I guai per Sean Diddy Combs non sembrano fermarsi. Il 28 ottobre sono state depositate a New York due nuove denunce contro il produttore, che si trova in carcere dal 16 settembre. Nella prima delle nuove denunce Diddy viene accusato di aver drogato e violentato nel 2005 un bambino di dieci anni che desiderava diventare una star. Secondo quanto emerso, i genitori nel tentativo di supportare il figlio hanno organizzato un’audizione con Sean Combs su suggerimento di una consulente dell’industria musicale. Diddy avrebbe così incontrato il ragazzo (John Doe, nome di fantasia contenuto nella causa) da solo in una camera d’albergo e, dopo una piccola esibizione, gli avrebbe detto che avrebbe potuto “farlo diventare una star” e gli avrebbe chiesto quanto lo desiderasse. Secondo i documenti, il bambino avrebbe risposto che avrebbe fatto “qualsiasi cosa”. Successivamente, al bambino sarebbe stata offerta da un assistente di Diddy una bevanda e, poco dopo, si sarebbe sentito “un po’ strano”, probabilmente a causa della presenza di droghe. “Devi fare alcune cose che non vuoi fare a volte” avrebbe detto Sean Combs, prima di costringere il bambino a praticargli del sesso orale. La storia si sarebbe conclusa con il produttore che avrebbe detto al bambino, svegliatosi dolorante e in lacrime, di non raccontare nulla di quanto successo, altrimenti avrebbe fatto del male ai suoi genitori.
La seconda denuncia, invece, riguarda una storia analoga. Un’altra presunta vittima ha infatti accusato Sean Diddy Combs di averla costretta a praticare sesso orale durante un’audizione per “Making the Band” nel 2008. Anche qui si parla di un soggetto minorenne, che all’epoca aveva 17 anni. Il rapper, secondo quanto emerso, dopo l’accaduto gli avrebbe detto di “tenerlo d’occhio”, per poi eliminarlo dalla competizione. A rispondere alle accuse è il team legale del produttore: “L’avvocato dietro questa causa è interessato all’attenzione dei media piuttosto che alla verità, come risulta evidente dalle sue costanti apparizioni sulla stampa”. Entrambe le presunte vittime sono difese da Tony Buzbee, avvocato che starebbe rappresentando oltre 120 uomini e donne contro Puff Daddy. “Il signor Combs non può rispondere a ogni nuova trovata pubblicitaria, anche in risposta ad affermazioni apparentemente ridicole o palesemente false”.
Intanto oltre alle denunce contro di lui, sono emersi altri retroscena sulle feste organizzate da Diddy. Secondo un ex organizzatore, Sean Combs avrebbe usato una bilancia per assicurarsi che le invitate alle sue famigerate feste “Freak Off” non pesassero più di 60 chili. “Se necessario le facevamo pesare” ha raccontato al Post. “Le ragazze dovevano essere giovani e sexy, quindi avevo sempre una bilancia nelle vicinanze. Comunque, se le ragazze erano alte c’era un po’ di discrezione”.Secondo l’ex organizzatore, che ha chiesto di rimanere anonimo, le donne presenti alle feste di Diddy non dovevano avere “ciccia e cellulite”, ma neanche “troppi piercing o tatuaggi” o i capelli corti. Inoltre, anche l’abbigliamento doveva essere adeguato: “Niente pantaloni, jeans o scarpe basse. Le ragazze dovevano indossare abiti da festa, preferibilmente molto corti, non lunghi più della metà della coscia”. L’ex organizzatore ha infine aggiunto di non aver, però, mai chiesto l’età alle ragazze che partecipavano alle feste di Diddy.