Andrea Orcel, ormai lo sappiamo, ha un obiettivo e un piano in salita. E ora ha anche una data per iniziare a metterlo in atto e, ancora più sorprendente, un altro fronte aperto. Parliamo dell’offerta pubblica di scambio (ops) che l’amministratore delegato di Unicredit ha lanciato per tentare la scalata a BancoBpm-Anima, e che potrebbe rivoluzionare completamente il mondo delle banche e della finanza italiane ed europee. Un progetto in cui Orcel intravede la possibilità di far diventare il gruppo sotto la sua guida uno dei più ricchi del settore, sovvertendo gli attuali assetti di potere. Lo stesso progetto che ora ha una data di inizio, il 28 aprile, e una di fine, il 23 giugno, dopo l’ok della Consob.

Ma il “risiko bancario” di cui si parla da giorni non finisce qui: anche Monte dei Paschi, tramite il suo a Luigi Lovaglio, ha annunciato la propria ops diretta a Mediobanca, la cui strategia di difesa potrebbe rivelarsi insufficiente. La banca senese vale oltre 13 miliardi di euro – Mps offre 2,3 azioni per ogni titolo Mediobanca – e punta a creare un nuovo colosso nel panorama italiano. Ma l’offerta è stata recepita diversamente da Alberto Nagel, ad di Mediobanca, secondo il quale “non sarebbe positiva per gli azionisti”. Dietro questo scontro di visioni – crescita “standalone” per Mediobanca contro integrazione industriale secondo Mps – si cela il cuore della battaglia: controllo, governance, futuro. E, come sempre, dividendi. È per questo allora che, secondo le ultime rivelazioni, Nagel avrebbe cercato di trovare una sponda appoggiandosi proprio all’Unicredit di Orcel, secondo gruppo bancario italiano.

Per Unicredit l’ipotesi di entrare nella partita per Mediobanca si affianca, come anticipato, all’ops lanciata per Bpm, che continua a chiedere di più rispetto agli 0,175 titoli per azione offerti. Secondo il Corriere della Sera: “Il divario si è ristretto negli ultimi giorni, ora siamo intorno al 4 per cento, e da qui al giorno di chiusura dell’operazione c’è tutto il tempo per completare la rimonta. Intanto, però, Orcel è costretto a inseguire, anche se gli analisti ormai ritengono meno probabile un rilancio. Va anche detto che nel prospetto informativo dell’operazione, pubblicato ieri, Unicredit si riserva di rivedere l’offerta oppure anche di annullarla sulla base dei risultati dell’opa di Bpm sulla società di gestione Anima. Quest’ultima operazione, che dovrebbe concludersi con successo, è diventata più onerosa per la banca di Castagna per effetto dello stop deciso dai regolatori europei (Bce ed Eba) all’applicazione dei benefici patrimoniali del cosiddetto Danish Compromise ai conti del gruppo Bpm una volta completata l’opa”.
Che Andrea Orcel sia ormai prepotentemente entrato nel gotha dei banchieri europei lo si evince anche facendogli i conti in tasca. L’ad di Unicredit è quello che ha aumentato di più il proprio compenso rispetto agli omologhi di altri istituti di credito nel continente: si parla di un +32 per cento corrispondenti a 13,2 milioni di euro, che lo posizionano al secondo posto dopo i 15,2 milioni di Sergio Ermotti, ad di Ubs. Inoltre, scrive il Corriere della Sera, il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal gruppo bancario potrebbero potrebbe far lievitare il suo stipendio fino a “16,4 milioni di euro”. Un effetto rialzo generalizzato dovuto agli extraprofitti fatti registrare dalle banche, che per tutto il 2024 hanno beneficiato dei tassi di interesse ancora alti prima, che la Banca centra europea decidesse di tagliarli.
