Per la finanza italiana c’è un'altra data da segnare in rosso sul calendario. Non è la prima né sarà l’ultima, dato il fermento trasformativo degli ultimi mesi. Ma lunedì 28 aprile segna l’inizio dell’offerta pubblica di scambio (ops) lanciata da banca Unicredit sulla totalità delle azioni di Banco Bpm. L’operazione con quale la banca di piazza Gae Aulenti, guidata dall’amministratore delegato Andrea Orcel, punta a scalare l’altro istituto milanese, si chiuderà il 23 giugno, ma ecco che nel frattempo il risiko della finanza italiana si infittisce ulteriormente. Perché nelle stesse ore della strategia di Unicredit, Mediobanca, la cui lista a supporto di Philippe Donnet è appena uscita vincitrice dal voto sul rinnovo del board di Generali, lancia a sua volta un’offerta pubblica si scambio volontaria per il 100 per cento delle azioni della banca del leone triestino. Un’operazione dal valore di 6,3 miliardi di euro con cui l’amministratore delegato di piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, prova a difendere l’istituto dal tentativo di scalata di Monte dei Paschi, atteso a luglio. Insomma, il risiko bancario si espande giorno dopo giorno.

I fronti aperti da Unicredit sono un rebus. Gae Aulenti ha visto il governo calare la spada di Damocle del Golden Power sull’ops appena lanciata a Banco Bpm. Un’azione, quella del governo, che potrebbe aver compromesso in modo decisivo l’esito dell’operazione. I paletti di Palazzo Chigi hanno reso più complessi e onerosi i piani di Orcel, che nell’ultima assemblea dei soci ha ribadito che non intende acquistare Bpm a ogni costo. Dall’altra parte dell’ops, la scorsa settimana, il consiglio di amministrazione di Banco Bpm ha rigettato nuovamente l’ipotesi dello scambio, evidenziando come il corrispettivo proposto in azioni da Unicredit appaia fin dal primo giorno del tutto insoddisfacente per gli azionisti di Banco Bpm. Il peso delle misure del Golden Power si è fatto sentire anche dal lato degli investitori, tra i quali domina grande incertezza. La scorsa settimana Unicredit ha voltato le carte anche su un’altra importante strategia, e cioè quella riguardante il voto su Generali. In una mossa impensabile fino a qualche mese fa, Orcel ha puntato sulla lista di finanziatori privati guidata da Francesco Gaetano Caltagirone, nella quale rientra anche Delfin (famiglia Delvecchio): “Il recente sostegno ai soci privati delle Generali viene spiegato come il risultato di un dialogo basato sulla condivisione di critiche alle strategie e alla governance triestine. Ma è arduo non vedere anche un messaggio, almeno indiretto, al governo, che via Tesoro è sodale di Caltagirone e Delfin nella banca senese, intenta nella scalata a Mediobanca”, scrive Repubblica.

Ma se a piazza Gae Aulenti a prevalere è un’attesa dettata dall’incertezza, dall’altra parte della Milano finanziaria le cose corrono veloci con l'ops lanciata a Banco Generali. La decisione è da intendersi come una risposta all’offerta di pubblico acquisto (opa) lanciata nei giorni scorsi dl Monte dei Paschi sulla stessa Mediobanca: “Il 17 aprile, l’assemblea di Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) ha infatti dato il via libera all’operazione. L'assemblea ha dato luce verde con il voto favorevole dell’86,48 per cento dei presenti (pari al 63,64 per cento del capitale sociale). L’Ops di Monte dei Paschi prevede che per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione siano corrisposte 23 azioni di nuova emissione di Banca Mps”, scrive il Corriere della Sera. L’interesse di Mediobanca per generali non è nuovo. Già nel 2020 piazzetta Cuccia aveva sondato l’acquisto del colosso triestino, ma l’operazione si era arenata dopo la bocciatura degli azionisti. Questa volta, la prima reazione del mercato è stata decisamente positiva: entrambi i titoli coinvolti nell’operazione salgono: “segno che l’operazione così com’è congegnata è gradita e bene accolta. Banca Generali guadagna addirittura quasi il 7 per cento in apertura sulla Borsa di Milano, mentre il rialzo di Mediobanca fa segnare un +1,5 per cento”, scrive Milano Finanza. A seguito dell’operazione Mediobanca ha diramato una comunicazione che descrive l’ops come una “forte accelerazione” al piano di trasformazione dell’istituto di credito “in un leader nel wealth management”. La sintesi è che Piazzetta Cuccia offrirà per ogni azione che ha in portafoglio di Generali 1,7 azioni di Banca Generali ex dividendo, con un premio implicito dell’11 per cento in base ai valori del 25 aprile. “È solo in queste settimane che l’operazione è diventata percorribile perché i valori delle due società, cioè di Banca Generali e di Generali, si sono allineati”, conclude MF.
