Torna, nonostante l'estate, ad accendersi l'attenzione sul risiko bancario italiano e luglio si profila come il mese decisivo. Dopo mesi di trattative e schermaglie regolatorie, il sistema del credito è pronto a cambiare volto. La mappa del potere finanziario tra Siena, Milano e Bruxelles è in movimento, con partite aperte su più tavoli e protagonisti pronti a muoversi con decisione. Il Monte dei Paschi di Siena, storica banca toscana tornata in equilibrio dopo anni difficili, si prepara a lanciare un’Ops su Mediobanca. La Banca Centrale Europea ha dato il via libera all’operazione, mentre si attende solo il semaforo verde della Consob, previsto entro pochi giorni. Se tutto andrà secondo i piani, l’offerta pubblica di scambio potrebbe partire già a metà mese, con la convocazione del consiglio di amministrazione di Mediobanca.

Ma il clima è tutt’altro che disteso. Se Mps rivendica un progetto ambizioso e sostenibile, da Mediobanca filtrano giudizi duri: operazione “priva di razionale industriale”, “carica di rischi”, dicono fonti vicine al board. La Bce, dal canto suo, ha autorizzato l’operazione con condizioni precise: in caso di successo, Siena dovrà presentare entro sei mesi un piano dettagliato su governance e solidità patrimoniale. Se invece il controllo non sarà raggiunto, servirà comunque un piano alternativo o la cessione della partecipazione. Intanto, si complica anche il dossier Unicredit-Banco Bpm. Il ceo Andrea Orcel si muove tra Roma e Bruxelles, tentando di superare i veti imposti dal golden power italiano. Dopo la sospensione imposta dalla Consob, l’offerta è ripartita ma resta il nodo della legittimità del blocco governativo. A Bruxelles si valuta se dietro la tutela degli interessi nazionali si celi una forma di protezionismo inaccettabile. Il Tar del Lazio, intanto, deciderà il 9 luglio sul ricorso presentato da Unicredit, mentre Orcel fa trapelare una linea chiara: se non arriverà chiarezza normativa, la banca potrebbe fare un passo indietro. L’operazione è sotto i riflettori anche a livello locale, con sindaci e istituzioni territoriali che temono ricadute occupazionali e perdita di presidio bancario. In parallelo, si scalda la sfida tra Bper e Popolare di Sondrio.

L’Ops lanciata dalla banca emiliana scadrà l’11 luglio e ha già ottenuto l’appoggio determinante di Unipol, che con il suo 19% potrebbe decidere le sorti dell’operazione. La compagnia assicurativa guidata da Carlo Cimbri si conferma attore chiave di un’alleanza bancaria emiliano-lombarda che punta a rafforzarsi nel Nord del Paese, dove Pop Sondrio ha una forte radicazione soprattutto tra le piccole e medie imprese. Dal consiglio della Popolare continuano a parlare di operazione ostile, ma i numeri sembrano giocare a favore di Bper. In questo scenario in fermento, c’è però chi la fusione l’ha già chiusa. Banca Ifis ha completato l’Ops su illimity con un’adesione dell’84,09%, portando a casa la prima vera operazione di consolidamento del 2025. L’integrazione con la challenger bank di Corrado Passera darà vita a un polo bancario digitale, indipendente e focalizzato su crediti deteriorati e innovazione. Dal 7 all’11 luglio l’offerta sarà riaperta per consentire l’adesione ai soci rimasti fuori. La fusione sarà finalizzata entro l’autunno, segnando un precedente importante per l’intero settore. L’estate 2025 si sta così trasformando in una stagione cruciale per il credito italiano. Dopo anni di apparente stabilità, tra governance fragile e difese nazionali, la pressione delle istituzioni europee e le strategie industriali stanno spingendo verso una nuova fase. Resta da capire se a dettare l’agenda saranno i manager, i regolatori o i tribunali. Ma è chiaro che il risiko è entrato nel vivo. E nessuno, da qui in avanti, potrà più permettersi di stare fermo.
