“Stimo Emanuela Fanelli, credo sia una bravissima attrice, e sono convinta sia una donna sensibile e attenta al mondo che la circonda. Ma sinceramente credo che quando Emanuela dice che non parlerà di Gaza nel suo discorso di apertura del Festival di Venezia, perché teme di sentirsi inopportuna, impreparata e fuori contesto, stia sbagliando. E c’è una ragione”. Inizia così il video di Veronica Gentili, giornalista e conduttrice Mediaset, che su Instagram risponde alle dichiarazioni della conduttrice della Mostra del cinema di Venezia 2025, Emanuela Fanelli. L’attrice, arrivata al Lido martedì 26 agosto, ha sostenuto di non voler sfruttare il palco affidatole per parlare di quanto sta accadendo a Gaza. “È giusto parlare, ma con le maniere giuste. Io parteciperò alla manifestazione che si terrà qui ma dal palco non dirò nulla per ridurre tutto a una frase”, ha spiegato la madrina. “In certi contesti sembra che quella frase serva più alla mia immagine che alla causa. E questo, per me, è imbarazzante. Ma forse l'imbarazzo è l'unico sentimento coerente con lo stare al mondo in questo momento. Non sarei a mio agio a ridurre tutta a una frase. Non sono competente per parlare di questo problema per 40 minuti ma sono molto addolorata per i palestinesi”. Per Gentili, però, c’è un problema: “Questo purtroppo non è il tempo dei distinguo. Non esistono contesti giusti o contesti sbagliati nei quali affrontare la questione di un popolo che viene quotidianamente sterminato. I morti di Gaza scorrono come i granelli di sabbia di una clessidra, che se non ci sbrighiamo a trovare una soluzione a breve sarà svuotata del tutto. Quello che la società civile sta cercando di fare è una battaglia non solo contro i governi, ma contro il tempo. Perché ogni giorno che passa le possibilità che la Palestina e il popolo palestinese continuino ad esistere diminuiscono”.

“A questo servono le pressioni costanti, incalzanti, a volte ripetitive che artisti, intellettuali, giornalisti, ma non solo, tutte le persone che sono turbate da quello che vedono accadere sotto i loro occhi, esprimono e condividono ogni giorno,” prosegue la giornalista. “E in questo senso nulla è più prezioso di un pulpito prestigioso, su cui tutti gli occhi sono inevitabilmente puntati”. Eppure Emanuela Fanelli ha cercato di spiegare le motivazioni, a partire non solo dal contesto, il Festival, ma anche dalla sua competenza su questi temi. Ma per Veronica Gentili “porsi il problema dei vestiti e dei gioielli che s’indossano o farsi lo scrupolo di apparire inadeguati perché non esperti di geopolitica, sono falsi problemi: il punto non è giudicare l’idoneità di Emanuela Fanelli a parlare di Gaza, il punto è parlare di Gaza. Ovunque, continuamente. La società civile non deve smettere di parlare di Gaza finché non accade qualcosa. A costo di apparire stucchevole e ridondante”. E come si può, poi, rinunciare a un’occasione del genere, in uno degli eventi culturali più importanti del Paese? “Si ha l’opportunità di farlo dove si viene ascoltati da molti, a maggior ragione quando l’argomento è fuori contesto e quindi diventa particolarmente molesto e urticante per chi non lo vuole ascoltare, ecco è proprio allora che bisogna farlo”. E chiunque con un appello (e una frecciatina al woke): “Questo è il primo anno in cui scompare la figura della madrina, epiteto ritenuto sminuente, per lasciare il posto alla conduttrice, che è colei che ha il compito di guidare le cerimonie del Festival e di dar loro un’impronta. Quindi, a meno che non si tratti di una mera sostituzione lessicale volta ad evitare polemiche da politicamente corretto, quest’anno più che mai è giusto che chi conduce il Festival possa farsi portavoce del messaggio che la società civile ha più urgenza di gridare. Emanuela purtroppo non abbiamo più tempo per i distinguo. Non abbiamo più tempo in generale”.
