Al tribunale di Brescia è in corso la revisione del processo che ha condannato Rosa Bazzi e Olindo Romano come i colpevoli della strage di Erba, nella quale morirono Raffaella Castagna, Youssef Marzouk (bambino di due anni), Paola Galli, e la loro vicina di casa Valeria Cherubini. Una questione aperta da anni e che si è articolata tra confessioni (forse non attendibili), tracce di sangue non rilevate e le voci dei protagonisti, ripresi e intervistati più volte. La Corte di Cassazione, poi, il 3 maggio del 2011 ha attribuito la responsabilità del fatto ai due coniugi. C’è chi come Selvaggia Lucarelli ha sempre sostenuto la loro colpevolezza, ribadendolo anche in queste ultime ore sui social: “Ritengo che tutto quello che sta accendendo sia un enorme spreco di risorse, denaro pubblico, energie. Ma soprattutto sia un grande dolore per le famiglie delle vittime, per i fratelli Castagna ed Elena Frigerio costretti non solo a rivivere lo strazio ma a vedere gli assassini dei loro cari sostenuti da certa stampa e tv”. Inoltre, aggiunge ancora su Instagram, “ora abbiamo anche chi chiama Rosa Bazzi ‘Rosy’. Affettuosamente”. Sono pochi i dubbi di Lucarelli. Su MOW, invece, la criminologa Anna Vagli ha messo in dubbio la sentenza di condanna di Rosa e Olindo, sottolineando come siano molte le cose che non tornano. Vagli si sofferma sulle testimonianze e su come queste (specie se rilasciate dalle vittime) vadano maneggiate con cura. Dopo una prima descrizione dei presunti colpevoli, uomini dalla carnagione olivastra mai visti prima, Mario Frigerio (il testimone principale, in quanto sopravvissuto alla strage) indicò Olindo come il responsabile della strage (dopo cinque giorni), cambiando dunque la prima versione. Questa revisione, secondo la criminologa, potrebbe essere dovuta alle domande del maresciallo Gallorini (che nominò per nove volte Olindo), mentre in questi casi è preferibile “il racconto libero”, ovvero non viziato dalle domande di un’autorità, in questo caso un maresciallo in divisa. Peraltro, Frigerio indicò solo Olindo e non Rosa come il colpevole. Le modalità di arresto della donna, poi, non convincono Anna Vagli, dato che questo avvenne senza prove concrete. Anche le confessioni dei due coniugi lasciano perplessi: Rosa e Olinda, infatti, confessarono solo dopo aver capito di non poter sfuggire dalla giustizia. Dal punto di vista scientifico, invece, le rilevazioni delle tracce non sarebbero sufficienti, sempre secondo Vagli, a condannare i due. Oltre a quelle ritrovate di Valeria Cherubini ritrovate nell’auto di Olindo non sono state ritrovate tracce della coppia sulla scena del crimine. Due persone semi-analfabete sarebbero in grado di compiere un gesto di un’efferatezza simile senza lasciare traccia?
Commentando l’intervista di Beppe Castagna, fratello di Raffella, morta nella strage, rilasciata ad Avvenire, Selvaggia Lucarelli si auspica la chiusura definitiva del caso: “Questa storia va chiusa per sempre, presto e senza più la possibilità di alimentare circhi mediatici”. Non bastano, dunque, queste incertezze ad aprire alla revisione del processo? Anna Vagli non è l’unica a dirsi perplessa sulla condanna di Rosa e Olindo: anche la Iena Antonino Monteleone, infatti, ha indagato a fondo sul caso, sostenendo la necessità di un passo indietro della magistratura (a questo proposito lo abbiamo intervistato). Ma la Lucarelli non ha dubbi e chiama in causa la mediaticità del processo: “Ritengo anche che questa vicenda racconti molto più che una strage. Racconta la pericolosità del condizionamento mediatico quando interviene non solo sull'opinione pubblica, non solo sulla riabilitazione di feroci assassini, ma anche su sentenze definitive (sì, i magistrati possono sbagliare, ma non è questo il caso)”. Eppure, in una situazione in cui sono diversi, sembra, i punti poco chiari, la riapertura del caso sembra quantomeno auspicabile.