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Perché le banche sono sempre più ricche e i risparmiatori sempre più poveri? Altro che risiko bancario, la vera rivoluzione è Revolut: può essere quello che Ryanair è stato per le compagnie aeree?

  • di Beniamino Carini Beniamino Carini

2 luglio 2025

Perché le banche sono sempre più ricche e i risparmiatori sempre più poveri? Altro che risiko bancario, la vera rivoluzione è Revolut: può essere quello che Ryanair è stato per le compagnie aeree?
La finanza europea sta cambiando gioco, spostando capitali e innovazione verso nuovi hub hi-tech. L’Italia ha tutte le carte per giocarsela, ma ha il coraggio di rompere gli schemi e puntare sul futuro? La vera sfida è appena cominciata

di Beniamino Carini Beniamino Carini

Dove vanno oggi gli investimenti globali? Dove scelgono di crescere le fintech, i grandi fondi privati, le banche digitali, le startup ad alta intensità tecnologica? Sempre più spesso, la risposta non è solo nei bilanci o nei tassi di interesse, ma nelle condizioni offerte dai singoli Paesi: regole chiare, stabilità istituzionale, apertura ai nuovi modelli. In Europa, mentre in America si pensa ai dazi e il dollaro sembrerebbe essere in crisi, si sta giocando una partita strategica silenziosa, ma decisiva. Parigi diventa un punto di riferimento per la finanza tech. Berlino accelera sulla digitalizzazione bancaria. Varsavia attira capitali del Nord Europa. Anche l’Italia è parte di questa mappa in movimento, con una base solida da cui partire e un sistema bancario ben patrimonializzato. Ma la direzione che prenderà dipenderà sempre più da scelte di posizionamento, fiducia e visione a lungo termine. Le banche italiane, che si trovano nel bel mezzo del risiko bancario, sono tra le più solide d’Europa. Nel 2024 hanno registrato utili aggregati per oltre 31 miliardi di euro, sostenuti anche dall’effetto della discesa dei rendimenti dei titoli di Stato. Circa 380 miliardi di euro in Btp – che rappresentano un decimo degli attivi totali – hanno contribuito a rafforzare i bilanci, grazie all’aumento di valore di mercato di quei titoli. Questa maggiore solidità patrimoniale ha rappresentato un risultato importante, ma non si sarebbe ancora tradotta in un’espansione significativa del credito verso imprese e famiglie. Dal novembre 2022 ad aprile 2024, il credito alle aziende è diminuito di oltre 60 miliardi di euro, e quello agli artigiani e piccoli commercianti ha registrato un calo del 20% circa. Il credito al consumo resta stabile, mentre aumentano le distribuzioni agli azionisti e la remunerazione del capitale.

Il credito alle aziende è diminuito di oltre 60 miliardi di euro
Il credito alle aziende è diminuito di oltre 60 miliardi di euro

In parallelo, crescono in tutta Europa strumenti alternativi di finanziamento: private equity, venture capital, piattaforme di credito non bancario. In Paesi come Germania, Francia e Paesi Bassi, fino al 70% dei prestiti alle imprese passa oggi attraverso questi canali. In Italia, la quota è ancora intorno al 20%, ma il potenziale di crescita è significativo. Grandi fondi come Apollo, Blackstone e altri investitori istituzionali hanno già avviato piani di espansione su scala continentale. Alcuni hanno investito miliardi in Germania o Francia. In Italia, le operazioni si sono finora concentrate su segmenti selezionati, ma ci sono segnali di interesse crescente. Il contesto normativo e l’efficienza dei processi decisionali saranno elementi chiave per attrarre nuovi flussi. Anche il mondo fintech partecipa a questa dinamica. Revolut, la banca digitale nata a Londra nel 2015, ha recentemente scelto Parigi come quartier generale europeo, annunciando un investimento da un miliardo di euro. È una delle tante realtà che si muovono nel continente cercando ambienti favorevoli per crescere in modo scalabile. In Italia, Revolut ha una base clienti in espansione, soprattutto tra i più giovani, segno che anche qui la domanda per servizi bancari digitali è concreta. Il caso è indicativo: a determinare certe scelte non è solo il mercato, ma anche la capacità del sistema di accogliere nuovi modelli. La cornice normativa, la velocità delle autorizzazioni e la prevedibilità delle regole contano quanto la domanda interna. L’Italia può giocare un ruolo importante in questa fase, mettendo a sistema le sue risorse: un risparmio privato elevato, un’industria manifatturiera competitiva, poli universitari di eccellenza e un sistema bancario solido. Il passaggio successivo è rafforzare le connessioni tra finanza e innovazione, agevolando l’accesso al capitale per le imprese più dinamiche, e favorendo l’arrivo di nuovi investitori, anche internazionali. Non si tratta di rincorrere modelli altrui, ma di ampliare lo spettro degli strumenti a disposizione e rendere il sistema più aperto, trasparente e attrattivo. Il quadro europeo sta cambiando, e chi saprà interpretare per tempo questa trasformazione potrà beneficiarne a lungo.

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