Andrea Orcel, il banchiere più ambizioso d’Europa, è a un bivio. La sua UniCredit è impegnata su tre fronti: la scalata a Commerzbank in Germania, la partecipazione strategica in Generali e l’offerta su Banco Bpm. Tre operazioni colossali, ma tutte a rischio di ostacoli politici, resistenze di mercato e giochi di potere ai massimi livelli finanziari.
La scalata Commerzbank e il veto di Berlino
L’operazione più ostica, forse, è la scalata a Commerzbank. UniCredit ha già acquistato il 9,5% della banca tedesca e ha sottoscritto derivati per salire fino al 28%, ma manca il via libera della Bce. Il problema? Il futuro nuovo governo tedesco, guidato verosimilmente da Friedrich Merz, non vede di buon occhio l’acquisizione. Il cancelliere in pectore ha definito la mossa di UniCredit «estremamente ostile» e un «segnale devastante per la stabilità della Germania come centro industriale» (Milano Finanza). Berlino teme che mettere una banca cruciale come Commerzbank nelle mani di un istituto italiano possa indebolire il sistema finanziario tedesco, già sotto pressione dopo la crisi energetica e il rallentamento dell’export.
Eppure, Orcel ha le carte in regola per trasformare l’ostacolo in un’opportunità. La quota in Commerzbank vale oggi 2,24 miliardi, con una plusvalenza di oltre 700 milioni di euro. Se la scalata dovesse rivelarsi impossibile, UniCredit potrebbe ritirarsi con un guadagno sostanzioso e reinvestire altrove, magari rafforzando la sua posizione in Generali o accelerando su Banco Bpm.
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Il ruolo di UniCredit nella battaglia per Generali
Se la partita tedesca è complicata, quella italiana non è meno intensa. UniCredit ha superato il 5% del capitale di Generali, ufficialmente come «partecipazione finanziaria», ma il mercato non è convinto. Secondo Milano Finanza, la mossa potrebbe servire a pesare nel rinnovo del ceo Philippe Donnet all’assemblea dell’8 maggio, oppure a preparare una vera e propria scalata al Leone di Trieste.
L’incontro tra Donnet e Orcel nella torre UniCredit di Milano ha fatto capire che i due stanno studiando il da farsi. Donnet vuole il sostegno della banca nel braccio di ferro con il fronte Caltagirone-Delfin, che punta a ribaltare la governance della compagnia. Se UniCredit decidesse di schierarsi, il suo peso potrebbe essere decisivo per chiudere i conti e blindare il comando di Donnet. Ma se invece il vero obiettivo di Orcel fosse creare il primo colosso europeo della banca-assicurazione? Con un’operazione di M&A, UniCredit potrebbe portarsi in casa un gigante con 850 miliardi di masse gestite e una posizione dominante in Europa.
Banco Bpm: l’accelerazione di UniCredit
Mentre si gioca la partita su Commerzbank e Generali, UniCredit ha anche anticipato al 27 marzo l’assemblea per il voto sull’aumento di capitale necessario per l’offerta su Banco Bpm, inizialmente prevista per il 10 aprile. La scelta di accelerare mostra la fiducia del management nel deal e la convinzione che la Bce darà il via libera prima del previsto. Ma non è solo questione di tempistiche: anticipare l’assemblea significa anche cercare di mettere pressione al governo, che deve ancora esprimersi sul Golden Power.
L’offerta su Banco Bpm, valutata 10,1 miliardi, si scontra però con un mercato sempre più scettico. Milano Finanza riporta che Deutsche Bank ha alzato il target price di Banco Bpm a 10,50 euro per azione, ben sopra i 6,657 euro dell’offerta di UniCredit. Questo significa che gli azionisti potrebbero rifiutare l’offerta, aspettandosi un rilancio.
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Le prossime settimane saranno decisive per Orcel. Il 28 febbraio ci sarà l’assemblea di Banco Bpm su Anima, il 27 marzo quella di UniCredit, e l’8 maggio quella di Generali. Le operazioni messe in campo dal ceo di UniCredit hanno tutte il potenziale per trasformare la banca in un colosso europeo, ma la politica e il mercato potrebbero mettergli i bastoni tra le ruote.
Il punto chiave sarà il voto dei grandi fondi internazionali. Finora, Orcel ha goduto del loro sostegno grazie alla crescita spettacolare del titolo UniCredit (+83,5% in un anno), alle generose politiche di dividendi e alla promessa di una strategia ambiziosa. Ma i fondi vogliono certezze. E se dovessero iniziare a dubitare della capacità di UniCredit di portare a termine queste operazioni, la fiducia potrebbe incrinarsi.
L’esito di questa partita definirà il futuro di UniCredit e di Andrea Orcel. Riuscirà il banchiere a navigare tra le resistenze politiche e le sfide di mercato, trasformando la banca in un gigante europeo? Oppure dovrà fare marcia indietro, rinunciando a parte delle sue ambizioni? La risposta arriverà nei prossimi mesi, e il verdetto sarà scritto nei bilanci, nei consigli di amministrazione e nei movimenti di Borsa.
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