Una dichiarazione che potrebbe ribaltare tutto. Durante l’ultima puntata di Zona Bianca, l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, ha gettato una nuova ombra sul caso Garlasco con una frase che ha gelato lo studio: "Alle 11:30 del 13 agosto 2007, tutti tra le bancarelle della fiera di Vigevano sapevano che a Garlasco era stata uccisa una ragazza". Una ricostruzione che, se confermata, anticiperebbe di almeno due ore e mezza la chiamata ufficiale ai carabinieri da parte di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi. "Era il mio compleanno, c’era la fiera d’agosto - ha raccontato Lovati - sono sceso dal mio studio per andare a comprarmi del formaggio e alle bancarelle già si diceva che a Garlasco era successa una tragedia". La frase, detta in diretta su Rete 4, ha mandato nel caos lo studio. Il conduttore Giuseppe Brindisi ha commentato a caldo: "Questa è clamorosa". Lovati ha ribadito la sua sicurezza: "È un ricordo preciso, legato a un giorno che non posso dimenticare". Ma il problema è uno solo: alle 11:30 Chiara Poggi era già morta, ma ufficialmente nessuno lo sapeva. La telefonata di Stasi ai carabinieri arriverà solo dopo le 13:00.

Le parole dell’avvocato hanno diviso gli ospiti. C’è chi, come Antonio De Rensis, legale di Stasi, accoglie con favore la “novità”, e chi invece mette in dubbio la memoria di Lovati, da sempre convinto non solo dell’innocenza di Sempio, ma anche di quella di Stasi. Un’uscita che, secondo molti, potrebbe rientrare nella lunga scia di teorie e piste alternative nate dopo la riapertura del caso. Nel frattempo, la difesa di Sempio rilancia anche su un altro fronte: la famigerata “impronta 33” trovata sulla scena del crimine. Secondo i consulenti, non si tratterebbe di sangue ma di semplice sudore, una precisazione che potrebbe depotenziare uno degli elementi rimasti ancora sospesi nell’inchiesta. "Torniamo al punto di partenza - commenta Lovati - ovvero alle analisi sul Dna sotto le unghie di Chiara, da lì tutto è cominciato e lì dobbiamo tornare". Che si tratti di una svista temporale, di una suggestione personale o di una verità sfuggita fino a oggi, la dichiarazione di Lovati scuote il caso Garlasco a 18 anni di distanza dal delitto. La sua affermazione non è mai stata verbalizzata né comunicata agli inquirenti, ma ora è di dominio pubblico.
