C’è una traccia di Dna maschile emersa proprio dove nessuno si aspettava di trovarla. Non da un oggetto, non da un indumento, ma dalla bocca di Chiara Poggi. Una novità che arriva a distanza di quasi diciotto anni dal delitto di Garlasco, quando la 26enne fu trovata senza vita nella villetta di famiglia in via Pascoli, e che potrebbe rimescolare le carte. A riportare i dettagli è il settimanale Giallo: nei laboratori della scientifica di Milano, la genetista Denise Albani ha isolato un profilo genetico maschile completo sul tampone orale prelevato durante l’autopsia. Un dato che, a oggi, non coincide con il Dna di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara condannato in via definitiva a 16 anni, ma nemmeno con quello di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e ora indagato per concorso in omicidio. Il nuovo profilo verrà confrontato con i Dna di Stasi, Sempio e altri soggetti che frequentavano abitualmente l’abitazione. Perché se il Dna trovato nella bocca di Chiara fosse dell’assassino, allora sarebbe un elemento pesante. Nel frattempo, un’altra esperta, la genetista Carolina Sellitto, ha commentato su Giallo i risultati delle analisi effettuate sulle unghie di Chiara, tagliate post mortem. Qui sono stati trovati cinque diversi aplotipi Y, cioè cinque profili genetici maschili differenti. Un fatto plausibile, secondo Sellitto: “Si tratta di materiale genetico depositato casualmente, nel corso dell’ultima giornata di vita di Chiara”. Ma uno di quei cinque profili, e non un profilo qualsiasi, coincide perfettamente con quello di Andrea Sempio.

“È stato trovato sul pollice sinistro e sul mignolo destro: proprio le dita meno usate per digitare sul computer, come sostenuto da Sempio”, ha precisato la genetista. “Figuriamoci le unghie. La presenza degli altri quattro Dna ‘casuali’ dimostra proprio questo: che le mani non conservano il Dna per giorni, ma lo raccolgono da ciò che si tocca nelle ultime ore. Quindi anche il Dna di Sempio è recente”. Non solo. Il materiale genetico in questione era misto al sangue di Chiara. “E il sangue è uno degli ambienti più ostili alla conservazione del Dna: contiene enzimi, umidità, batteri, che accelerano la degradazione del materiale genetico. Eppure, nonostante queste condizioni sfavorevoli, quel Dna era lì. E non poteva essere lì da dieci giorni. È un indizio forte, preciso e biologicamente solido”. Lo stesso vale per la traccia trovata nel cavo orale: “Anche lì è stata trovata una traccia maschile. Ora, il cavo orale è uno degli ambienti meno favorevoli alla conservazione del Dna: la saliva, la lingua, la deglutizione, gli enzimi presenti rendono impossibile che una traccia biologica esterna resista più di pochi minuti. Infatti, due delle tre tracce trovate sono risultate compatibili con gli operatori. Ma la terza?”. Sellitto chiude così: “La biologia, la genetica e la logica si possono imparare”. Ma intanto, a Garlasco, si continua a cercare risposte.

