I corridoi della finanza meneghina ribollono di indiscrezioni. Secondo Dagospia, l’incontro tra Philippe Donnet, amministratore delegato di Generali, e Andrea Orcel, numero uno di UniCredit, potrebbe essere il preludio a un’alleanza con Mediobanca di Alberto Nagel. Un patto strategico per arginare le ambizioni di Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin di Leonardo Del Vecchio, che puntano a ribaltare l’assetto del Leone di Trieste.
L’idea suggerita da Dagospia è che i “tre caballeros” – Donnet, Orcel e Nagel – possano orchestrare una manovra che, con un colpo solo, rafforzi sia Generali che Mediobanca, con UniCredit a fare da ago della bilancia. Conoscendo la spregiudicatezza di Orcel nelle grandi operazioni, la vera domanda sarebbe: cosa potrebbe ottenere UniCredit in cambio di un appoggio a Donnet?
Ma se Dagospia sussurra di alleanze segrete, la Repubblica preferisce attenersi ai fatti documentati: venerdì 14 febbraio, Donnet è effettivamente salito al 28º piano della torre UniCredit in Piazza Gae Aulenti, a Milano, per incontrare Orcel. Un meeting che arriva a un mese dal rinnovo del cda di Generali, in cui Donnet punta a un quarto mandato dopo nove anni al vertice. Il vero nodo è la recente scalata di UniCredit in Generali, con una partecipazione che ha superato il 5%, guadagnando a Orcel un posto al tavolo delle grandi decisioni.
Secondo l’analisi de la Repubblica, il 5% in Generali consente a UniCredit di decidere se sostenere la lista di Mediobanca, che confermerebbe Donnet alla guida, oppure schierarsi con Delfin-Caltagirone, pronti a rivedere l’accordo tra il Leone e i francesi di Axa. Tuttavia, il primo a dover muovere le pedine sarà il governo Meloni, che entro metà aprile dovrà esprimersi sull’Ops di UniCredit su Banco Bpm attraverso il Golden Power. Solo dopo, l’8 maggio, si voterà per Generali. Se l’operazione Banco Bpm dovesse naufragare, Orcel potrebbe essere tentato di virare su Mediobanca, rafforzando così l’asse con Donnet. Il prezzo? Nuove intese sulla bancassurance tra UniCredit e Generali.

Secondo il Corriere della Sera, Mediobanca sta preparando la sua lista di maggioranza per le elezioni di Generali. La candidatura di Donnet è assicurata, così come quella del presidente Andrea Sironi, ma la vera sfida sarà il peso degli indipendenti e la possibilità di inserire un dirigente di Mediobanca per consolidare a equity il 13,1% che Piazzetta Cuccia possiede nel Leone. Delfin e Caltagirone, invece, potrebbero optare per una “lista corta” con sei nomi strategici, evitando lo scontro frontale del 2022 e aspettando di vedere gli sviluppi dell’ops di Mps su Mediobanca.
Già, perché come sottolinea il Corriere, se Mps dovesse riuscire nel takeover su Mediobanca – con il sostegno di Delfin, Caltagirone e Banco Bpm – si verificherebbe un ribaltamento del potere: Mps controllerebbe Mediobanca, che a sua volta possiede il 13,1% di Generali, consentendo a Caltagirone di riprendere in mano il Leone. Un colpo da maestro, che però passa per una strada piena di ostacoli.

Cosa fa Intesa?
Intanto, come evidenziato da La Stampa, c’è chi preferisce rimanere fuori da questo risiko. Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, ha preso le distanze da qualsiasi coinvolgimento: “Questo risiko è caotico e confusionario. Noi staremo fuori, non siamo interessati”. Il suo focus è sul risparmio gestito: “Gestiamo 1.400 miliardi, mentre Generali 200 miliardi. Siamo il vero pilastro nazionale”. E proprio mentre ribadiva la sua estraneità alla battaglia in corso, il titolo Intesa Sanpaolo ha superato gli 80 miliardi di capitalizzazione, confermandosi la banca più solida del Paese.
Nel frattempo, sul fronte del risiko bancario, le tensioni tra UniCredit e Banco Bpm si fanno incandescenti. Secondo La Stampa, Banco BPM starebbe valutando un nuovo esposto in Consob contro UniCredit, accusata di influenzare il mercato e gli azionisti in vista dell’assemblea del 28 febbraio, che dovrà decidere sull’acquisizione di Anima Holding.
L’amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel, ha già minacciato di ritirare l’offerta su Banco Bpm se quest’ultimo dovesse rilanciare su Anima senza ottenere il Danish Compromise, ovvero la mitigazione dell’assorbimento di capitale. Banco Bpm non ci sta e replica che i numeri diffusi da UniCredit non sono corretti e che la solidità dell’istituto non è in discussione. Un braccio di ferro che potrebbe avere ripercussioni sul risiko più grande, quello che ruota attorno a Mediobanca e Generali.
Alla fine, il futuro della finanza italiana potrebbe decidersi con una partita incrociata. Se l’ops di UniCredit su Banco Bpm fallisce, Orcel potrebbe stringere ancora di più i rapporti con Donnet e Nagel, mentre Delfin e Caltagirone aspettano l’esito dell’ops su Mediobanca per puntare alla corona del Leone.
L’8 maggio si avvicina e gli equilibri sono tutt’altro che definiti. Alla fine, chi avrà in mano Generali potrebbe avere in mano il destino della finanza italiana.

