Mentre Re Carlo d'Inghilterra sceglie come medico di corte un omeopata che prescrive l'epimedio, il cui nome inglese suona come l'erba della capra arrapata, un ragazzo di Parma si fa mangiare la gamba da uno squalo mentre fa snorkeling in Australia. La vera notizia è che il ventenne ha avuto il sangue freddo di pensare a un reel da postare online, mentre le fauci del pesce gli dilaniavano quelli che in tempo di pace chiameremmo ossa, muscoli, tendini, carne, vene e arterie. Il mondo è piccolo, se ci pensate, e anche due cose apparentemente scollegate trovano la loro collocazione nel senso della vita del pianeta digitalizzato. Tutto il mondo è paese, e quelle che crediamo di chiamare esigenze sono soltanto consuetudini imposte dalla pressione sociale. La dico come se uno squalo mi stesse mangiando la gamba: puoi essere anche re, ma ti comporterai comunque come un uomo qualsiasi che ha passato i settantacinque anni, cercando amenità su Facebook e abboccando a fessacchionerie acchiappacariatidi come l'omeopatia o l'erba della capra arrapata. Dall'altra parte: puoi anche avere mezza coscia tra le gengive di una bestia, ma ti comporterai comunque come un ragazzo di vent'anni, filmando tutto per metterlo su Instagram e TikTok e controllare gli insight e i Dm.
La filosofia, diceva Hegel, è il proprio tempo appreso con il pensiero, ed è il tempo a orientare ciò che si vuole apprendere. Quello che ci sembra nuovo e giusto dura soltanto finché l'abitudine ce lo fa apparire tale, ed è per questo che non finiranno mai le incomprensioni generazionali. Certo, ne parliamo così perché è finita bene per tutti: il ragazzo è ancora vivo e il filmato ha fatto il giro del mondo, lo squalo ha mangiato, il Re si starà trastullando con la sua erba della capra arrapata, e se si cura così che gli vuoi dire. Il Re è lui, e magari non vuole vivere a lungo come sua mamma. Rimane solo da capire se la povera capra abbia trovato da sfogarsi, oppure no.