La finanza italiana è uscita dal letargo. Quella che un tempo veniva definita con malcelata ironia la "foresta pietrificata" è oggi un giardino tropicale in fermento, rigoglioso, pulsante di nuove alleanze, sfide di potere e partite a scacchi tra i grandi player del capitale. Benvenuti nella primavera del risiko, una stagione di assemblee, aumenti di capitale e strategie incrociate che promette di ridisegnare il volto del capitalismo tricolore.
Come spiega il Corriere Economia, «si scalda il clima della primavera del risiko» e il mese di aprile è il vero epicentro di questa rinascita. Gli appuntamenti sono molteplici, ma due in particolare si stagliano per importanza e portata: l’assemblea del Monte dei Paschi di Siena (17 aprile) e quella delle Assicurazioni Generali (24 aprile). E come in ogni dramma degno di Shakespeare, i protagonisti non mancano: ministeri, banche d'affari, dinastie imprenditoriali, fondi e investitori istituzionali. Tutti pronti a muovere le proprie pedine.
Siena: la sfida di Lovaglio
A dare fuoco alle polveri è il Monte dei Paschi di Siena. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha lanciato lo scorso 24 gennaio un’Ops, cioè un’Offerta Pubblica di Scambio, su Mediobanca. Il piano è ambizioso: acquisire il controllo della storica banca d’affari milanese. Ma per farlo occorre un primo passo fondamentale: un aumento di capitale che dovrà essere votato dall’assemblea del 17 aprile. Per essere approvato, servirà il favore dei due terzi dei voti presenti.
Il conto è presto fatto: anche contando sul sostegno dei tre principali azionisti – il Ministero dell’Economia e delle Finanze (11,7%), il gruppo Caltagirone (8%) e Delfin (9,78%) – Lovaglio parte da un 30% abbondante, cui si aggiungono Banco Bpm (5%) e Anima (4%). Ma il risultato resta appeso all’adesione di fondi e investitori istituzionali. Come nota il Corriere Economia, «il quoziente varierà in funzione dei soci presenti in assemblea». Una matematica del potere che trasforma ogni assenza in una potenziale svolta.

Generali e l’incognita governance
Una settimana dopo, a Trieste, si terrà un’assemblea ancora più delicata: quella delle Assicurazioni Generali, il vero "salvadanaio degli italiani", viste le enormi masse di risparmio gestite. Qui la posta in gioco è la composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione, ma la battaglia è tutta politica. Mediobanca, primo azionista, propone una lista con il presidente uscente Andrea Sironi e l’ad Philippe Donnet. Dall’altra parte, Caltagirone e Delfin sostengono una lista alternativa. Nessun presidente, nessun ad: un gesto eloquente, quasi una dichiarazione di guerra.
La nuova normativa sulla cosiddetta "lista del Cda uscente" – un meccanismo che consente al board di proporre direttamente i propri successori – ha complicato ulteriormente il quadro. Il rischio? Un’assemblea senza una maggioranza chiara, uno stallo che paralizzerebbe la governance della compagnia. In un sistema dove l’equilibrio è tutto, questo è uno scenario da incubo.
A rendere la partita ancora più intrigante ci pensa Andrea Orcel, ad di Unicredit, che con una quota del 5% (più un possibile 4% "ombra") è «il vero ago della bilancia». Se deciderà di intervenire, potrà spostare gli equilibri, magari riequilibrando il fronte Assogestioni, dove la presenza di Intesa Sanpaolo – storica rivale di Unicredit – è tutt’altro che neutrale. E se Generali non si sposerà con Natixis, come si vocifera, Intesa potrebbe puntare a formare un colosso del risparmio proprio con la compagnia triestina. Una mossa da fantafinanza? Forse. Ma i precedenti, nel risiko italiano, non mancano.

Banco Bpm, la mossa da 13 miliardi
A chiudere questo trimestre esplosivo è la mossa di Unicredit, che il 28 aprile vedrà partire a tutti gli effetti la sua Ops da 13 miliardi su Banco Bpm. Un’operazione titanica che potrebbe ridefinire la mappa bancaria italiana. Le autorità europee osservano con attenzione, ma qui entra in scena il cosiddetto Golden Power, il potere del governo italiano di bloccare acquisizioni considerate strategiche. Tuttavia, questo scudo si attiva solo in caso di compratori stranieri. E Unicredit è italianissima.
Unicredit, del resto, ha una ferita aperta: la vendita di FinecoBank sotto la gestione Mustier. Una mossa oggi ritenuta affrettata. Recuperare terreno nel risparmio gestito è un obiettivo strategico, e nel mirino potrebbe esserci Banca Generali, il “gioiellino” del Leone. Un tempo vicina a Mediobanca, oggi potrebbe finire nell’orbita di Orcel.
Come finirà? Il grande gioco è appena cominciato
Difficile, oggi, prevedere come si concluderà questo risiko. Ma una cosa è certa: il capitalismo italiano è in movimento. Il calendario è fittissimo, e ogni data è una trappola o un’opportunità. «Il mondo della finanza italiana, che chiamavano foresta pietrificata, si è trasformato in una foresta tropicale», conclude il Corriere Economia, «rigogliosa e ricca di nuove specie».
La primavera è arrivata, e con essa la resa dei conti. Prepariamoci a tre mesi ad altissima tensione, tra voti, alleanze, veti e strategie. Perché in questa partita, ogni pedina può diventare regina.
