Papa Francesco, noto per il suo stile semplice, il linguaggio diretto e l'amore per l'umanità concreta, ha spesso dimostrato una profonda sensibilità culturale. Non sorprende, dunque, che tra le sue passioni si annoveri anche il cinema. Non un cinema qualsiasi, ma quello capace di raccontare l’anima, la sofferenza, la redenzione e la bellezza nascosta nella quotidianità. I film preferiti di Papa Francesco, segnalati dalla pagina Instagram Thefilmpope, riflettono perfettamente questa visione: opere dense di significato, spesso simboliche, e sempre profondamente umane.

La strada (1954) – Federico Fellini
Uno dei film più amati dal Pontefice è La strada, capolavoro neorealista di Federico Fellini, che è anche il suo regista preferito. Il film racconta la storia di Gelsomina, una giovane donna semplice e ingenua, venduta dalla madre a Zampanò, un rude artista di strada interpretato da Anthony Quinn. Insieme viaggiano per l’Italia, esibendosi tra paesi e città, tra soprusi e momenti di lirica bellezza.
Gelsomina, interpretata da Giulietta Masina, è un personaggio di struggente dolcezza, simbolo della purezza e del sacrificio. La sua innocenza si scontra con la brutalità del mondo, ma non viene mai del tutto schiacciata. Per Papa Francesco, La strada rappresenta una parabola sulla dignità umana, sulla sofferenza silenziosa e sull’importanza di ogni singola vita, anche la più fragile.
Il Gattopardo (1963) – Luchino Visconti
Un altro film che occupa un posto speciale nel cuore di Papa Francesco è Il Gattopardo, diretto da Luchino Visconti. Tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il film è una riflessione epica e malinconica sul declino dell’aristocrazia siciliana durante il Risorgimento. Il protagonista, il Principe di Salina, interpretato da Burt Lancaster, osserva con distacco e dolore la trasformazione della società e l’inevitabile compromesso tra vecchio e nuovo.
Questo film, con la sua fotografia sontuosa e la celebre scena del ballo, ha colpito Papa Francesco per la sua profondità storica e filosofica. Il senso del tempo che passa, l’eleganza della decadenza, e la consapevolezza che “tutto cambia affinché nulla cambi” sono temi che trovano eco nel pensiero del Pontefice, attento alle dinamiche del potere, ma anche alla speranza che si cela dietro ogni trasformazione.
Roma città aperta (1945) – Roberto Rossellini
Papa Francesco ha espresso grande apprezzamento anche per Roma città aperta, diretto da Roberto Rossellini, considerato il manifesto del neorealismo italiano. Ambientato durante l’occupazione nazista di Roma, il film racconta le vicende di don Pietro (interpretato da Aldo Fabrizi), un sacerdote coinvolto nella Resistenza, e di Pina, una donna coraggiosa interpretata da Anna Magnani.
Il film è crudo, diretto, profondamente umano. Per il Papa, don Pietro è l’incarnazione del sacerdote che non ha paura di sporcarsi le mani per aiutare i più deboli, anche a costo della vita. L’umanità che emerge dalle macerie della guerra è quella che più gli sta a cuore: una fede vissuta nel dolore, nella solidarietà, nella resistenza silenziosa ma potente del bene.
Prova d’orchestra (1978) – Federico Fellini
Tra i titoli felliniani più apprezzati da Papa Francesco c’è anche Prova d’orchestra (Orchestra Rehearsal), un film meno noto ma carico di allegorie. Ambientato in una sala di registrazione, il film mostra un’orchestra che, sotto la guida di un direttore tedesco autoritario, sprofonda progressivamente nel caos. Il risultato è un’allegoria grottesca della società moderna, divisa, confusa e ribelle, ma in cerca di un’armonia perduta.
Il Papa ha letto in questo film una metafora della Chiesa e del mondo: una comunità di individui diversi, ognuno con la propria voce, che può generare bellezza solo quando riesce a superare l’egoismo e a ritrovare un comune sentire. L’orchestra, come l’umanità, ha bisogno di ascolto reciproco, disciplina, ma anche libertà e spirito.
Il pranzo di Babette (1987) – Gabriel Axel
Infine, tra i film prediletti da Papa Francesco c’è Il pranzo di Babette, diretto dal danese Gabriel Axel e tratto da un racconto di Karen Blixen. La storia si svolge in un austero villaggio protestante della Danimarca, dove due sorelle anziane accolgono Babette, una cuoca francese in fuga dalla guerra. Quando Babette vince alla lotteria, decide di preparare per la comunità un sontuoso pranzo in stile francese. Quello che inizia come un atto di generosità culinaria si trasforma in un’esperienza di comunione spirituale.
Per Papa Francesco, questo film è un inno alla gratuità, al dono, alla bellezza disinteressata che nutre l’anima. Babette è figura cristologica: offre tutto ciò che ha per amore, senza aspettarsi nulla in cambio. In un’epoca segnata dal consumismo e dall’egoismo, Il pranzo di Babette è un invito alla gratuità e all’ospitalità.
