È stato tutto fuorché una serata pacata quella andata in onda lunedì 21 luglio su Filorosso, il talk d’approfondimento di Rai 3 condotto da Manuela Moreno. Al centro della puntata, uno dei cold case italiani più controversi degli ultimi vent’anni: il delitto di Garlasco. Sul banco degli ospiti, tra gli altri, l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, e l’avvocata di Andrea Sempio, Angela Taccia.
“Sa cosa mi viene alla memoria? I graffi che qualcuno ha dichiarato di aver immaginato di aver visto e che non esistevano”, ha sbottato De Rensis, alzando – per una volta – i toni oltre la consueta misura.
A innescare l’infuocato intervento del legale di Stasi è stato il giornalista de Il Giornale, Stefano Zurlo, che aveva appena messo in discussione la tenuta dell’indagine sul cosiddetto “ignoto 3”, criticando l’enfasi data a elementi come l’impronta 33. Una semplice fotografia, ha detto, “su cui non si può fare nulla se non inserirla in un contesto”, sottolineando che “non si può fare l’incidente probatorio su una foto”.
Una considerazione che ha scatenato la memoria – e la rabbia trattenuta – di De Rensis: “Vorrei che ogni tanto facesse dei flashback e ricordasse quello che è stato fatto ad Alberto Stasi”, ha detto con voce tesa, evocando le “foto pedopornografiche” e altre piste rivelatesi infondate.
Il confronto più pacato, ma non meno denso, si consuma nel blocco successivo, con l’arrivo in studio dell’avvocata Angela Taccia, difensore di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e nome tornato al centro dell’indagine dopo anni. Taccia racconta con tono fermo e determinato un episodio cruciale, quello dell’interrogatorio del suo assistito: “Si è presentato anche se non stava bene per la febbre molto alta... rispose, andò a casa e poi fu richiamato perché si erano dimenticati la domanda più importante: ‘Dov’era la mattina dell’omicidio?’”.

La ricostruzione della Taccia scivola in un dettaglio formale, ma potenzialmente rivelatore: lo scontrino del parcheggio trovato dal padre e consegnato successivamente. Un dettaglio banalmente mal verbalizzato, secondo la legale, “che ha fatto sembrare che fosse arrivato lì già con lo scontrino in tasca. Ma non era così”. L’alibi, precisa, “non è granitico, ma lascia il tempo che trova”.
Il dibattito si accende di nuovo quando la conduttrice incalza la legale sulla mancata presentazione di Sempio per il prelievo del dna. Taccia difende la scelta della difesa: “Andrea si è affidato a noi... non si agisce sull’onda dell’emotività”. Quando poi si tocca il tema del post social prima dell’interrogatorio, la replica è secca: “‘Guerra dura senza paura’ è un motto, non un messaggio alla Procura. E comunque, se parlano del mio modo di vestire, vuol dire che non hanno niente di serio da dire”.
Più avanti, si entra nel merito scientifico e procedurale dell’indagine. Tema caldo: la possibilità (o impossibilità) di chiedere un incidente probatorio sull’“impronta 33”. “Non si può fare un incidente probatorio su una fotografia”, ribadisce De Rensis, sostenuto da Taccia, che aggiunge: “Non perché abbiamo paura, ma perché proceduralmente non si fa”.

Il confronto si sposta sulle possibili cause della morte di Chiara Poggi. Soffocamento? Morso? Difesa? La risposta sembra cambiare col tempo, ma resta controversa. De Rensis lancia una riflessione: “Se quella notte ci fosse stato veramente un litigio tale da portare Alberto a meditare un omicidio... siamo sicuri che Chiara avrebbe aperto la porta? Forse avrebbe parlato dal balcone. Ma allora cosa torna della dinamica d’accusa?”
Un altro momento rivelatore arriva quando Manuela Moreno riprende una dichiarazione lasciata cadere da De Rensis: il 13 luglio 2022, qualcosa di “particolare” sarebbe accaduto, e lui uscì dal tribunale con due CD in mano.
“Non ho mai detto ‘fondamentale’. È successo qualcosa di particolare, ma non è il momento di parlarne. La Procura sa”, taglia corto il legale, lasciando sospesa una promessa che, per ora, resta segreta.
E ancora: “Mi colpisce vedere alcuni autori delle indagini diventare personaggi televisivi... manca l’umiltà. L’ammissione di errore è l’unico atto di verità possibile, a volte”.

Taccia, da parte sua, non arretra su un punto cruciale: la legittimità della difesa, anche a fronte delle fughe di notizie.
“Quando è uscita la notizia che l’impronta insanguinata era vicina al corpo, le ripercussioni su Andrea sono state immediate e devastanti. Due ore dopo che non si è presentato all’interrogatorio. Poi è arrivata la smentita della Procura, ma intanto il danno era fatto”.
E non le manda a dire: “Ci hanno perfino accusati di aver fatto uscire contenuti di oggetti sequestrati. Ma come si ragiona? È uno stoltiloquio, questo”.
In chiusura, De Rensis rilancia sul “terzo ignoto”: “Se quella traccia è pura, bisogna andare a cercarlo. È un dovere”. Non resta che attendere se, e come, l’indagine saprà rispondere all’unica domanda che davvero conta: chi ha ucciso Chiara Poggi? E, come ha detto in studio l’avvocato De Rensis, “Finché ci saranno magistrati e genetisti con il coraggio di rivedere le cose, c’è ancora speranza per la giustizia. Comunque finisca”.
