Andrea Orcel non è un banchiere che si accontenta. Non l’ha mai fatto. E nemmeno adesso, nel momento più delicato della sua carriera, ha intenzione di arretrare. L’amministratore delegato di Unicredit ha deciso di giocare una partita a tutto campo, con una posta altissima: cambiare per sempre l’architettura della finanza europea, creando un campione continentale a trazione italiana. Per farlo ha lanciato due offensive simultanee: la prima in Italia, con l’Ops su Banco Bpm; la seconda in Germania, con una scalata silenziosa a Commerzbank.
In entrambi i casi, il mercato ha reagito con entusiasmo, ma la politica ha alzato le barricate. L’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm, lanciata a novembre 2024, ha trovato fin da subito l’opposizione del governo Meloni. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha attivato il golden power, con condizioni che Unicredit ha definito “inaccettabili”, rendendo di fatto impraticabile l’operazione.
Un’azione che ha spaccato anche Bruxelles. Da un lato, la Bce e la Direzione Concorrenza europea avevano già approvato la fusione, con la sola richiesta di cedere 208 sportelli per evitare eccessive concentrazioni. Dall’altro, la Commissione UE si è trovata costretta a valutare se quel golden power nazionale violasse il principio di libera concorrenza. “Se le valutazioni prudenziali e antitrust sono positive, i governi non possono intralciare operazioni su base discrezionale”, ha dichiarato un portavoce della Commissione, come riportato da La Repubblica.

Una presa di posizione chiara, che però non ha ancora avuto conseguenze pratiche. Sul fronte tedesco, Orcel ha fatto un altro passo deciso acquistando una quota consistente di Commerzbank, arrivando a un potenziale 29,9% tramite l’uso di derivati. Anche in questo caso, il governo ha reagito con ostilità. L’esecutivo guidato da Friedrich Merz ha chiesto a Orcel di farsi da parte. La scalata ha infatti riacceso vecchie tensioni tra banche e politica, in un contesto reso ancora più incerto dai venti protezionisti che soffiano in tutta Europa. Nonostante questo doppio fronte, Unicredit ha raggiunto il massimo storico di capitalizzazione, toccando i 95 miliardi di euro.
Il mercato sembra premiare il coraggio di Orcel, che ha costruito una strategia di crescita chiara, fondata su acquisizioni mirate, efficienza operativa e remunerazione generosa per gli azionisti. Ma tutto potrebbe sfumare se, entro il 23 luglio, la Commissione o il Tar del Lazio non dovessero bloccare o modificare il golden power italiano. A quel punto, l’Ops su Banco Bpm salterebbe, e con essa anche parte del progetto di fusione continentale. “Il consolidamento bancario europeo – ha spiegato ancora la Commissione – può migliorare l’efficienza e la redditività delle banche, e giovare all’economia dell’Unione”. Ma oggi quel principio è in discussione.
Come ha scritto La Stampa, le manovre di Orcel stanno smuovendo assetti politici e finanziari in tutta Europa. L’Unione, già divisa su molti fronti, rischia ora di perdere anche il treno del consolidamento bancario. Orcel non ha nascosto la sua delusione per le resistenze italiane, ma non intende cambiare rotta. Se l’Ops dovesse fallire, Unicredit proseguirà la sua strategia in altre piazze. In Grecia ha già acquisito Alpha Bank, mentre si parla di un possibile ritorno in Polonia, dove Unicredit era presente con Bank Pekao. Il banchiere romano vuole lasciare il segno. Se riuscirà nel suo intento, diventerà l’uomo che ha portato l’Italia in vetta alla finanza europea. Se sarà costretto a fermarsi, avrà comunque dimostrato che, in Europa, le vere sfide non si combattono più solo nei parlamenti, ma nei consigli di amministrazione delle banche.
