Stasi sconta la pena in regime di semilibertà a Bollate (uscita prevista nel 2028), diversi esperti rimettono le mani su quel dettaglio. Il settimanale Giallo, diretto da Albina Perri, ha intervistato Pasquale Bacco, medico legale, che conferma quanto già detto da Ballardini: la ragazza non può essere morta prima delle 10:30. Lo dice la scienza. Lo dicono i corpi. Lo dicono i rilievi. Se fosse davvero così, allora Alberto Stasi sarebbe innocente. Totalmente. Perché in quella finestra temporale, tra le 11 e le 11:30, lui non era a casa di Chiara. E questo cambierebbe tutto. Non la narrazione del delitto, ma quella della giustizia.
