In ogni caso di omicidio che balza agli onori della cronaca, c’è una verità che viene spesso offuscata dal clamore mediatico. Non fa eccezione il giallo di Rimini. Per questa ragione, è bene ricordare che l’unica vittima di via del Ciclamino è Pierina Paganelli. Mentre l’indagine si dipana e i sospetti diventano più pregnanti, vige la presunzione di innocenza. Senza però mai dimenticare che chi ha perso la vita non può né difendersi né raccontare la verità. Torno sul delitto di via del Ciclamino e lo faccio partendo dalle dichiarazioni di due giorni fa di Giuliano Saponi ai microfoni della trasmissione Estate in Diretta su Rai1. Incalzato dalla giornalista Tatiana Bellizzi, su che cosa chiederebbe a Louis Dassilva, l’uomo ha espresso molto chiaramente il suo punto di vista. Punto di vista, peraltro, di chi uscendo dall’ospedale dopo mesi di degenza pensava di riabbracciare la sua famiglia, mentre invece ha dovuto piangere sua madre e finire in un tritacarne emotivo. Torniamo alle sue parole, che riporto fedelmente. Riferendosi a Dassilva, l’unico indagato per l’omicidio della madre, l’ex marito di Manuela ha dichiarato: “Io non ho mai dato la colpa a nessuno. Ho le mie idee basta. Però le ho sempre tenute per me ancora non le tiro fuori”. Giuliano, a successiva domanda dell’inviata Bellizzi se quelle idee corrispondessero con quelle della Procura, ha ribattuto: “Non te lo dico. Non ve lo dico”. Ancora, a domanda, se avesse o meno voglia di chiedere la verità a Louis per “avere la percezione se è vero o non è vero, se mente o non mente”, Giuliano ha risposto: “No, quello che penso io è diverso. Io la vedo in modo diverso”.
Le parole espresse da un uomo così visibilmente provato, oltre ad esigere profondo rispetto, non possono che far riflettere. Quale sarebbe l’idea di Giuliano? In questo momento, infatti, in regime di custodia cautelare in carcere c’è Louis Dassilva. Ma se non è a lui che il figlio di Pierina vorrebbe formulare qualche domanda, a chi le farebbe? Pur volendolo esprimere a chiare lettere, ripeto, l’uomo ha ribadito di aver idee diverse e di “vederla in modo diverso”. Da chi e da che cosa? Sembrerebbe di capire che la veda in maniera differente rispetto a quanto ha portato a limitare la libertà personale del trentaquattrenne senegalese. Sotto questo punto di vista, chi meglio di lui può avere valide argomentazioni per sostenere una tesi differente? Nessuno. Ad ogni modo, le strade possibili da percorrere sono due. La prima. I sospetti di Giuliano sono orientati verso un’altra persona compresa nel novero dei sospettati. La seconda. Saponi pensa a qualcun altro di cui magari fino ad oggi non abbiamo avuto contezza e che potrà aprire nuovi scenari. Un’ipotesi forse poco verosimile, come la proposta di fare il test del Dna a tutti i condomini di via del Ciclamino. Io un’idea me la sono fatta. A questo punto, però, c’è un altro faro da accendere. La scena del crimine non solo rappresenta il punto di partenza di ogni indagine, ma è anche la prima forma di comunicazione tra un assassino e gli investigatori. L’assassino di Pierina ha perso tempo a riordinarla. Lasciando, di fatto, tracce di Dna che verosimilmente lo inchioderanno. Difatti, nonostante la conservazione dei reperti, sarebbe stato isolato il profilo del killer. Andiamo per gradi e con alcune pillole di criminalistica e di procedura penale che potranno aiutare a capire meglio.
Gli investigatori hanno isolato una quantità esigua di materiale genetico sui reperti rinvenuti sulla scena del crimine. Pertanto, si procederà con l’amplificazione di quel Dna usando una tecnica chiamata PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), che permette di creare milioni di copie del Dna isolato, rendendolo sufficiente per un'analisi dettagliata. Una volta amplificato, quel Dna verrà analizzato e profilato per ottenere una serie di marcatori unici. Successivamente, in laboratorio, questi marcatori verranno confrontati con il Dna dell'unico indagato. Se non ci sarà corrispondenza, il c.d. match, bisognerà guardare altrove. Tuttavia, prima di poter confrontare quel Dna con quello di altri soggetti sospettati, gli investigatori dovranno iscrivere i nomi di questi ultimi, ammesso che ve ne siano, nel registro degli indagati. Questo passaggio è essenziale perché gli accertamenti sul Dna sono considerati irripetibili, ovvero, una volta effettuati, non possono essere ripetuti nelle stesse condizioni. Pertanto, è necessario garantire che tutti i diritti degli indagati siano rispettati, incluso il diritto alla difesa e alla presenza di un consulente di parte durante l’attività di comparazione. Giro di boa. Un assassino commette mediamente venti errori. Uno di questi è aver lasciato la propria traccia sulla scena del crimine. È Louis Dassilva il killer di via del Ciclamino? Lo scopriremo presto. Il Dna è come il codice fiscale. Ognuno ha il suo. Giustizia e verità per Pierina Paganelli.