L’intreccio bancario che vede al centro l’offerta pubblica di scambio (ops) lanciata da Unicredit a Banco Bpm si espande, collegando la capitale finanziaria d’Italia, Milano, a quella politica, Roma, per arrivare fino ai tavoli della Commissione europea a Bruxelles. A mobilitare la capitale dell’Unione europea è stata la notizia secondo cui il governo starebbe valutando la possibilità di utilizzare il cosiddetto “golden power” per fermare l’acquisizione bancaria dell’istituto guidato da Andrea Orcel, che stando ai prezzi di ieri, varrebbe 13,9 miliardi di euro. Un’operazione che, a detta di molti osservatori, potrebbe rivoluzionare gli assetti di potere nel settore bancario. Tramite il “golden power” l’esecutivo potrebbe bloccare l’operazione purché vi siano ragioni attribuibili alla necessità di salvaguardare l’interesse nazionale.

Ed è proprio sull’utilizzo del “golden power” che ieri si è espressa l’Unione europea (Ue), nelle parole del portavoce della Commissione Olof Gill. Intervistato a Bruxelles, Gill ha annunciato che “l' esecutivo Ue ha richiesto alle autorità italiane maggiori informazioni sulla possibile applicazione della cosiddetta legislazione sul “golden power”. Ciò riguarda le acquisizioni bancarie che potrebbero aver luogo in Italia. Questa procedura è chiamata “Eu Pilot”: noi alla Commissione abbiamo applicato il dialogo “Eu Pilot” ogni volta che riteniamo utile avere una discussione informale in modo più strutturato con gli Stati membri su potenziali questioni relative alla conformità al diritto dell'Ue”. Le parole di Gill hanno fatto chiaro riferimento ala scalata intrapresa a Orcel, ma il mosaico delle acquisizioni in Italia riguardi anche Monte dei Paschi, Mediobanca, Generali e Commerzbank.

Le motivazioni della dichiarazione di Gill sono contenuto all’interno della lettera inviata a Palazzo Chigi, in cui sembra che Bruxelles richieda ulteriori informazioni sulla legittimità dell’azione di governo: “l’applicazione di norme nazionali in materia di “golden power” devono rimanere entro i limiti delle disposizioni del Trattato – sull’Unione europea del 1998 – che disciplinano le libertà fondamentali, il mercato interno e le competenze specifiche della Bce”, si legge. Sull’ipotesi del golden power si era espresso già un mese fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso di un question time dalla Camera. In quell’occasione aveva definito la procedura “un obbligo” e non una scelta discrezionale del governo per quanto riguarda le ops di Unicredit su Banco Bpm e Monte dei Paschi di Mediobanca. Per ora, in merito alla richiesta di chiarimenti giunta dalla Commissione non è ancora giunta risposta dall’esecutivo, ma l’impressione è che il risiko bancario potrebbe generare possibili frizioni sull’asse Roma-Bruxelles.
