È passata poco più di una settimana dalla tragedia di Porticello - località balneare della provincia di Palermo in cui lo scorso 19 agosto è affondato il mega-yacht Bayesian - e nel piccolo paesino sembra già essere tornato tutto alla normalità. Le persone escono, bevono e ridono sul lungomare, centinaia di turisti invadono le spiagge, alcuni nuotano spensierati, come se a poche decine di metri da loro non ci fosse il relitto di una delle più grandi barche a vela al mondo, il cui affondamento ha scioccato l’Italia intera.
Uno strano ritorno alla “normalità” e i racconti dei testimoni
La solidarietà iniziale mostrata sui social sembra essere totalmente svanita, sostituita da una completa indifferenza. Pochi minuti dopo il nostro arrivo incrociamo lo sguardo del signor Elio, che non abita lontano dallo specchio d’acqua in cui si è consumata la tragedia del Bayesian. È assieme alla moglie e all’anziana madre e inizia a raccontarci cosa è successo quella notte a Porticello. “Abbiamo avuto paura. Era una giornata normale, il clima era come sempre. Prima dell’ora di cena (del 18 agosto ndr) vedevamo ancora la maestosa barca danzare sul mare come tutte le altre. Il maltempo si è presentato all’improvviso. Ci siamo svegliati attorno alle 4 di notte, avevamo tutte le finestre aperte per il caldo. Ed è venuto una specie di uragano, o forse una tromba d’aria” ci dice il signor Elio, con la voce ancora tremante. “L’acqua entrava dentro casa da tutte le parti: appena ho messo i piedi in salotto, ho sentito il pavimento completamente inondato dalla pioggia. Non abbiamo visto il Bayesian inabissarsi” - conclude l’uomo, poco prima di salutarci – “la potenza della natura l’ha distrutto in pochi minuti”.
Anche il porto cittadino, trasformato nei giorni della tragedia in un vero e proprio ospedale da campo nella speranza di ritrovare i superstiti, è tornato alla normalità. Decine di pescatori ed escursionisti vanno e vengono dall’importante snodo commerciale marino della provincia di Palermo. Nessuno dei pescatori ha però voglia di parlare con noi. Tutti ci guardano, forse perché si vede subito che non siamo del posto. Un anziano marinaio, impegnato a togliere i nodi dalla propria rete, ci ferma. Ha il viso di un vecchio lupo di mare, forgiato fra le onde e le intemperie. I pochi capelli bianchi rimastigli fanno contrasto con la pelle scura, per il troppo sole preso durante le interminabili giornate di lavoro. È un ex pregiudicato, si chiama Giuseppe e accetta di parlare con noi a una condizione: non dobbiamo riprenderlo con il telefonino. “Ero qui quando ho visto la nave - inizia a raccontare, mentre accende la sua pipa - non avevo mai visto in vita mia una simile scena, era come se Dio ce l’avesse con quei multimiliardari che si stavano godendo il nostro mare, spaparanzati in comodi letti che costano quanto un anno di nostro lavoro. All’inizio sembrava che l’albero maestro fosse stato colpito da un fulmine, ma non è andata così. I ricordi sono confusi, la mia memoria non è più come quella di una volta, ma non potrò mai dimenticare l’imponente veliero che si inabissa. Sarà che sono un vecchio e magari anche un po’ pazzo, ma mi è sembrato di sentire le urla di chi si trovava sulla nave, mentre venivano ingoiati dal mare”.
Fatale incidente o omicidio premeditato? Le teorie del complotto sul magnate Mike Lynch e il dark web
Nelle ultime ore, dopo la morte di uno stretto collaboratore di Mike Lynch - una delle prime vittime ritrovate e magnate del tech inglese che si trovava sul Bayesian - qualcuno a Porticello pensa che si possa trattare di un complotto. Sembrerebbe infatti che Lynch operasse anche nel dark web, quella parte di internet nascosta a molti di noi, difficile da intercettare con i normali computer, ma che può aprire le porte a scenari inquietanti. Sulla via del ritorno ci imbattiamo infatti in un nutrito gruppo di abitanti del posto che discute sull’argomento e l’immagine è quasi pittoresca: da una parte della piccola strada che porta dal porto al lungomare c’è chi sostiene si sia trattato solo di una tremenda casualità; dall’altra chi pensa che la tragedia sia stata architettata nei minimi dettagli.
A prendere la parola è Licio, che nonostante la giovane età ha già le idee molto chiare, nonostante il caldo infernale della giornata indossa pantaloni lunghi e una camicia lunga, arrotolata fino ai gomiti. “Non può essere una casualità. Muore Lynch senior e il giorno dopo muore il collaboratore? Quelli (non sappiamo a chi si riferisse, forse non lo sapeva nemmeno lui ndr) volevano ucciderli perché aveva messo le mani su qualcosa di grosso nel dark web, l’ha scritto pure il Guardian. Chissà su cosa stavano lavorando. Sicuramente avranno sfruttato qualche ripetitore o qualche antenna 5g per mandare offline i radar e i sensori della nave. Credetemi non può essere andato in nessun altro modo”. Dopo aver sentito l’assurda teoria di Licio, gran parte delle persone presenti si allontanano ridendo. Anche noi cogliamo l’occasione per andare via. Torniamo verso la nostra macchina, tenendo lo sguardo fisso sullo specchio d’acqua in cui è affondato il Bayesian. Nelle stesse ore della nostra visita, sono emerse anche alcuni inquietanti dettagli su James Cutfield, il comandante dell’imbarcazione ritenuto responsabile per non aver lanciato l’allarme in tempo.
Tutti gli errori del comandante del Bayesian, il nuovo “Schettino”
È ancora presto per determinare quali siano state le reali dinamiche della tragedia del Bayesian, ma nel frattempo il comandante, James Cutfiled, è indagato dalla procura per naufragio e omicidio plurimo colposi. Assieme a lui, anche altri tre membri dell’equipaggio: Tijs Koopmans, primo ufficiale e comandante in seconda, Tim Parker Eaton, ufficiale di macchina e soprattutto Matthew Griffith, marinaio che nella notte tra il 18 e il 19 agosto era in responsabile di turno, che aveva a disposizione un apparato tecnologico avanzatissimo, in grado di prevedere una tempesta come quella che si è abbattuta sull’imbarcazione, ma che non ha intrapreso nessuna azione per mettere in guardia gli altri membri dell’equipaggio. Perché l’allerta maltempo è stata sottovalutata? Perché l’allarme è stato dato solo 28 minuti prima dell’effettivo affondamento? Solo alcuni degli interrogativi emersi in queste ore, che per ora non hanno risposte certe. L’unica certezza è che l’equipaggio non abbia seguito le linee guida, che avrebbero potuto evitare la morte di 7 persone.
Un altro punto oscuro rimane poi la modalità con cui la sala macchine del Bayesian – che ha determinato un blackout elettrico e il conseguente affondamento dell’imbarcazione – si sia potuta allagare, dato che il portellone del locale avrebbe dovuto essere chiuso, sotto la responsabilità di Parker Eaton. Come raccontato anche da diversi testimoni, oltre che dai pescatori in loco a Porticello, quella sera era evidente l’arrivo di un grosso temporale, con fortissime raffiche di vento e i primi fulmini verso mezzanotte, mentre sul Bayesian era in corso una festa. Perché il comandante non ha fatto niente, pur con l’arrivo imminente della tempesta?
James Cutffield non solo ha dato l’allarme in ritardo, ma non ha nemmeno fatto lo sforzo di salvare più ospiti possibile – tra le sue mansioni e responsabilità in qualità di comandante - preferendo invece allontanarsi dalla nave e abbandonando 6 passeggeri e il cuoco, che erano ancora a bordo. Un nefasto nuovo caso che ricorda quello del comandante Schettino sulla Costa Concordia nel 2012. La tempesta era nel pieno alle ore 3.50 , nella notte tra il 18 e il 19 agosto, ma nonostante questo, il primo razzo di emergenza è stato lanciato solo alle 4.34. Cos’è accaduto davvero in quelle ore infernali e perché cinque delle sette vittime, tra cui Lynch, Morvillo, Bloomer e le mogli, erano tutti in una stessa cabina e sono stati abbandonati a loro stessi? Tra i punti più importanti da chiarire, su cui la procura sta ancora indagando.