L’ammodernamento green di Milano continua con progetti di ciclabile e pedonale nelle strade principali, come corso Venezia e corso Buenos Aires. Ciclabili enormi, piste pedonali accanto a marciapiedi (pedonali…), per una città a misura d’uomo ma, soprattutto, nemica delle auto. E mostrarci uno scenario che, la colonna sonora del video pubblicato su Instagram lo sottolinea, appare a dir poco un circo, è Roberto Parodi: “Ed eccoci finalmente in corso Venezia. Moto parcheggiate praticamente in mezzo alla strada con una inspiegabile striscia, quasi un metro, solo per rompere ulteriormente i co*lioni”. Si parte moderati. “Si va avanti e continuano i paradossi, anzi aumentano. Le macchine sempre parcheggiate in mezzo alla strada, poi sempre la paradossale striscia pedonale che non si capisce a cosa caz*o serva, anche perché il volante della macchina sta a sinistra, non a destra. La pista ciclabile è veramente immensa e poi una pista pedonale attaccata a un marciapiede largo quattro metri”. Insomma, la fiera della pedonalità, con un tanto di ciclabilità q.b.. Ma le auto?
Eppure il peggio non è passato. Siamo in corso Buenos Aires: “E qui finalmente siamo al top del paradosso. Questo cordolo alto diciassette centimetri: non si può passare sopra, non si può consegnare la merce, non si può parcheggiare”. E ancora: “Un camminamento pedonale larghissimo, saranno tre metri; il marciapiede sarà largo sei metri; e poi c’è una pista di due metri, e ce n’è un’altra uguale dall’altra parte. Quindi perché tutto questo spazio per avere poi una sola corsia su Corso Buenos Aires? Aggiungo anche che non si può mai girare a sinistra”. Un corto circuito urbanistico che complicherà la vita un po’ a tutti, senza agevolare quasi nessuno (a cosa servono due marciapiedi, uno rialzato e uno dipinto sulla strada, adiacenti?). Sembra che le ennesime iniziative della giunta Sala, in strade che si stanno trasformando in zone con limite a 30 km/h, possano essere più deleterie per gli automobilisti che non utili ai fini sì di una transizione green, ma anche sicura e logica: “Questo è un provvedimento vessatorio, persecutorio, che cerca la guerra tra il mezzo a quattro ruote e la bicicletta. Chi ha disegnato questa pista si era fatto a sua volta una pista di qualcosa…”