Lula ha vinto (di poco) contro il “cattivone” Bolsonaro e torna a essere il presidente del Brasile, dopo esserlo stato già due volte negli anni Duemila. Nel mezzo, disavventure giudiziarie che gli sono valse una condanna a 12 anni e il carcere, prima di essere prosciolto e di ricandidarsi. Le sinistre di tutto il mondo esultano. Quella (presunta) italiana, sempre alla ricerca di un papa (o forse di un papà?) straniero dal quale ripartire dopo una (ricorrente) sconfitta, lo celebra e non esita a innalzarlo nel proprio Pantheon, già carico di meteore quali i vari Zapatero e chi-si-ricorda-chi.
Ma siamo proprio convinti che, al di là della sua attenzione alla povertà e ad altre proposte specifiche per il Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva possa rappresentare un modello minimamente spendibile per il “nostro” centrosinistra? In realtà per esempio le sue posizioni in politica estera lo rendono molto più compatibile con… Berlusconi. Da da Silva a Silvio. Anzi, forse il leader di Forza Italia, anche nella sua versione a ruota libera degli ultimi tempi, le considererebbe troppo estreme.
Su Zelensky e sulla guerra, infatti, Lula ha fatto dichiarazioni pubbliche molto più dure rispetto a quelle “private” per le quali Berlusconi è stato fiocinato in Italia e non solo, a testimonianza del fatto che il mondo è un po’ più complesso delle bandierine e della divisione buoni-cattivi.
In un’intervista a Time, poco tempo fa, il nuovo-vecchio presidente brasiliano aveva detto tra le altre cose riferendosi a Zelensky: “Vedo il presidente ucraino parlare in tv ed essere applaudito in tutti i parlamenti del mondo ma questo ragazzo è colpevole quanto Putin”. E ancora: “Non conosco il presidente dell'Ucraina ma il suo comportamento è un po’ strano. È in televisione mattina, mezzogiorno e sera. Dovrebbe essere al tavolo delle trattative. Voleva la guerra perché se non l'avesse voluta avrebbe negoziato di più”. E poi: “Continua a pensare di essere il massimo, quando in realtà avrebbero dovuto avere una conversazione più seria con lui: «Ehi, amico, sei un bravo artista, sei un bravo comico, ma non faremo una guerra per metterti in mostra»”. E si era espresso anche contro l'Europa: “Non è solo Putin a essere colpevole. Anche gli Stati Uniti e l’Ue sono colpevoli".
Frasi che se pronunciate dalle nostre parti sarebbero valse a Lula la messa al bando, altro che la leadership di un partito (teoricamente) progressista.
Ma siamo sicuri che anche in questo caso non abbia ragione lui? Del resto avendo queste idee Lula ha vinto, mentre da noi sostenendo l’esatto opposto e bollando come putiniano chiunque non fosse completamente allineato il centrosinistra è stato fragorosamente sconfitto. È ben vero che di solito la politica estera non sposta molti voti, ma di solito non siamo in guerra e con le bollette e i prezzi fuori da ogni controllo a causa di essa.