Dopo anni di stabilità apparente, il settore bancario italiano è tornato al centro della scena con una serie di operazioni strategiche che promettono di ridisegnare gli equilibri finanziari, come ha scritto anche Luca Gualtieri su Milano Finanza. La svolta è arrivata a settembre 2024, quando Unicredit ha annunciato l’acquisto del 9,5% di Commerzbank, avviando una scalata che ha portato il gruppo italiano a un potenziale 28% del capitale del colosso tedesco. Nel frattempo, Banco Bpm ha lanciato un’opa da 1,58 miliardi su Anima, seguita dalla privatizzazione di Monte dei Paschi di Siena da parte del Tesoro, che ha collocato il 15% delle quote sul mercato. Tra i nuovi azionisti spiccano Banco Bpm, Anima, Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin.
A novembre, Unicredit ha sorpreso ancora con un’ops (offerta pubblica di sottoscrizione) da 10,1 miliardi su Banco Bpm, un’operazione controversa che ha sollevato polemiche e la minaccia del Golden Power da parte del governo. Nonostante le tensioni, il gruppo guidato da Andrea Orcel ha continuato a consolidare la sua presenza in Germania, salendo al 28% potenziale di Commerzbank attraverso equity swap strategici. Queste manovre riflettono un bisogno sistemico di consolidamento, motivato dalla riduzione dei margini di interesse con il taglio dei tassi Bce e dalla necessità di diversificazione delle entrate. L’M&A (Mergers and Acquisitions) non è un fenomeno esclusivamente italiano: in Europa, Bbva e Bnp Paribas hanno avviato operazioni simili, evidenziando una tendenza al rafforzamento delle gestioni patrimoniali.
Tuttavia, il processo di integrazione paneuropea rimane ostacolato dalla mancata Unione Bancaria e dalle resistenze nazionali. In Germania, la scalata di Unicredit è stata definita dal cancelliere Olaf Scholz un "atto ostile", mentre in Italia le dinamiche locali sono complicate dalla competizione tra attori come Caltagirone, Delfin e lo stesso Tesoro, impegnato a sostenere la nascita di un terzo polo del credito. Intesa Sanpaolo, per ora, osserva dalla finestra, ma il suo Ceo Carlo Messina ha dichiarato sostegno al consolidamento, lasciando aperta la possibilità di future mosse strategiche. Con queste premesse, il 2025 promette di essere un anno cruciale per il risiko bancario, con possibili nuovi sviluppi che coinvolgeranno i principali attori del settore.