Che Gianni Vattimo fosse un uomo generoso, oltre che un filosofo disponibile al dialogo, è stato più volte sottolineato, anche da chi, come Simone Caminada, per difendersi da ingiurie e denunce, si è trovato costretto a ricordare delle numerose “donazioni” fatte a chiunque gli chiedesse qualcosa. La vicenda privata di Gianni Vattimo, dopo una vita fatta anche di grande dolore, è stata attraversata nell’ultimo periodo da varie vicende giudiziarie, che miravano a bloccare qualsiasi decisione presa a favore di Caminada, mirando a provare l’incapacità del filosofo torinese di “intendere e di volere”. Questo è uno dei motivi per cui ben due testamenti redatti dal padre del pensiero debole sarebbero stati sequestrati dal tribunale e quindi bloccati. Ora che è morto, tuttavia, sembra sia emerso un terzo testamento in cui, secondo Caminada stesso, Vattimo avrebbe indicato come suo unico erede proprio il compagno che da quattordici anni viveva con lui. La vicenda giudiziaria e il tabù sul lascito materiale non sono, tuttavia, l’unico vero problema legato alla morte di Vattimo.
Tutt’altro genere di eredità, infatti, sarà nei prossimi mesi materia di discussione. Dal 2016, infatti, Gianni Vattimo ha deciso di donare i suoi appunti, i suoi diari e le sue riflessioni inedite a un archivio creato appositamente dall’Università Pompeu Fabra di Barcellona, sotto la cura del collega e amico Santiago Zabala, autore con il filosofo torinese, tra le altre cose, di Comunismo ermeneutico. Si tratta di una decisione che al tempo provocò alcune polemiche interne al mondo culturale italiano, che non vide di buon occhio la decisione di lavorare a un fondo dei materiali scrittori di Vattimo fuori dall’Italia. Tuttavia, come venne chiaro candidamente proprio dal diretto interessato, la scelta seguì naturalmente all’assenza di altre proposte in Italia per un progetto del genero. In altre parole, nessuno nel Bel Paese si sarebbe offerto per istituire un archivio per il pensatore di via Po.
Nonostante la sua biblioteca (i suoi libri) non facesse parte dell’accordo, si dovrà capire attentamente se, anche per motivi di conservazione del patrimonio culturale di Vattimo, si opterà per un trasferimento anche di questo il materiale. Una lezione abbastanza radicale per i malati di esterofilia, che si dimenticano dei tesori in casa. Una sorta di nuova Monnalisa, ma ceduta senza troppi misteri, il cui valore culturale non farà che crescere nel tempo, ma in un altro Paese. Se non meritiamo neanche questo.