C’è un mistero che costa oltre 4 milioni di euro ogni anno alle tasche degli italiani a cui nessuno, oggi, è in grado di dare una risposta: per quale motivo il nostro Stato debba contribuire a finanziare gran parte del bilancio di San Marino RTV, la televisione della piccola e antica Repubblica indipendente che si erge sulle pendici del monte Titano, in Romagna. Il lettore penserà: e vabbè, con tutte le spese in capo al contribuente, questa non sarà la più grave. Ma a parte il fatto che, risalendo il primo accordo al 1987 e alla convenzione attuativa al 1991, l’appoggio economico dura da più di trent’anni, è la domanda che resta inevasa a mettere un legittimo dubbio sulla reale esigenza, per l’Italia, di sostenere l’emittente di un altro Stato. Per quale ragione, presumibilmente politica, dovremmo farlo? Forse, chissà, se lo sarà chiesto anche il giornalista e conduttore Andrea Vianello che, secondo Dagospia, avrebbe rifiutato la proposta del nuovo amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, di assumere la direzione di San Marino RTV. All’ex direttore di Radio1 non sarebbe risultata gradita la nuova occupazione, benché si tratti di un incarico, secondo le malelingue romane, non certo sfiancante, a fronte di una remunerazione di tutto rispetto. Più probabile che Vianello si sia sentito un po’, come dire, esiliato, sia pur in un dorato esilio. Ed è altrettanto probabile che un sostituto si troverà.
La questione del sostegno alla tv sanmarinese era tornata a galla l’anno scorso, in Commissione Cultura alla Camera, che il 30 marzo 2022 dava, da una parte, parere favorevole al rinnovo del protocollo con la Rai, dall’altra invitava a rivedere l’intesa “su basi meno onerose per lo Stato italiano”. Ma nulla si è mosso, anzi: si prosegue come nulla fosse, come si evince dal caso Vianello. L’onere per Roma, infatti, prevede un esborso annuo che è stato rinnovato nel 2008, nel 2016 e nel 2021. Nell’ultimo bilancio disponibile, che si riferisce all’anno passato, si legge che l’Italia ha erogato 4 milioni 492 mila euro a San Marino (che invece ha contribuito per 1 milione e 100 mila, un quarto). Nel 2023 è previsto un leggero aumento, a 4 milioni e 530 mila, in un crescendo di anno in anno che vedrà salire la cifra a 4 milioni e 781 mila nel 2026. Si tenga presente che, in un’interrogazione al governo del 2013, l’allora onorevole Tiziano Arlotti (Pd) scriveva che il contributo annuale, dieci anni fa, ammontava a 3 milioni e 98 mila euro. In un decennio, sarebbe dunque cresciuto di circa la metà. Quanto ai conti attuali, il 2022 si è chiuso in negativo per 88 mila euro, a fronte di un costo del personale di 3 milioni 468 mila, per 71 dipendenti in tutto, fra cui 18 quadri e 16 giornalisti. La proprietà del gruppo radiotelevisivo (dentro c’è anche Radio San Marino 102.7) è per il 50% della Rai, e per l’altro 50% di Eras, l’Ente di Radiodiffusione della Repubblica sanmarinese.
Dando uno sguardo alla programmazione, si trova, naturalmente, parecchio palinsesto made in Italy. Paolo Mieli ha una rubrica quotidiana (“Il fatto del giorno in 100 secondi”, meno dei cinque minuti di Bruno Vespa su Rai 1) e ne ha anche un’altra, sempre da 100 secondi, sui protagonisti del XX e XXI secolo. Per la salute c’è l’immortale Luciano Onder. A parlare di classici della letteratura e del teatro ci pensano David Riondino e Dario Vergassola. “Grande impegno produttivo” per l’Eurovision dell’anno scorso, e non è mancata l’attenzione alle elezioni politiche del settembre 2022, con una trasmissione sulle “stanze della politica”. Diciamo che in generale a San Marino un po’ si imita, in formato miniatura, mamma Rai. Del resto, molti di coloro che lavorano nella tv pubblica locale sono italiani, e viale Mazzini, come si è visto, assicurando la sostenibilità materiale, è nel cda e nomina il direttore. Solo che, tornando all’inizio, non si capisce perché. Nel 2013, Michele Anzaldi, allora anch’egli nel Pd, attaccava: “Data l’esiguità del territorio coinvolto e data la bassa o nulla incidenza della collaborazione con San Marino sulla programmazione dei canali Rai, il governo verifichi quali motivazioni strategiche stanno ancora alla base della convenzione e se è possibile una riduzione dei costi, così come accaduto negli altri settori del servizio pubblico ”. Siamo ancora lì. Con la differenza che oggi, in pieno di cambio di regime alla Rai, la questione San Marino pare essere dimenticata da tutti. Da noi, almeno. Sulla cima del Titano, i “capitani reggenti” della Repubblica, Alessandro Scarano e Adele Tonnini, non se la dimenticano di certo.