“Mi chiamano guerriera? Sì e non mi piace. Mi sento più una archivista che cerca di mettere ordine nel caos”. Eleonora Giorgi è ricoverata in una clinica romana. Più di un anno fa le è stato diagnosticato un tumore al pancreas, con metastasi al cervello. “Dopo l’ultima crisi di tre settimane fa il mio oncologo ha deciso di ricoverarmi. Mi sono ritrovata da sola in casa, di notte, a urlare, in preda ai dolori. Qui ho recuperato le forze”, ha detto. L’attrice si sta sottoponendo alla terapia del dolore, non riesce a fare “più di dieci passi”, “ho un’ampolla al collo e l’ossigeno: mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile. Ogni giorno è un regalo”. Ma come si trova il modo di stare bene? “L’amore dei miei figli: gli infermieri mi dicono non è scontato. Mi raccontano di quarantenni spaventati davanti ai genitori gravemente malati. Non lasciate solo chi soffre, soprattutto di domenica, il giorno più triste”. Il momento più difficile, invece, è “La notte, che passo sveglia. Nel silenzio mi sento su un’altalena, sospesa. Non sono spaventata: ho avuto molta più paura di vivere. La vita a volte è crudele. Trovarsi nella consapevolezza della morte ti fa analizzare le cose in modo diverso. Mentre dormo, adesso sogno. Prima non succedeva”. E dai sogni derivano ricordi, una volta sveglia, anche quelli dolorosi, come “la scomparsa di Alessandro Momo, il mio primo fidanzato. E le droghe: oggi, quando mi sedano, quelle sostanze in parte le riconosco”.
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“Le mie giornate? In una piccola Guantanamo, come la chiamo scherzando: tre cicli di terapie, dalle 7 del mattino alle 7 di sera. Poi il silenzio”, ha detto ancora Eleonora Giorgia al Corriere della sera, “Mi ha fatto compagnia Sanremo e ringrazio Bianca Balti per avermi ricordata. Le auguro di guarire presto, fa male vedere una donna giovane soffrire”. L’attrice sta comunque cercando di rispettarsi: “La mia pancia e le mie gambe sono gonfie, ma ogni giorno metto il fard e il cappellino, ho anche una spazzola per i capelli, anche se sono di un centimetro”. E per questo “ricevo complimenti per la mia eleganza in pigiama”. Andrea Rizzoli, suo figlio, scrisse nel libro Non ci sono buone notizie che Giorgi non si voleva curare: “Quando ho capito la gravità ho detto ai miei figli che non volevo accanimenti terapeutici: Paolo mi ha fissato sconvolto. Senza di loro forse avrei rinunciato: dopo la prima chemio ho passato una notte abbracciata al water”. Nonostante la malattia, ci sono stati anche momenti felici come i viaggi a Milano per le cure e le grandi compere all’Esselunga “temendo il cibo degli ospedali”; quando il “nipotone” Gianluca ha “smontato la finestra di un hotel per liberarmi dall’aria condizionata. E poi c’è stato il matrimonio di Paolo e Clizia, con la musica di Patty Pravo. Da giovanissima ho finto di essere lei e ho cantato, ai passeggeri di un treno, Tripoli ‘69”. Eleonora Giorgi non si è mai chiesta “perché a me”, dato che non se lo è domandata nemmeno per le cose belle come “Il David di Donatello, l’amore di Angelo, quello di Massimo”.
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Pur non essendo religiosa, “ho il senso del divino. La mia anima è pronta a essere portata via con il vento. La vita per me ha un senso magico”. E per il dopo: “Vorrei riabbracciare la mia cagnolina Klari, spero venga di corsa incontro a me. Poi mia nonna e Angelo. E i due brevi amori napoletani, Pino Daniele e Massimo Troisi”. La vecchia vita, invece, è lontana; quella delle “liti per i parcheggi, per le piccole e grandi eredità, le discussioni tra fratelli, quelle tra suocera e nuora, sono vita sprecata. Capisco più anche i miei figli: sono incolpevole, ma ho fatto subire loro ‘la Giorgi’, una mamma presa d’assalto per un autografo”. Cosa ama? “L’armonia: la mia stanza sembra una biblioteca in ordine”. Cosa odia? “L’ignoranza aggressiva”. L’intervista si chiude con una riflessione: “Non sono saggia, sono alle prese con un naufragio e cerco di gestirlo. Ma in fondo sono così matta che spero ancora in un miracolo. Se succederà correremo dal Papa e chiederemo spiegazioni”.
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