Ma le europee e la vittoria delle famigerate e paurose (per alcuni) destre, non doveva cambiare il corso dell’Europa? Beh, a quanto pare è ancora troppo presto per dirlo, bisognerà attendere almeno le prossime votazioni in Francia. Ma c’era una promessa su cui molti automobilisti, e non solo, sembravano contare: lo stop alla transizione ecologica sulla mobilità. Ecco, anche qui bisogna riportare calma piatta. Non è (ancora) successo nulla. Insomma, le auto elettriche continuano a esserci e a far discutere, e soprattutto continuano a “minacciare” i motorizzati del Vecchio continente con quel termine del 2035; che sì, pare esistere ancora. Come esistono ancora le polemiche sul tema, queste infiammate adesso dal vice presidente esecutivo di Pirelli Marco Tronchetti Provera, secondo cui “degli ignoranti ideologizzati stanno creando un danno enorme, perché dobbiamo fare tutto elettrico quando sappiamo benissimo che le materie prime non le abbiamo, le batterie non le abbiamo, l’energia solare non la possiamo raccogliere, se non con i pannelli che vengono non certo dall’Europa” (fonte Ansa), e non è nemmeno la prima volta che il dirigente si scaglia sull’argomento, da lui etichettato come “una follia ideologica”. In precedenza, infatti, aveva lanciato l’allarme sulla scarsa (o nulla) differenziazione energetica. Intanto, però, c’è chi continua ancora a fare affari con il full electric…
Volkswagen, che in questo periodo si trova al centro degli scontri tra Europa e Cina per i dazi sulle auto elettriche (e sui salami), secondo quanto rivelato da la Repubblica, “investirà cinque miliardi di dollari nella società statunitense di veicoli a batteria Rivian, il potenziale rivale della Tesla”. E forse l’instabilità commerciale con il Dragone è stata la causa di questa nuova collaborazione della storica azienda tedesca, visto che, continua il quotidiano italiano, “l’obiettivo è ridurre, sul fronte europeo, le debolezze industriali della casa di Wolfsburg nel campo della mobilità elettrica, soprattutto dal punto di vista del software. L’accesso ai sistemi messi a punto dalla casa di Irvine, in California, dovrebbe ridare rilancio a Volkswagen”. Si tratta di una soluzione che potrebbe letteralmente salvare il brand americano, che “nel primo trimestre del 2024 ha perso più di 1,4 miliardi di dollari”. Insomma, c’è chi critica e c’è chi continua a lavorare sul campo dell’elettrico, ma c’è anche chi ci perde soldi, e molti anche… Bjorn Lomborg, ribattezzato “l’ambientalista scettico”, nel suo libro intitolato Falso allarme ha spiegato come “il catastrofismo climatico ci rende più poveri e non aiuta il pianeta”. Alt, prima di andare avanti qui c’è bisogno di un disclaimer: il ricercatore danese, infatti, non è affatto uno scettico, come si potrebbe pensare, bensì, riporta il Giornale la definizione del Guardian, “una delle cinquanta persone che potrebbero salvare il pianeta”. E dunque, tornando sulla tesi di Lomborg, secondo questo ambiguo, ma forse realista, ambientalista “il riscaldamento è reale, le temperature notturne sono più elevate, le ondate di calore sono in aumento così come le piogge torrenziali. Ma – ha detto in un’intervista rilasciata a il Giornale – i rischi sono ampiamente esagerati: quella diffusa è una favola […] Per esempio, per le ondate di calore muoiono in media quattromila persone l’anno, in Italia […] Ma per il freddo ne muoiono 24mila: sei volte tanto […] Non tutto quello che succede è colpa del cambiamento climatico”. La dichiarazione più curiosa di Lomborg, però, è legata al fatto per cui “il panico ci spinge a spendere moltissimi soldi: circa due triliardi di dollari l’anno – ha rivelato – ovvero duemila miliardi di dollari, quasi per niente. Per tecnologie che non funzionano […] pannelli solari, turbine eoliche, sistemi per auto elettriche, cambiamenti nelle linee di trasmissione e nelle batterie e per tutte quelle collegate alla transizione energetica”. Insomma tutte queste cose secondo Lomborg non solo portano a un immenso spreco di denaro, ma, si legge su il Giornale, “rendono l’energia più costosa”.