Tutti, o quasi, parlano ormai del cambiamento climatico e dei suoi effetti. Di quello che sta succedendo adesso e di ciò che potrebbe accadere in un futuro sempre più vicino. L'eco-ansia si diffonde a macchia d'olio, trascinata da politici, attivisti e media, che diffondono il più delle volte un messaggio comune. E non sempre corretto, almeno secondo Bjørn Lomborg, indicato dal Guardian come “una delle 50 persone che potrebbero salvare il pianeta”. L'esperto, presidente del Copenhagen Consensus Center e “ambientalista scettico”, critica le misure costose e inefficaci avallate dai leader mondiali, e critica ancor di più il fatto che nessuno stia ragionando sulle conseguenze indesiderate - a livello economico e sociale, soprattutto per i Paesi più poveri - di queste stesse manovre. La tesi di fondo del libro Falso allarme, edito in Italia da Fazi, è semplice: il cambiamento climatico è un problema molto serio, ma non è la minaccia apocalittica che ci viene raccontata.
In questo bestseller internazionale, che vanta oltre 120.000 copie vendute dell’edizione in lingua inglese, l'autore, basandosi su una rigorosa analisi dei dati scientifici ed economici, riporta alla razionalità il dibattito sull’emergenza climatica, sempre più polarizzato tra catastrofismo e negazionismo, dimostrando in modo convincente che gran parte di ciò che pensiamo al riguardo è sbagliato. Che fare dunque? "La scienza ci dimostra come i timori di un’apocalisse climatica siano infondati. Benché reale, il riscaldamento globale non è la fine del mondo. È un problema gestibile. […] Malgrado le buone intenzioni, se non poniamo un freno al falso allarme climatico attuale, il rischio è che ciò getti il mondo in condizioni peggiori di quelle a cui potrebbe andare incontro”, spiega Lomborg. Secondo cui è fondamentale valutare le politiche per il clima nello stesso modo in cui valutiamo ogni altra politica, in termini di costi e benefici. In questo libro, vengono proposte soluzioni più intelligenti e ragionevoli per affrontare la crisi climatica e rendere il mondo un posto decisamente migliore, anche se leggermente più caldo.
Chi guadagnerebbe dall'eco-ansia? “I media e i social media, perché l’allarmismo e il catastrofismo vendono; i politici che dicono “Il mondo è in pericolo, votate per me e io vi salverò”; il settore delle ONG i cui finanziamenti derivano da chi crede in quelle tematiche”, ha dichiarato l'esperto in un'intervista ai media italiani. Lomborg, inoltre, ha fatto presente che secondo un sondaggio dell’Ocse, il 60% delle persone nei Paesi sviluppati pensa che il cambiamento climatico porterà alla fine dell’umanità. “È assurdo e falso. Il cambiamento climatico è un problema, ma non è la fine del mondo”, ripete l'autore di un volume che ha fatto e continuerà a far discutere. Nell'ultimo capitolo del libro, intitolato "Come risolvere il cambiamento climatico”, Lomborg cita alcune possibili soluzioni sulle quali puntare: la carbon tax, l'innovazione (ciò che serve maggiormente), l'adattamento, la geoingegneria e la prosperità. Basterà tutto questo a placare l'eco-ansia?