Rose Villain e questo Photoshop 'fuorilegge'. La cantante dai capelli turchini appare, quasi in senso mariano, sulla cover di 'Vanity Fair' e non sembra manco lei, anzi, non sembra nemmeno una con fattezze vagamente umanoidi. Allungatissima, in pratica oblunga, inarrivabile, 'na caricatura di se stessa. Perché? Con tutto il rispetto verso il patino della testata, non ha davvero senso accettare di mostrarsi tanto trasfigurata. Specie per una che, fino alla scorsa settimana, lamentava a tamburo quale seccatura fosse per lei continuare a sentirsi ripetere d'essere di pregevolissimo design, come a svilire il proprio valore 'artistico'. Lo ha detto a chiare lettere di recente, promuovendo il nuovo disco, Radio Vega: "Sul palco mi piace sentirmi donna, quando sminuiscono il mio talento perché sono una bella ragazza, mi fanno inca**are. Criticano per come mi vesto con l’aggiunta: “E poi fa la femminista”. Scrivono che ho successo perché sono f*ga". Oltre al fatto che di articoli con queste 'critiche' sessiste non esiste l'ombra online, non sarà che la cara Rose stia un tantino marciando, oramai da anni, sul sempre clickbaiting tasto del 'femminismo' per far parlare di sé? Dovesse sperare che accada per le canzoni, in effetti, sarebbe dura, allo stato attuale. Vediamo un po', con brutale sincerità, la carriera di quella che oggi è, a dirne tanto, una delle troppe ragazze immagine del femminismo per promo.
Lazza, Guè, Chiello, Geolier, Fibra. Questi i feat, tutti maschili ça va sans dire, dell'ultima fatica discografica di Rose Villain. Sì, lo sappiamo che tre anni fa la nostra ha pur rilasciato un brano, 'Eva + Eva', in duetto con Annalisa. E quindi? Si fa un gran dibattere sulle donne che avrebbero (o hanno davvero) meno risalto di quanto meriterebbero all'interno dell'industria musicale, quando, come in questo in caso, loro sono le prime a collaborare soltanto con chi donna non è. "E poi fa la femminista", appunto, si può assolutamente dire senza prendere in considerazione neanche da lontano il suo aspetto fisico. Sorpresa!
Da sempre Rose Villain elargisce consigli sull'importanza di avere un sogno e di non perderlo mai di vista, fino a raggiungerlo. Nonostante tutte le difficoltà che l'esser donna, in questa società così biecamente patriarcale, purtroppo comporta. Bravissima, come darle torto? Clap Clap! Certo è che, però, non tutte abbiamo studiato nelle migliori scuole di spettacolo tra New York e Los Angeles. Perché, potremo pure essere sognatrici incallite, ma in generale siamo povere come la merda. Nascere con la camicia non è certo un difetto, ci mancherebbe, beata lei! Allo stesso tempo, stona doversi pure sentire 'empowerate' proprio da Rosa Luini, figlia di Franco Luini, fondatore del marchio Tucano, ovviamente arcimilionario. Se Villain oggi è brava, oltre che bella, è pure perché se l'è potuto permettere, non avendo altri pensieri all'infuori della propria arte dal giorno che le ha dato i natali. Inoltre, è sposata con il produttore musicale Andrea Ferrara, uno che all'estero lavora con gente del calibro di Bob Sinclar e Robin Schulz. Mentre a casa nostra 'soltanto' con Guè, Luchè e Salmo (tra gli altri). Ci raccomandiamo, Rose: vediamo bene quanto sia dura, ma non mollare!
Rosa Luini, comunque, tiene molto al lavoro delle donne, sì. Riserva un occhio di riguardo in particolare alle imprenditrici del settore beauty, per esempio: poco prima di Sanremo, era scoppiata una piccola, incantevole quisquilia sulla 'sua' nuova linea di make up, appena lanciata sul mercato nostrano. La fondatrice del mini-marchio 'LippyLips', infatti, aveva notato, tramite reel Instagram, una serie di bizzarre analogie tra il packaging dei prodotti di proprio conio e quelli "di" Rose. Una notiziola che ha fatto in tempo a rimbalzare su qualche sitarello, per poi spegnersi nel giro di poco. Le somiglianze, comunque, c'erano e ci sono eccome. E sarebbe bastato molto meno per creare grossi danni d'immagine a pressoché chiunque avesse dato l'impressione d'azzardar tanto. A Rose Villain, invece, no. Ci domandiamo come mai? Ancora una volta: no.
Che abbia copiato o meno la 'sua' linea make up interessa pure fino a un certo punto, dopotutto. Il fatto è che, con ogni santa dichiarazione, la nostra copi e incolli la capa del 'femminismo' musicale patriottico che ci meritiamo, Elodie. Non è l'unica, oramai ogni volta che un'artista prende parola, "in quanto donna", potremmo metterci in playback indovinando ogni parola che andrà a pronunciare. Ma resta una retorica stanca già da parte dell'originale, uno spostare l'attenzione su grandi e condivisibilissime tematiche social(i) per farsi promo, uscirne brave e belle, al netto di canzoni spesse volte dimenticabili. Se Rose Villain sostiene di essere criticata per via del suo aspetto, qualunque sito prenderà questa affermazione e ci titolerà perché il patriarcato è brutto e cattivo, tocca combatterlo, che giusta Rose Villain! Se Rose Villain canta, è un fatto, non ottiene lo stesso battage mediatico. E quindi tocca salire sul carro, non importa quanto possa sembrare (e sia) di Carnevale. Lei, comunque, si veste come le pare. E non ha paura di essere sensuale. Tiè.
La cover di 'Vanity Fair' in cui Rose Villain non appare nemmeno 'bellissima', ma semplicemente trasfigurata da Photoshop in una sorta di caricatura irreale di quello che potrebbe essere un 'modello di perfezione' inarrivabile (per fortuna), è solo l'ennesimo passo falso della cantante. Passo falso che riguarda temi che, teoricamente, le starebbero molto a cuore e per cui si batte così tanto in ogni santa intervista, con toni da crociata, da bersagliera del femminismo. Non abbiamo dubbi ma nemmeno certezze: continuerà a farlo perché così conviene a lei (e a moltissime altre). Nel frattempo, però, potremmo anche darci una svegliata tutti quando tocca 'eleggere' le paladine, i simboli di diritti e quote rosa engagé. Coraggio. Rose Villain non rappresenta nulla all'infuori di se stessa, la sua fortuna e le copie, in tutti i sensi, che le piacerebbe tanto vendere. Di Elodie ne basta davvero una, fine della (fanta)storia, grazie.
