Cos'è la tecnodestra? Esisteva anche una tecnosinistra? I miliardari della Big Tech hanno deciso di salire sul carro del vincitore, Donald Trump. Gli affari sono affari, sia chiaro, e le aziende si devono semplicemente adeguare alle nuove tendenze, abbandonando tutte le strategie di greenwashing e wokismo che avevano adottato negli ultimi anni. Politica e marketing sono due facce del solito e stesso vecchio mostro, l'economia, ma la vittoria di The Donald cos'è? Rivoluzione o restaurazione? Sebastiano Caputo, già reporter di guerra, scrive per Il Giornale, è direttore di Dissipatio e Presidente del Gruppo Editoriale Magog, oltre che advisor dell’agenzia di comunicazione e strategia “Tra Le Linee”, che cura la sua newsletter “Daua”. A lui abbiamo chiesto cosa ne pensa della nuova situazione globale: che effetti avranno Trump e Musk sulla geopolitica globale? Faranno finire davvero le guerre e magari vinceranno un Nobel come Obama? Ecco perché, secondo Caputo, tra “effetti psichedelici” e tramonto delle ideologie, siamo dei “cadaveri eccellenti”.
Ambiente, gender, immigrazione: cosa cambierà davvero con Trump? Agirà sul serio o quelle iniziali sono mosse da wrestler?
Solitamente, l’arte della retorica suggerisce di indossare un guanto di velluto per nascondere la mano di ferro. Donald Trump invece, che è un vero situazionista, ha capovolto il discorso: ha indossato i panni del wrestler parlando tuttavia di “rivoluzione del buonsenso”, cioè il ritorno alla normalità. Questo metodo, Guy Debord lo avrebbe definitivo un “detournement” a tutti gli effetti. Da qui la necessità, dal suo punto di vista, di trovare un punto di equilibrio tra realtà e ideologia, dopo che l’ideologia aveva ampiamente superato la realtà. In questo senso va inteso il rifiuto delle teorie "gender" e il rigetto di un'educazione sessuale che alle elementari offre ai bambini la libertà di cambiare genere senza informare i genitori, così come l'abbandono del Green New Deal e di un ambientalismo "apocalittico" che negli Usa non ha mai attecchito quanto in Europa, o ancora l'abrogazione delle politiche di inclusione dei programmi Dei (Diversity, Equity, and Inclusion). Insomma, con Trump ha trionfato il ceto medio non-pensante sull’ideologia woke del ceto semicolto.
Trump vincerà un Nobel per la Pace come Obama?
Dobbiamo imparare a leggere tra le righe il linguaggio bellico, muscolare e provocatorio di Donald Trump, il quale, ricordiamoci, è un immobiliarista, dunque un commerciante: per lui la parola è un’arma contrattuale. E la presidenza è un grande gioco di prestigio. Non so se vincerà il Nobel per la Pace come Obama, ma possiamo certo intravedere la sua visione strategica di medio e lungo periodo. Quando lui parla di annessione di territori limitrofi quali Canada, Panama e Groenlandia, io intravedo un cambio di postura degli Stati Uniti, un rinnovamento. Se prima l'America voleva essere “isolazionista”, adesso si fa sempre più “isola”. Questo significa: riaffermare l’egemonia sui mari, attraverso la flotta militare e il commercio. E poi ricordiamoci che la Cina, potenza tradizionalmente di terra, sta investendo pesantemente nella Marina Militare.
Commercio, commercio, commercio. Il Nobel per l’economia almeno…
La guerra permanente non è sempre il migliore dei business, fatta eccezione per il complesso economico-militare. La guerra è più di un margine economico per una nazione: ti dà un vantaggio sul piano egemonico perché le nazioni che hai supportato hanno un debito con te. Vedi l’Ucraina, che dovrà accettare le condizioni di pace degli americani e soprattutto dei russi. Accanto alla garanzia di pace e prosperità, gli Stati Uniti andranno in giro dunque a recuperare i crediti. Infatti già chiedono all’Europa di aumentare le spese militari ben oltre il 2% rispetto al Pil.
E invece che effetti avrà Elon Musk?
Effetti psichedelici che, visti dall’Europa, risultano a dir poco straordinari, soprattutto per gli amanti della fantascienza come il sottoscritto. Mentre nel mondo, dai tecno-libertari statunitensi della Silicon Valley ai nuovi cosmisti (chi crede nell’idea di “evoluzione attiva” della razza umana, secondo Svetlana Semёnova, ndr) dell’élite scientifica nazionale russa, fino ai sino-futuristi disseminati tra Shenzhen, Pechino e Xiongan, teorizzano la resurrezione dei morti e cercano zone abitabili nello spazio; noi, nel Vecchio Continente, in piena crisi demografica, in Italia, ci interroghiamo se il saluto di Elon Musk era romano, nazista o dionisiaco. Siamo dei cadaveri, seppur eccellenti. Comunque aggiungo: gli Stati Uniti, oltre a diventare “isola”, come si diceva prima, diventeranno una vera e propria piattaforma interstellare. Basti vedere il piano “Stargate” con investimenti per miliardi di dollari, pare 500, nell'Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di imporre la nazione come leader nella corsa tecnologica globale.
Accelerazione e reazione.
Esattamente. Accelerazione e reazione. Siamo in una fase post-repubblicana e post-conservatrice. Donald Trump è il federatore di questi due universi, uno rappresentato da Elon Musk e l’altro dal vice-presidente J.D. Vance che, ricordiamoci, è un cattolico convertito e lettore di Sant’Agostino. Cresciuto professionalmente con Peter Thiel, il fondatore di PayPal e Palantir, pioniere della “Silicon Valley” trumpiana, Vance è un conoscitore di quel mondo, e non lo ha mai rinnegato. Fu lo stesso Peter Thiel a presentarlo a Donald Trump, che poi lo ha nominato suo vice. Tra questi due mondi c’è una terra di mezzo che invece dovrà, almeno nel lungo termine, stare al passo e se necessario trasformarsi: il movimento Maga.
Fino a che punto sono accettabili le ingerenze di Musk sulla politica estera?
C’è un gioco delle parti molto chiaro in questo tridente Trump-Musk-Vance: Trump è il monarca assoluto, Musk è l’imperatore e Vance il custode dell’elegia americana. Trump riceve i leader direttamente nella sua residenza a Mar-a-Lago; Elon Musk invece ha il compito di espandere il suo business - che è il più competitivo al mondo - e di occuparsi degli affari imperiali, in particolare nell’appendice occidentale degli Stati Uniti: l’Europa. Staremo a vedere.
Tecnodestra: neologismo vacuo o azzeccato? Ma soprattutto, com'è che si pensava che Bezos e Zuckerberg fossero una tecnosinistra?
In realtà non si è mai parlato, giustamente aggiungo, di “tecno-sinistra” quando i vari guru del Tech sostenevano i democratici americani; com’è sbagliato parlare di tecno-destra ora che prima Peter Thiel e poi Elon Musk si sono pubblicamente schierati e hanno un’influenza di peso nella nuova amministrazione Trump. In una splendida intervista su Dissipatio, Andrea Venanzoni, saggista e professore universitario, dice che la formula più adeguata per descrivere il fenomeno dell’unione tra valori reazionari e libertariani e mondo high tech è “tecno-feudalesimo”. Mi affido alla sua sapienza sul tema, invito a leggerla e a studiare tutti gli autori e le opere che cita, dalle teoriche neocamerali di Curtis Yarvin a Illuminismo Oscuro di Nick Land fino a Democrazia: il dio che ha fallito di H.H. Hoppe.
Perché la gente si è affollata ad annunciare la disiscrizione da X e non da Meta e Amazon?
Ah saperlo! L’ipocrisia è una bolla che forse sta finalmente scoppiando, ed è un bene: si tornerà finalmente a parlare dei fenomeni culturali, sociali e politici, senza il ditino puntato e senza gli “ismi” a silenziare qualsiasi tentativo di confronto.