Putin, dopo le recenti sconfitte sul territorio ucraino, ha scelto di richiamare oltre 300 mila riservisti (ma si parla in realtà di obiettivo 1 milione) da mandare nel paese di Zelensky per rafforzare l’esercito, ormai preso in contropiede da diversi giorni. Una “mobilitazione parziale”, così è stata definita. Ma molti uomini russi non ci stanno e hanno deciso di fuggire verso i territori confinanti, tendando non solo la via aerea, che offre posti limitati e prezzi dei biglietti ottuplicati (ehi, ma è il mercato, baby!), ma anche la via dei confini percorribili su quattro ruote. File di auto si sono create verso ogni paese direttamente confinante, Finlandia compresa. Anche se quest’ultima riesce a gestire il flusso in modo più controllato, i Paesi a sud dell’orso russo stanno avendo difficoltà ad accogliere la marea di persone che in auto si sta spostando fuori dal territorio nazionale. Le code più lunghe sono state rilevate in Georgia, dove si parla di decine e decine di chilometri di strade intasate. Alcuni sono partiti persino senza prendere nulla, neanche una valigia. Stessa situazione verso la Mongolia e il Kazakistan. Quest’ultimo, tuttavia, attraverso la voce del portavoce del parlamento kazako Maulen Ashimbaev, ha fatto sapere che l’ingresso verrà regolato rilasciando permessi di soggiorno solo a chi non riceva il veto da Mosca. In altre parole, proprio i riservisti, che tentano di fuggire per non dover vestire i panni dell’esercito, non riceveranno nessun permesso di soggiorno. Estonia e Lettonia, al contrario, hanno vietato l’ingresso dei russi, e non rilevano disordini ai loro confini.
Il Daily Mail ha evidenziato, inoltre, come molti uomini stiano disperatamente cercando su Google vari modi per evitare la coscrizione militare, tra cui anche “come rompersi un braccio in casa”. Intesa la strategia, il governo ha però dichiarato che rompersi un arto per evitare di arruolarsi comporterà sanzioni importanti per i nuclei familiari scoperti. La disperazione è alle stelle e le strade ne sono la testimonianza. Anche chi non è riservista sta scegliendo di partire, per paura che la coscrizione possa allargarsi anche ad altre fasce della popolazione. La paura arriva a molti mesi dall’inizio dalla guerra, ma la fuga dal proprio Paese è indice del terrore sedimentato e che ora si concretizza con la mobilitazione parziale. Da qui le code chilometriche in auto. Chi sceglie di restare prova anche a protestare, e sono previste manifestazioni anche nei prossimi giorni, nonostante l’arresto di oltre 1.386 manifestanti l'ultima volta. Qualcosa fa pensare che le code in auto non diminuiranno e si tenterà ancora di fuggire con le proprie vetture, lasciandosi alle spalle casa, abitudini e beni, pur di evitare di imbracciare un fucile e scendere in guerra.