Solo un Draghi ci può salvare. Sembra questa la voce unanime, con poche occasionali dissonanze, che proviene dal mondo politico e istituzionale italiano e da alcuni leader internazionali. Mario Draghi, in un'Europa incerta, politicamente, geopoliticamente ed economicamente, rappresenta continuità, stabilità, per quanto possibile, decisione e fermezza. Abbiamo chiesto all’economista Carlo Cottarelli, che conosce molto bene Draghi, di analizzare il suo profilo politico e di civil servant. Una storia che si è sviluppata tra due continenti e un notevole e prestigiosissimo numero di incarichi, dal Mit, all'Iri, a Bankitalia, alla Bce, fino alla presidenza del Consiglio. Ma qual è la vera fisionomia di Draghi E quali le sue prospettive? Per dirla con i greci antichi: qual è il suo carattere e qual è il suo destino?
Che cosa rappresenta il discorso che ha fatto Draghi sull’Europa? Non rischia di sembrare un'ipoteca troppo sicura al ruolo di presidente della Commissione Europea?
Draghi ha espresso il suo punto di vista riguardo quello che sta facendo l'Europa e non credo abbia altre considerazioni in mente. Ha fatto un discorso molto forte perché c'era bisogno di fare un discorso del genere. Siamo in un’Europa in cui ancora predominano gli interessi nazionali e quello che ha detto lui è fondamentale, per cui non credo che abbia alcuna conseguenza sui futuri incarichi che potrà avere.
Quanto è stata importante la sua formazione e i ruoli che ha rivestito?
Ha una formazione inizialmente accademica, perché è stato professore universitario all'università di Firenze. Poi da lì si è mosso nell'area della policy, con l'esperienza internazionale alla Banca Mondiale e poi occupando le principali posizioni che un civil servant può occupare nella sua carriera. È stato direttore generale del Tesoro, governatore della Banca d'Italia e da lì è andato alla Banca Centrale Europea. Ha svolto la sua carriera ai massimi livelli. Poi c'è stato il passaggio politico con la presidenza del Consiglio. Ma la sua natura è quella di un civil servant, non di politico.
La sua caratteristica principale?
Ha un senso molto forte di quello che è realizzabile da un punto di vista pratico. Sa cosa è possibile fare, ed è per questo che riesce a mettere in pratica le cose. C'è una grande concretezza in lui, abbinata però al tempo stesso a una visione di lungo periodo.
Gli stati sono formati da una dimensione molto veloce che è quella della politica e quella più lenta, dei deep state, con tempi diversi. Draghi è espressione di questa seconda cosa. In una fase di isterismo della politica che cosa significa l'uomo Draghi?
Sono allergico al termine deep state, perché lo trovo abusato e fa pensare a qualche complotto internazionale. Diciamo che c'è un livello politico è un livello più stabile, rimane al di là dell'oscillazione dei politici, per cui Draghi appartiene a questa categoria.
Possiamo definirlo l'uomo della continuità?
È un uomo concreto che semmai capisce quando e come le cose devono essere cambiate.
Draghi è ben visto anche da questo governo?
Seguendo le dichiarazioni che sono state fatte su di lui, mi sembra che tutti si siano complimentati. L'unico che mi sembra non abbia elogiato Draghi è stato Salvini, ma in generale nella destra c'è un grande apprezzamento per il lavoro di Draghi.
Uno dei prossimi step potrebbe essere quello di Presidente della Repubblica?
Lo vedrei benissimo anche in quel ruolo. Bisognerà vedere che cosa succede dopo le elezioni europee.