Il famoso capello? Non era un capello. E non contiene DNA. Andrea Sempio resta indagato, ma nulla per ora lo incastra davvero. Il DNA sotto le unghie? Analisi rimandate. E il caso Garlasco continua a galleggiare nel dubbio…
Diciotto anni e una verità che ancora fa acqua da tutte le parti. Venerdì scorso, durante l’ennesima giornata di incidente probatorio, i tamponi non hanno restituito nulla di inaspettato. Quasi. Il sangue trovato sul tappetino del bagno? Appartiene con “quasi tutta probabilità” a Chiara Poggi. Così dicono le fonti. Le novità vere, se così si possono chiamare, arrivano su due fronti. Primo: anche le tracce di sangue repertate sulle scale della villetta sarebbero della 26enne. Secondo: il famoso “capello” di 3 centimetri trovato nel sacchetto dei cereali non è affatto un capello. È un pelo, e per giunta inutile. Dicono. Nessun Dna rilevato. Niente comparazioni, niente nuovi nomi. Però non tutto è chiuso: verranno fatte “repliche di consolidamento” e si cercheranno micro-tracce di cromosoma Y, quel materiale genetico maschile che potrebbe, in teoria, smuovere le acque. Forse. Per ora il nulla, o quasi.


Andrea Sempio, iscritto nel registro degli indagati per concorso in omicidio con terzi o con Alberto Stasi, resta lì. Né scagionato né condannato. Come in stand-by. Intanto i consulenti delle parti fanno il loro lavoro. Marzio Capra, tecnico della famiglia Poggi, è stato chiaro: “Sul frammento di tappetino, laddove c’era una traccia che non aveva dato responso, si è confermata la natura ematica. Nulla di più. Anche nei tamponi della ragazza non si sono osservate tracce di particolare interesse o rilievo”. Tradotto: il sangue c’è, è di Chiara, ma nulla di nuovo che possa ribaltare il quadro. Luciano Garofano, ex RIS e ora consulente di Sempio, ha invece spiegato che si procederà con cautela sull’analisi del Dna trovato sotto le unghie della vittima: “Il perito nominato dal gip dovrà acquisire la documentazione da chi ha fatto le analisi prima, cioè il dottor De Stefano e il RIS. Poi valuteremo insieme”. E così, tra frammenti di tappetino e peli senza identità, il caso Garlasco resta lì: in bilico tra il già detto e il mai risolto. Con un colpevole condannato (Alberto Stasi) e un possibile co-indagato (Sempio) che continua a orbitare attorno al delitto. Ma di nuove certezze, per ora, nemmeno l’ombra.
