Nel grande risiko bancario italiano ed europeo, le pedine si muovono con tattiche da pokeristi esperti, tra rilanci, bluff e avvertimenti neanche troppo velati. Da una parte c’è Banco Bpm, che con un voto plebiscitario ha deciso di alzare la posta su Anima, portando l’offerta da 6,2 a 7 euro. Dall’altra, c’è Unicredit, con il suo amministratore delegato Andrea Orcel, che di certo non è il tipo da farsi sorprendere con le carte scoperte. Il problema? Questo rilancio potrebbe far saltare l’ops (offerta pubblica di scambio) lanciata da Unicredit su Banco Bpm, perché il deal con Anima rischia di compromettere la solidità patrimoniale della banca milanese. E Orcel lo ha detto chiaro e tondo: “Se rilanciate su Anima senza il Danish Compromise, la nostra ops potrebbe decadere” (Milano Finanza).
Il risultato? Piazza Meda ha deciso di “vedere” il bluff di Piazza Gae Aulenti, con il 97,6% dei voti favorevoli al rilancio. Una mossa che potrebbe avere due effetti: bloccare il tentativo di Unicredit di conquistare Banco Bpm o costringere Orcel a un rilancio doppio. Quest’ultimo, uomo di numeri prima ancora che di finanza creativa, deve però far quadrare i conti senza intaccare la politica di remunerazione agli azionisti e senza compromettere la sua solidità di capitale, soprattutto con partite ancora aperte come Commerzbank e Generali.
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Il risiko si complica: UniCredit tra Italia e Germania
Come se non bastasse la sfida su Banco Bpm, Unicredit ha un altro fronte caldo in Germania, dove sta cercando di acquisire Commerzbank, ma si è trovata davanti a una resistenza che, più che diplomatica, sembra essere diventata una questione di orgoglio nazionale. Il presidente del comitato aziendale di Commerzbank, Sascha Uebel, ha dichiarato senza mezzi termini alla Dpa che la banca tedesca renderà il percorso di Orcel “il più fangoso e profondo possibile” (Il Giornale). Un messaggio inequivocabile: l’acquisizione non sarà una passeggiata.
Il problema non è solo la dirigenza della banca, ma anche il governo tedesco, che ha definito la mossa di Unicredit una “scalata ostile”, dopo che l’istituto italiano ha acquisito prima il 4,5% di Commerzbank direttamente dallo Stato e poi un altro 4,5% attraverso operazioni di mercato. Oggi, Unicredit ha una posizione potenziale del 28%, e aspetta solo il via libera della Bce per arrivare al 29,9%, soglia massima prima di dover lanciare un’opa obbligatoria.
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La partita di Orcel: strategia o trappola?
Andrea Orcel, banchiere tra i più abili e spietati d’Europa, si trova ora in una posizione delicata: rilanciare su Banco Bpm, rischiando di esporsi troppo, o restare fermo, lasciando che l’operazione gli sfugga di mano? L’ipotesi più probabile è un rilancio mirato, con due opzioni: una proposta più alta se Banco Bpm otterrà il Danish Compromise, oppure un’offerta più bassa in caso contrario. In ogni caso, Unicredit dovrà dimostrare che l’operazione ha senso dal punto di vista industriale e non è solo una guerra di posizione.
Nel frattempo, il mercato osserva e specula: gli investitori hanno fiutato la possibilità di un rilancio, con alcuni fondi che hanno iniziato a vendere Unicredit e comprare Banco Bpm, nella speranza di un profitto rapido. Ma l’epilogo di questa storia è ancora lontano. Una cosa è certa: in questa partita il banco non ha ancora vinto. E il risiko bancario è appena iniziato.
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