Sembra che il tempo stringa per Andrea Orcel e l’offerta pubblica di scambio (ops) su Banco Bpm. In questi giorni l’ad di Unicredit presiederà il cda della banca di Piazza Gae Aulenti dove il tema dei temi sarà cosa fare con la scalata a Pizza Meda, che sembra essersi arenata a causa del Golden Power imposto da Palazzo Chigi. Nelle ultime ore Unicredit sembra aver ripreso in considerazione l’ipotesi di rimettere in discussione la legittimità dell’iniziativa del governo anche sulla base dei regolamenti europei – in particolare l’articolo 21 comma 4 del regolamento 139/2004 sul controllo delle concentrazioni – ma quand’anche Bruxelles decidesse di aprire il dossier è difficile che possa a farlo in tempi tali da scongiurare il ritiro di Unicredit dell’operazione. L’ops si chiuderò a dine giugno, ma a pressare Orcel c’è anche la stessa Bpm, che chiede all’ad di chiarire le proprie posizioni. “Ci potrebbe essere un ostacolo – scrive Il Foglio –all’eventuale iniziativa della Commissione Ue su Unicredit- Bpm rappresentato dalla notifica da parte del governo italiano sull’utilizzo dei poteri speciali alla Commissione stessa. Tale notifica potrebbe non essere avvenuta poiché, come ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, su questo tema le autorità europee non avrebbero competenza visto che esiste una legge nazionale del 2022 che prevede espressamente la tutela di interessi nazionali. Insomma, come farebbe la Commissione ad agire se non è stata informata?” Le ultime ore sono state anche di studio per Orcel e Unicredit, guardando ai conti trimestrali presentati da Banco Bmp. Secondo Milano Finanza, Piazza Gae Aulenti non sarebbe convinta, in particolare sull’impatto dell’offerta pubblica di acquisto (ops) su Anima. Le stime fatte dalla banca di Orcel sulla fusione sono più pessimistiche rispetto a quelle presentate dall’ad di Bpm Castagna per quanto riguarda l’indice Cet1 (capitale in rapporto alle attività ponderate per il rischio), che raggiungerebbe un livello ritenuto critico per Unicredit.

Ma come sappiamo Bpm rappresenta solo una delle sfide aperte da Andrea Orcel, attivo anche su Generali. A questo proposto ha fatto notizia lo scoop di Dagospia che avrebbe catturato proprio Orcel con l’imprenditore romano molto vicino al governo, nonché azionista di Generali, Francesco Gaetano Caltagirone a Milano. Orcel ha appoggiato la lista di Caltagirone nel voto per il rinnovo del board del Leone, e da lì le sintonie tra i due sembrano aumentate. Che Caltagirone non rappresenti per Orcel un modo per ammorbidire le posizioni del governo sul Golden Power senza passare direttamente dal ministero dell’Economia, e quindi dalla Lega degli ostili Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti? In questo le frizioni interne alla maggioranza di governo circa l’indisponibilità mostrata sino ad ora a dialogare sui vincoli dei poteri speciali parlano chiaro.

Dall’altra parte del tavolo dell’assemblea di Generali c’è Mediobanca, per cui arrivano ottimi dati dagli analisti. Piazzetta Cuccia “ha chiuso i nove mesi dell’esercizio 2024-2025 con ricavi a 2,77 miliardi (+5 per cent) grazie alla crescita di tutti i business: wealth management +5 per cento a 727 milioni, Cib +26 per cento a 677 milioni, consumer finance +7 per cento a 954 milioni e un contributo della partecipazione in Generali stabile a 349 milioni. L’utile netto è così salito a 993 milioni (+5 per cento)”, scrive Milano Finanza. Alberto Nagel ha parlato anche dell’ops lanciata su Banca Generali, di cui ha ricordato i numeri – 210 miliardi di masse della clientela – e che ha definito come la nascita nasce di “un gruppo unico per modello di business”. Nagel si è poi soffermato sull’ops di Monte dei Paschi di Siena, ribadendo la contrarietà all’offerta. “Presenta numerosi fattori di rischio: la realtà aggregata avrebbe un profilo di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata, ad elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività e rimanendo immutati i rischi insiti nel bilancio di Mps”, conclude MF, citando Nagel. Parole che contrastano la relaztiva soddisfazione con cui, fino a qualche giorno fa, gli investitori di punta di Mps Caltagirone e Delfin avevano commentato l’ops su Banca Generali, definita non un ostacolo anzi, paradossalmente un motivo in più per proseguire nella scalata a Mediobanca. Nagel non sembra essere del medesimo avviso.
