Ma che ne è stato di Carlos Tavares? A 67 anni – che compirà il prossimo 14 agosto – l’ex amministratore delgato di Stellantis non ha alcuna intenzione di uscire di scena. Dopo le dimissioni obbligate di inizio dicembre scorso e la conseguente uscita di scena dal gruppo della famiglia Elkann, il manager portoghese starebbe guardando al borgo natìo per decidere dove cadere in piedi. Tavares ha incassato per il solo 2024 una liquidazione dorata di quasi 40 milioni di dollari, portando a oltre 114 milioni di euro il bottino accumulato in quattro anni. Una cifra che oggi gli permette di sbattere moneta sonante su nuovi tavoli di business: quote nella compagnia di bandiera TAP Air Portugal – prossima alla privatizzazione – e vigneti da sogno nella valle del Douro, culla di vini definiti dagli esperti “raffinati, profondi e generosi”. Un ritorno alle radici, come lui stesso ha dichiarato a Bloomberg News: “Dopo 50 anni all’estero, voglio investire in ciò che amo, nel mio Paese”.

Il nuovo Tavares potrebbe dunque diventare un azionista strategico, senza un ruolo operativo a esporlo mediaticamente, ma ben deciso a continuare a fare impreso benché fuori dall’automotive. Non è un caso che, già durante le ultime uscite da ad, amasse offrire ai giornalisti calici del suo Porto artigianale. Ora, questa passione diventa business, e con mezzi non certo modesti. E mentre lui si dedica a vini e jet, l’Italia guarda alla fabbrica con crescente inquietudine. Il 2024, salvo sorprese, sarà un anno di magra: nessun nuovo modello Fiat in produzione fino a novembre, cassa integrazione come unico paracadute, e un silenzio strategico che pesa. Tavares ha parlato di “transizione morbida” per Stellantis, ma per molti lavoratori italiani, più che morbida, è stata una doccia fredda.
