Papa Leone XIV, nel suo primo Regina Coeli, chiede una “pace giusta” per l’Ucraina e Gaza in uno scenario che definisce “terza guerra mondiale a pezzi”. Prima: “Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo ucraino, si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie”. Poi riguardo al Medio Oriente: “Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi”.
Ma qualcosa di diverso rispetto alla condotta dell’ultimo pontefice, Papa Francesco, si nota. In passato Leone XIV ha chiaramente criticato e condannato l’invasione di Putin, senza tentare di sostenere che il problema, tre anni fa, fosse l’espansione della Nato. Robert Prevost, da cardinale agostiniano, ha cercato cioè di leggere la guerra per capire se fosse giusta o sbagliata. Una distinzione che, in sede cattolica, pochi hanno approcciato in modo tanto profondo quanto Sant’Agostino.
Il De Civitate Dei resta in questo insuperabile. Non solo la distinzione tra una civiltà di Dio, nell’altra vita, e una civiltà temporale, degli uomini (e diabolica), ma anche una pace divina e perfetta e una pace terrena. La pace terrea, tuttavia, per quanto imperfetta, deve almeno essere giusta. Per essere giusta deve essere a favore di chi conduce una guerra giusta o di chi si difende da una guerra ingiusta. Nello specifico del caso russo-ucraino, deve essere cioè una pace a favore di Kiev.
Nell’Epistola 189, Agostino scrive: “La pace deve essere nella volontà e la guerra solo una necessità, affinché Dio ci liberi dalla necessità e ci conservi nella pace!” Contravvenire a questo principio significa condurre una guerra ingiusta senza che vi sia la volontà della pace. Le guerre ingiuste sono guerre, per Agostino, dettate dalla cupidigia, dal risentimento, dall’odio, in due parole: dalla libido dominandi (il desiderio, la perversione, del dominio).

La guerra di Israele, che avrebbe dovuto e potuto essere una guerra giusta contro Hamas (affetto da una ontologica libido dominandi), si è trasformata in una guerra tra due enti perversi, il gruppo terroristico e fondamentalista e il governo razzista e di estrema destra di Netanyahu. Da lì la necessità di una pace immediata, che privilegi il diritto a vivere del popolo palestinese e di quello israeliano (che di fatto, tuttavia, è ora al sicuro). L’unica pace giusta, cioè, è la pace che non permetta né a Hamas né a Israele di vincere, se l’intenzione è la distruzione totale dell’avversario.
Nel caso ucraino, le cose sono ancora più chiare. Il conflitto ucraino è una guerra di conquista, l’invasore, Putin, cerca in ogni modo di prevalere. Nessun pace può essere la vittoria di Putin e di quel desiderio diabolico che è appunto la libido dominandi. Laddove la guerra non è una necessità, diventa, per tornare ai termini già usati, una perversione. Quella di Putin non sono non era una guerra necessaria, ma era una perversione, quella di un uomo che nella sua vita ha costantemente mirato a ribadire la sua forza.
Quella di Zelensky, al contrario, nonostante in molti lo critichino perché colpevole di alimentare il conflitto invece di accettare le becere condizioni putiniane, è una guerra difensiva, dunque sempre giusta. Zelensky infatti non è un vanitoso che cerca di ottenere la “gloria” (in questo caso la guerra ucraina sarebbe una guerra basata sulla aviditas adipiscendae laudis humana, come scritto nel De Civitate Dei), ma un uomo che rivendica la iusta defensio, il diritto a resistere. Nessuna guerra recente, in modo altrettanto chiaro, ci dice chi abbia ragione e chi no. Per questo la pace giusta di Leone XIV è inevitabilmente legata al destino dell’Ucraina (e dunque europeo).
Da qui un’ultima nota. Si è detto (oggi è toccato a La Stampa), che nonostante le differenze politiche, Leone e Trump siano allineati sulla volontà della pace. Ma è evidente che per Trump e Leone XIV la pace abbia un significato e valore diverso. A dimostrarlo la proposta di accordo lanciata dal presidente Usa pochi giorni prima dei funerali di papa Francesco, totalmente sbilanciata in favore della Russia (dalla cessione di alcuni territori all’isolamento dell’Ucraina dalla Nato). Se per Trump la pace è un modo per affermare il suo stesso potere (lo abbiamo spiegato qui), per Prevost è, con Agostino, “la tranquillità dell’ordine”, a cui si deve tendere sia attraverso la “pace del corpo” che la “pace di tutte le cose”.
