Serena Mollicone, Liliana Resinovich, Sharon Verzeni. Tre nomi, tre storie diverse, tre vicende che hanno sconvolto l’Italia e che ancora oggi pongono interrogativi inquietanti. Tre vittime che aspettano verità e giustizia. Sul nuovo numero del settimanale Giallo, la criminologa Roberta Bruzzone analizza i tre casi tra sviluppi, novità e domande. Tante domande. Si parte con Serena Mollicone, la diciottenne di Arce trovata morta nel 2001. Dopo due assoluzioni nei confronti di cinque imputati (tra questi compaiono anche i nomi di Franco e Marco Mottola), la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura Generale e annullato la sentenza di assoluzione con rinvio a nuovo processo d’Appello. Siamo di fronte a una svolta? Come sottolineato dalla criminologa Roberta Bruzzone nella sua rubrica, il procuratore generale avrebbe puntato sul “macro vizio” della sentenza di Appello per mancanza di motivazioni. “Sentenza carente che ha un atteggiamento pilatesco”. Sempre secondo il procuratore generale quanto cristallizzato dalla Corte d'Assise d'Appello “omette di motivare sulla presenza di Mollicone quella mattina nella caserme di Arce. Nono sono stati valutati in maniera unitaria una pluralità di indizi”. L’esperta nel suo articolo ha poi aggiunto che il rappresentante dell'accusa avrebbe detto di “condividere e sostenere il ricorso della Procura generale di Roma” contro una sentenza che presenta “plurime violazioni di legge”. Secondo Bruzzone sembrerebbe che la Corte di Assise si fosse limitata a commentare criticamente i risultati dei transfer test senza entrare nel merito de “la perfetta corrispondenza tra i vari frammenti repertati sul nastro che avvolgeva il capo di Serena e i suoi capelli, con il materiale che forma i vari strati della porta”. Ecco che l'esperta accetta con favore questa decisione, nella speranza che il processo d’Appello bis possa finalmente fare luce su una vicenda che da oltre vent’anni cerca la sua verità.


Bruzzone passa poi all’analisi del caso Liliana Resinovich. La 63enne scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022. Nello specifico, la criminologa si sofferma sulla nuova autopsia sul corpo della donna i cui risultati avrebbero dovuto portare risposte, ma che invece, sembrerebbe aver aggiunto solo altri interrogativi. Questo perché nella prima autopsia si parlava di suicidio: Liliana si sarebbe tolta la vita soffocandosi con sacchetti di plastica. Ma la seconda analisi racconta una storia completamente diversa: si tratterebbe di omicidio per soffocamento da parte di terzi. Per Roberta Bruzzone però la cosidetta “autopsia bis” è “piuttosto carente sotto molteplici profili”. L'esperta aggiunge: “Non ritengo che tale accertamento possa risultare determinante per la prosecuzione dell'inchiesta”. Mollicone, Resinovich e Sharon Verzeni. Il caso della donna uccisa a Terno d’Isola tra il 29 e il 30 luglio 2024 ha tra i protagonisti Moussa Sangare, reo confesso, che però allo stato attuale ha cambiato versione dei fatti. Durante l’udienza in cui è stato nominato un perito per valutare la sua capacità di intendere e volere al momento dell'aggressione, Sangare ha deciso di ritrattare. La criminologa Roberta Bruzzone, che su Giallo ha sottolineato che il perito dovrà valutare “la sua capacità di stare in giudizio e di collaborare”, ha analizzato questa mossa poco sorprendente, dichiarando: “Sta tentando il tutto per tutto per giocarsi la carta dell’infermità mentale”. Ma l'autrice non ritiene che questa strategia “porterà il risultato sperato”. Lo scenario tremendo che si ha davanti agli occhi scorrendo le riflessioni di Bruzzone è quello di avere una società che non riesce a proteggere le donne. Verzeni, Resinovich e Mollicone, tutte e tre morte in circostanze tragiche, eppure le risposte tardano ad arrivare, tra assoluzioni annullate, perizie contrastanti e confessioni ritrattate.

