Al centro della sinistra scena è tornato un volto tristemente noto alla cronaca sanguinaria. Parlo di Rudy Guede, condannato per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher consumato il 1° novembre 2007 a Perugia. Tornato libero dopo tredici anni di reclusione, l’ivoriano, oggi trentaseienne, avrebbe colpito ancora. L’uomo è stato raggiunto da gravi provvedimenti cautelari. Rudy è infatti accusato di maltrattamenti, lesioni e violenze nei confronti dell’ex fidanzata ventitreenne. I fatti farebbero riferimento all’estate appena trascorsa. Il Gip di Viterbo ha confermato nella giornata di ieri il divieto di avvicinamento a 500 metri e la misura del braccialetto elettronico nei suoi confronti a seguito dell’interrogatorio di garanzia. Un interrogatorio zeppo di “non ricordo”. Anche sotto questo profilo niente di nuovo sotto il sole. Un film già visto, con un finale meno devastante. Per fortuna. Il riferimento è chiaramente al delitto di Perugia. Certo è che, mai come in quella vicenda, è stata ardua impresa far coincidere la verità processuale con quella fattuale. E forse l'impresa è pure fallita. Ma oggi la cronaca ci riporta comunque all’unico condannato per quel femminicidio, Rudy Guede. Una sorta di rivincita postuma degli altri due imputati per la morte di Meredith Kercher, Amanda Knox e Raffele Sollecito? Difficile anche questo. Ciò che invece è inconfutabile è che l’ivoriano è stato l’unico ad ammettere di essersi trovato sulla scena del crimine nei concitati momenti in cui Meredith veniva uccisa. Ma allo stesso tempo ha sempre negato qualsiasi tipo di coinvolgimento nella fase omicidiaria. Eppure, l’ha violentata. l’ha ammazzata e poi si è dato alla fuga. Dopo averle gettato addosso un piumone. Considerazioni passate in giudicato. Facciamo un rapido passo indietro. Con la scelta del rito abbreviato, Rudy è stato condannato in via definitiva a sedici anni e sei mesi di carcere proprio per il delitto Kercher. La responsabilità di Rudy era stata infatti affermata in termini di concorso con altri. Omicidio volontario in concorso. Ma in concorso con chi? Visto come è stata archiviata la questione, in concorso con sé stesso. Una contraddizione in termini, non solo giuridici. Resterà un mistero. E lo rimarrà al di là di ogni ragionevole dubbio. Dato che Knox e Sollecito, invece, dopo quattro anni di carcere e plurimi gradi di giudizio, sono stati assolti per non aver commesso il fatto.
Parrebbe, tuttavia, che Guede non abbia perso l’abitudine a essere violento. Ha invece perso l’occasione per ricordare che, a Perugia, quella notte di tanti anni fa, non era solo quando Meredith veniva uccisa. Ma si sa. La memoria è corta. In questo caso, però, lo è anche la coperta. Perché le violenze subite dalla fidanzata di Rudy ci mettono di fronte a un quesito con poche vie d’uscita: o le pene sono troppo poco severe nel nostro Paese e gli anni con i quali si è riacquistato la libertà sono stati troppo pochi. Oppure la sua rieducazione all’interno del carcere ha fallito sotto ogni punto di vista. Rudy è stato descritto da sempre con un detenuto modello sin dal momento in cui è stato recluso nel carcere. Per lui ha garantito anche il direttore del dipartimento degli studi criminologici di Viterbo dove Rudy ha lavorato quando si trovava in regime di semilibertà. Possibile che sia riuscito ad ingannare anche gli addetti ai lavori? Non resta che chiedercelo di nuovo. Chi è davvero Rudy Guede? All’epoca dei fatti di Perugia, quasi vent’anni fa, è apparso a tutti il colpevole giusto da dare in pasto all’opinione pubblica. E purtroppo, anche a causa degli errori commessi nella fase investigativa, questa è stata la verità cristallizzata in sede giudiziaria. Dunque, la recidiva criminale non aiuta neppure i più scettici nell’opera salvifica. Durante il nuovo interrogatorio per i maltrattamenti e le violenze sulla fidanzata, Rudy ha negato ancora una volta. Come ha sempre fatto. Azzerando definitivamente ogni possibilità di essere creduto. Anche per quel che è stato il delitto di Perugia. Rudy, dopo la conferma dell’applicazione del braccialetto elettronico, ha pubblicato un reel su Instagram: “Si vive e si va avanti, sempre a testa alta consapevoli del bene e del buono che si ha in animo”. Da capire che cosa intenda davvero. Visto che il concetto di bene e buono non hanno un significato universale.