Vauro Senesi è l’ultimo comunista-comunista rimasto in Italia. Il raddoppio del termine sta a significare che l’autore di satira, le cui vignette sul Fatto Quotidiano e su Servizio Pubblico di Michele Santoro spesso suscitano contestazioni feroci, non è uno di quei seguaci di Marx che ingentiliscono ed edulcorano il proprio utopicissimo ideale annacquandolo in qualche formula piaciona, o che rinnegano il proprio passato in modi più o meno felpati. No, è proprio comunista e basta. E fin qui, si sapeva. Ma nell’intervista che segue sostiene anche che l’attuale sinistra, o sedicente tale, non ha neppure uno che si salvi, a differenza della destra che uno ce l’aveva, almeno all’anno scorso. Dice che la segretaria del Pd, Elly Schlein, è in sostanza una tardo-berlusconiana (sic). Afferma che sì, festeggia pure lui ovviamente la scarcerazione definitiva di Patrick Zaki, ma non si unisce al coro fingendo di non sapere a quale prezzo sia stata ottenuta. Prende le distanze dalla sinistra “radicale” rimasta fuori dal parlamento, avendo anche lui scelto il primo vero partito italiano: gli astenuti, come lui. Dichiara di dover rimpiangere i cari vecchi ladri della Prima Repubblica, che quanto meno avevano una loro grandezza. E promette di divertirsi al processo per diffamazione che dovrà sostenere con imputazione coatta, dopo essere stato denunciato da Fratelli d’Italia (per la precisione, dal responsabile comunicazione e legale rappresentante Roberto Mele). Intanto, dopo averci intimato di dargli del tu altrimenti la conversazione si sarebbe immediatamente interrotta, è in vacanza. Non a New York, capitale del “Satana americano”, come in passato avrebbe fatto secondo Luigi Mascheroni che sul Giornale gli ha dedicato un ritratto dei suoi.
Da dove ci parli in questo momento, Vauro?
Sono a Brunico, che è molto lontano da New York. Che io passi le vacanze a New York è frutto della sua sfrenata fantasia.
Ma negli Stati Uniti ci sei mai stato?
Io sono stato due volte nella vita negli Stati Uniti, la più recente risale a nove anni fa. Che devo dire? È un esempio dello splendido giornalismo italiano.
E la prima volta?
La prima prima, ero giovane e iscritto al Pci, e infatti mi negarono il visto.
Neanche un problemino di coscienza ti porrebbe, fare le ferie nella città di Wall Street?
E perché mai? Non sono mica razzista! Mi può stare sui coglioni e mi sta sui coglioni il governo americano, ma il popolo americano non m’ha fatto nulla. Ma poi, lo stesso Giornale ha scritto che starei su un superattico con vista sul Colosseo, che sono milionario, e che ho una villa a Capalbio. Tant’è che dissi di darmi l’indirizzo che ci sarei andato volentieri.
Non hai pensato di querelare?
C’avevo pensato in effetti, ma poi l’avvocato mi ha detto che darmi del milionario non è un insulto (ride).
Ma quindi non sei anti-americano.
No no, sono anti-americano. Ma nel senso che sono contro le politiche americane. Non ce l’ho con il singolo americano, non è che se lo incontro gli sputo addosso.
È stato scritto che vendi pure le vignette a 130 euro l’una sul sito Etsy.com.
Sì, certo, sono opere d’ingegno originali. Se vuole comprarle Mascheroni gliele vendo al doppio.
A proposito di soldi: da comunista, il tuo rapporto con i soldi, qual è?
Io non ho mai capito perché i comunisti debbano essere l’equivalente dei frati francescani. Sì, mi pare ci siano molti punti in comune con la religione cristiana, ma non siamo ancora monaci, ecco. Non abbiamo fatto voto di povertà. Ora, io non sono ricco, ma nemmeno povero, insomma. E devo dire che sono anche contento di non essere povero. Sono contento di poter mantenere i miei figli, e sono contento di essere fra quelli che a fine mese ci arrivano. Purtroppo ad arrivarci sono sempre in meno, in questo periodo.
La critica “pauperista” muove dall’idea che il comunismo porterebbe alla povertà, anzi, è sinonimo di povertà.
Per loro. Il comunismo per me è sinonimo di giustizia sociale, di uguaglianza, di equità economica. Tutto l’opposto. Sono i ricchi a creare la povertà, o meglio la politica della finanza, delle grandi banche e dei politici a loro asserviti, di destra e di buona parte di quelli che si dichiarano di centrosinistra, sono tutti questi a creare i poveri.
Il comunismo, però, quando è stato realizzato non è che sia andato molto bene, eh.
Assolutamente sì. Ma possiamo anche vedere come sta andando con il capitalismo realizzato: tre quarti dell’umanità che muore di fame, disastro climatico e guerre.
Ho letto da qualche parte che la satira si scrive sotto incazzatura, e non sotto dettatura. Qual è la cosa che ti fa più incazzare, oggi, mese di luglio dell’anno domini 2023?
Il livello di mediocrità della classe politica di questo Paese, tutta. E mi deprime il livello di arroganza pari a quello dell’ignoranza, una miscela puzzolente. Quando morì Vincino, che per me era un fratello, feci una vignetta dal titolo “Ciao Vincino, abbiamo disegnato insieme i grandi mostri, mi lasci solo con i mostriciattoli”.
Però, bisogna dire che la miscela di cui parli è vecchia come il mondo.
Sì, ma qualche mese fa ho incontrato Cirino Pomicino.
Addirittura.
Sì, e guarda che sta parlando un comunista, eh.
E quindi?
Gli ho detto: “Cirino, senti, lo dico senza ironia: in confronto a questi, tu sei un grande statista”. Perché qua ormai ti fanno rimpiangere i grandi ladroni della Prima Repubblica, che saranno stati dei ladroni, ma un minimo di cultura politica ce l’avevano, un minimo senso dello Stato ce l’avevano. Qui siamo alla Santanché ministra del Turismo che aveva un conflitto d’interessi gigantesco, al di là delle vicende giudiziarie attuali. Avevamo un certo Di Maio ministro degli esteri, che prima parlava di Pinochet come il dittatore del… Venezuela.
Certo che rimpiangere l’ipocrisia democristiana del passato non è il massimo.
Assolutamente sì. Perché l’ipocrisia di questi di oggi è rozza, quella dei democristiani era gesuitica, più sottile, più fine. C’era più gusto a far satira, perché lì c’era il bisogno di svelare le loro contraddizioni. Hai presente la favola del re nudo, no? Loro pensavano di essere re vestiti. Questi sono nudi, se ne vantano e scodinzolano anche con quel che hanno lì davanti.
Rimpiangi anche Silvio Berlusconi, di cui elogiasti le idee controcorrente sulla guerra in Ucraina?
Non lo avrei mai detto, ma sì. Sai cos’è? Quando si va a votare, tocca sempre votare il meno peggio. Solo che il meno peggio è sempre peggio del meno peggio di prima. Purtroppo, il freno a questa discesa è oggi l’astensione. È l’astensione il primo partito italiano, non il partito della Meloni.
Tu ti sei astenuto alle ultime elezioni?
Purtroppo, sì. È la prima volta che mi astengo. Non me ne vanto, ma è stata una scelta quasi obbligata. C’è una tale crisi di rappresentanza che investe le istituzioni, e questi manco se ne accorgono. O fanno finta di non accorgersene. I partiti, tutti, rappresentano solo gli interessi delle fasce più abbienti. Da luoghi di progetto e opinione sono diventati delle agenzie di affari e affarucoli più o meno onesti.
Ma nemmeno un voto d’opinione a formazioni di sinistra come Unione Popolare di De Magistris, per esempio, ti sei sentito di dare?
No, non me la son sentita. Per me la questione della guerra è stata dirimente. La maggior parte degli italiani, almeno stando ai sondaggi quando ancora si facevano fare su questo tema, è contraria all’invio di armi all’Ucraina. Non c’è un partito che si sia detto contrario, a parte i 5 Stelle che per fortuna hanno cambiato idea.
Insisto: neanche i residui “compagni” dei piccoli partiti di sinistra ti andavano bene?
Lì trovo anche brave persone ma una malattia antica del comunismo: il settarismo, che ha già fatto troppi danni.
Hanno la sindrome dell’orticello.
Esattamente.
Tu sei un noto filo-putiniano, secondo l’accusa che ti si fa. Putin ti fa schifo? E quanto ti fa schifo?
Mi fa schifo sì, come mi fanno schifo tutti i detentori assoluti di potere. Anche se Zelenskij è un altro, Biden un altro. Mi fanno schifo tutti i potenti.
Sei un po’ anarchico, qua.
Ma no, è che questi cretini non hanno capito che l’Unione Sovietica non c’è più, e quindi io non avrei alcun motivo per “amare” Putin, che non mi pare un comunista. Io non sono fra quelli che si mettevano addosso le magliette di Putin.
Come Matteo Salvini.
Appunto. Non sono fra quelli a cui Putin ha regalato un lettone, io me lo sono comprato.
Parli di Berlusconi.
Già. Non sono fra quelli che ha scritto che la Russia di Putin è l’ultimo baluardo di difesa dei valori cristiani.
Come Giorgia Meloni.
Sì, nel suo bel libro “Io sono Giorgia”. Se poi vogliamo dirla tutta, io mi baso anche sulle mie esperienze. Otto anni di guerra nel Donbass non li raccontati nessuno, io ero là: sono stato sia sul fronte ucraino sia sul fronte dei separatisti. Ho visto cosa accadeva. Questo giustifica l’invasione russa? No, ma se non si capiscono le motivazioni che portano a una guerra e che alimentano l’escalation, non se ne esce mai. La diplomazia serve a questo. Infine, trovo demenziale la demonizzazione di tutto ciò che è russo. Si vieta Dostoevskji, si impedisce a una violinista russa di fare un concerto, siamo a livelli che non se li sognava neanche Mussolini quando parlava della perfida Albione.
A proposito di dittatori e affini: ma la grazia amorevolmente concessa per ragioni politiche dal faraone egiziano Al-Sisi a Patrick Zaki, è davvero una buona notizia, fatto salvo che siamo tutti contenti per la sua liberazione?
È buona perché sono contento anch’io che possa tornare libero in Italia, convinto come sono che una singola vita sia importante. La notizia pessima è che questa liberazione è stata ottenuta probabilmente con un compromesso vergognoso, con il silenzio su Giulio Regeni e la continuazione del traffico di armi. Il prezzo è eticamente salato. Vedrai che il silenzio che tornerà su Regeni è lo stesso che tornerà, per parlare sempre di Ucraina, sulla morte di Andy Rocchelli (giornalista e fotoreporter ucciso in Donbass nel 2014, secondo i giudici italiani da un mortaio ucraino, ndr).
Altro silenzio assordante, qui in Italia, è la fine che ha fatto l’attivista e giornalista Julian Assange, sbattuto in gattabuia come un delinquente.
È un silenzio complice, perché noi siamo meno di una colonia. Qualsiasi cosa riguardi un interesse statunitense, la nostra politica, ripeto tutta, non solo la Meloni diventata atlantista appena vinte le elezioni, anche la Schlein, che lo è diventata già prima, tutta la nostra politica rivela quanto siamo una miseranda colonia dell’impero americano. La garanzia di andare al potere per qualsiasi nostro politico è la sudditanza.
Questo discorso della colonia americana però si fa da quanti decenni? Agli italiani, o alla maggioranza di loro, non interessa, diciamocelo.
Anche qua: in passato dei tentativi di riscatto ci sono stati. Devo rimpiangere la politica estera di Andreotti sul Medioriente, quella di Craxi, per esempio a Sigonella. Certamente ai quei tempi c’era subordinazione. Ma questa è sudditanza, è diverso.
Capito: il rimpianto del passato è d’obbligo, ormai. Parlando di presente: Fratelli d’Italia ti ha denunciato per diffamazione, e sei stato rinviato a giudizio. Cos’hai combinato?
Sì, a questo proposito volevo anzitutto avvertire il ministro Nordio che mi hanno rinviato a giudizio con imputazione coatta.
Che Nordio vorrebbe togliere.
Ecco, che la tenga, così vado a processo.
Sei contento di andare a processo?
Sono accusato di aver detto, da Del Debbio a Dritto e Rovescio nel 2019, che Fratelli d’Italia è un partito che cavalca il neofascismo e la xenofobia. Detto in un dibattito, e davanti avevo quel simpatico viceministro che si faceva fare le foto con la svastica.
Galeazzo Bignami, che l’aveva messa a una festa privata vari anni fa.
Sì, lui. Mi divertirò a questo processo, sono contento di aver avuto l’imputazione coatta. Il pm aveva chiesto l’archiviazione…
Lasciando stare il caso giudiziario, ci sono storici, non di destra fra l’altro, come Emilio Gentile o Alessandro Barbero, che sostengono che il pericolo fascista in Italia non esiste e non può più esistere perché non ci sono le condizioni culturali e sociali. Non è un nemico immaginario e di comodo, l’eterno fascismo?
Ma per niente. Umberto Eco, che non era uno stupido, parlava di ur-fascismo, di fascismo intramontabile, maschilista, della concezione autoritaria del potere, della corruzione e del denaro. Questo fascismo è vivo e vegeto. Abbiamo un ministro che ha parlato di sostituzione etnica, un presidente del Senato che ha definito praticamente banditi i partigiani sull’attentato a via Rasella falsificando la storia e che fa giudice e poliziotto sulla vicenda di suo figlio. E abbiamo i pestaggi degli studenti a Firenze. Se non è fascismo questo… Il problema è che, quando si riabilita di fatto il fascismo, si fomentano le parti più delinquenziali che ci sono in questo Paese e che si sentono legittimate all’uso della violenza.
Insomma questo fascismo non sarebbe un fenomeno storico, ma una categoria dello spirito.
Certamente. Ma ci sono i cortei con saluti romani e camicie nere, e non parlo solo di Predappio, ma delle commemorazioni di Ramelli. Non ci manca nulla.
C’è qualcuno che stimi a destra?
…
Ci stai pensando.
Sì… Guarda, ti dirò, stimavo Crosetto. Ma aver accettato l’incarico di ministro della Difesa essendo stato consulente della Leonardo me l’ha fatto scendere di parecchio.
Ma perché lo stimavi prima?
Perché lo conosco, è una persona intelligente. È uno con cui si può discutere in modo interessante, perché è una persona colta.
Nessun altro?
No, è anche troppo.
E nel centrosinistra?
Niente, lì sinceramente non me ne viene in mente neanche uno.
Elly Schlein, con la sua armocromista, non è la prosecuzione più raffinata, cioè più ipocrita, di una Alessandra Moretti?
No, è un’altra prosecuzione del berlusconismo. È la politica che sposa il gossip, l’apparire, l’ostentazione. Con questo so di essere ingeneroso con la Schlein, al di là dell’armo… come cazzo si chiama… questi sono fatti suoi. Per me il problema è che sulla guerra in Ucraina ha la stessa posizione della Meloni.
Chissà se si offenderà la Schlein. Ecco, di questi tempi ormai si offendono tutti a morte e bisogna stare attentissimi a non ferire la sensibilità anche dell’ultima micro minoranza. Come si fa a far satira così?
Dipende da chi la fa. Se uno accetta questi dogmi bacchettoni del politicamente corretto, si estingue. Se invece uno non li accetta, e io non li ho mai accettati, la satira andrà avanti. Ci sono giovani in gamba, come Natangelo. Il nemico della satira non è la censura, è l'autocensura.
Qualcosa per cui ti senti di fare autocritica me la dici?
Oddio… non sono mica così stalinista!
Dai, ci sarà qualche vignetta o altro che non rifaresti…
No.
Va bene, ma almeno ammetti che dirsi comunista oggi è solo un po’ romantico, come essere fedele al proprio passato?
No, perché sono fedele anche al mio presente.
Ma qual è l’attualità del comunismo, oggi?
Avere un’utopia. Utopia non significa qualcosa che non si può realizzare, ma che non è stata ancora realizzata. Una direzione a cui puntare che crea percorsi, che si incrociano con altri, psicologici, culturali, politici. È un ampliamento di orizzonte, avere un’utopia.
Come il cristianesimo: c’è chi dice che è una fede in cui credere sempre e ancora perché finora non è mai stato realizzato.
Una bella utopia anche quella, sì.
L’ultimo cristiano morì sulla croce.
Cercherò di non fare la stessa fine. Nonostante l’imputazione coatta.