Non c’è pace per la fauna selvatica ridotta oramai a merce di scambio per i voti elettorali. Da quando si è insediato il governo Meloni, i tentativi di smantellare le leggi a difesa degli animali si susseguono senza sosta. Se contiamo che nel 2022 i parlamentari eletti con i voti di questa lobby sono stati 46, 29 alla camera e 17 al senato, aventi come capofila il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida di FdI, da sempre schierato con il mondo venatorio, non c’era da stare tranquilli. E infatti ad essere sotto attacco ora è la legge 157/1992 ma ciò che ha lasciato senza parole chi considerava il Pd il baluardo a difesa dei diritti degli animali, rimarrà profondamente deluso. L’assalto del governo alla legge 157/1992 “Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio” non ha ancora esibito tutta la sua miope ferocia che ecco profilarsi a sostegno della pdl di Francesco Bruzzone un insolito e inaspettato alleato, il dem Stefano Vaccari, capogruppo del Pd in commissione Agricoltura della Camera dei deputati. Dribblando sfacciatamente la presa di posizione della sua collega di partito Annalisa Corrado (responsabile della transizione ecologica del Pd), contraria tout court alla proposta di legge della Lega, Vaccari, secondo le associazioni ambientaliste, con una serie di emendamenti ne rafforza il potere di smontaggio della 157/1992, dando un’ulteriore spinta alla deregulation della caccia. In poche parole, i calendari venatori vengono programmati attraverso leggi quinquennali regionali e non più con atti amministrativi, quindi di fatto sottratti al controllo e all’eventuale impugnazione da parte delle associazioni ambientaliste le quali - Enpa, Lac, Lav, Leidaa, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa, Federazione Nazionale Pro Natura e WWF Italia - si sono subito appellate al segretario Pd Elly Schlein e sottoscritto una petizione lanciata da il Fatto Quotidiano. La legge 157/1992, all’articolo 18 che ne è il cuore, stila una serie di norme per proteggere la fauna selvatica, in particolare quella avicola, dalle doppiette sparatutto dei cacciatori: tempi precisi per l’esercizio venatorio e l’elenco delle specie cacciabili.
A loro volta le regioni, ogni anno, nel rispetto dei criteri minimi stabiliti dalla legge, deliberano il calendario venatorio in cui sono fissati volta per volta i tempi e le specie. La stagione non può cominciare prima della terza domenica di settembre e terminare dopo 31 gennaio. Le deroghe sono possibili (prima settimana di settembre e 10 febbraio) ma solo per alcune specie e con parere vincolante dell’Ispra. In tutti i casi l’attività venatoria è rigorosamente vietata durante il ritorno al luogo di nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli. Inoltre, l’individuazione generale dei tempi di caccia per le singole specie e per i vari Paesi è affidata, a livello comunitario, a un documento scientifico messo a punto da un gruppo di esperti, costituito dalla Commissione europea. Recentemente in Italia, l’Ispra nel quale si evince che per almeno 11 specie debba esserci una riduzione della stagione venatoria e per varie specie è necessaria una sospensione dalle liste delle specie cacciabili. In Italia sono attualmente cacciabili 12 specie di mammiferi e 34 specie di uccelli. Tra gli uccelli cacciati, 19 specie stanno subendo un drastico declino della consistenza numerica, che le pone tra quelle a rischio. Anche in questo caso la caccia, secondo quanto stabilito da direttiva Uccelli e legge 157, dovrebbe essere vietata, ovvero permessa con forti limitazioni e solo a fronte di specifici piani di gestione.
La proposta di legge Bruzzone (un cacciatore…) in aperta violazione della legge e delle direttive Ue, da cui l'Italia ha già ricevuto una procedura d’infrazione per queste norme sparatutto, il Pdl di Bruzzone allenta le maglie del dispositivo legislativo: i cacciatori potranno sparare su tutto il territorio nazionale (anche col buio, muniti di particolari visori), avranno a disposizione tutta la settimana per dedicarsi a questo particolare tipo di intrattenimento (sparisce infatti il silenzio venatorio ossia i due giorni - il martedì e il venerdì in cui secondo la 157/92 non è possibile cacciare), vengono eliminati i limiti temporali di caccia fissati per ciascuna specie ed è data la possibilità di estenderne la durata oltre febbraio quando gli uccelli hanno avviato la migrazione verso i luoghi di riproduzione, e cioè in una fase biologica delicata, strettamente protetta dalla Direttiva Uccelli per la quale deve vigere il rigoroso divieto di caccia. La durata della stagione venatoria inoltre sarà stabilita dalle regioni tramite leggi regionali della durata di un quinquennio. con un parere che queste potranno chiedere non necessariamente a Ispra, l'autorità scientifica nazionale, bensì a istituti regionali da creare ad hoc. Un bell’esempio di terzietà imparziale quello di chiedere a sé stesse il parere sul calendario venatorio. Ma non basta: i richiami vivi (l’uso di usare uccelli vivi in gabbia per ingannare quelli in libertà) passano da animali selvatici a domestici, aggirando così la tutela della 157/92 che stabilisce l’obbligo di munirli di un anello che ne stabilisca la provenienza da un allevamento e non dalla cattura. Piatto ricco per i bracconieri abituati a catturare migliaia di uccelli allo stato selvatico acquistarli all’estero, movimentando un mercato di diverse centinaia di migliaia di euro. La proposta della lega sembra un favore fatto alle lobby dei cacciatori in vista delle elezioni europee, e il tentativo di frenare la diminuzione del numero dei cacciatori (sceso negli ultimi anni da un milione a 500 mila) e quindi di rivalutare il valore dell’indotto, che secondo Nomisma supera gli otto miliardi di euro. In una successiva nota di risposta alle critiche delle associazioni ambientaliste il dem Vaccari ha affermato di aver presentato in prima battuta emendamenti soppressivi dell’articolato di legge, poi degli emendamenti che rafforzavano il ruolo dell’Ispra, delle direttive comunitarie e dell’Agricoltura nella gestione faunistico venatori. “In successive riunioni della Commissione ho segnalato che avremmo presentato come Pd in Aula una pregiudiziale di Costituzionalità e ho chiesto che venisse acquisita ai lavori della Commissione la lettera di messa in mora della Commissione Europea in ordine alla Direttiva Uccelli per le disposizioni di regolamentazione della caccia nel nostro Paese”.