Si parla spessissimo di criminalità, microcriminalità e stranieri. I tifosi di entrambe le fazioni difendono i propri pregiudizi. Oltre non vanno. La sicurezza è diventato un tema da estremisti ormai, chi ne parla deve essere per forza razzista. Ma il razzismo non c’entra niente. Il dolore, la paura, non sono solo spettri dell’irrazionalità, manifestazioni di un istinto senza basi razionali. Possono essere invece campanelli d’allarme, sintomi di un malessere reale. Tolentino, 20 mila abitanti scarsi, entroterra marchigiano. Città colpita dal sisma.
22 febbraio: rissa con bastoni e sedie in centro storico, sei arresti, tre in ospedale e a una persona hanno spaccato una mano. Le persone coinvolte erano gli operai di due ditte in concorrenze per la ricostruzione delle case dopo il terremoto. Una guerra tra bande…
23 febbraio: tre egiziani aggrediscono due fratelli, i proprietari di una delle ditte, mentre tornavano a casa loro di notte. Spranghe, bastoni, i tre sono indagati per possesso di armi e lesioni aggravate
4 maggio: rissa tra due extracomunitari in centro storico, un egiziano e un libico, uno dei due è finito in ospedale.
9 luglio: un egiziano di 25 anni semina il caos in centro storico ubriaco e a petto nudo con una spranga in mano. Lancia bottiglie di vetro, distrugge la parte esterna di un bar del centro e corre dietro alla gente urlando.
15 luglio: altra rissa tra un egiziano e un libico è il video che vi abbiamo fatto vedere all’inizio.
Lo ha detto anche il sindaco Mauro Sclavi, non era mai successo prima. Tolentino è una città piccola, tranquilla. In sei mesi ci sono state risse, aggressioni, spedizioni punitive, guerre tra bande. Il fattore comune? Lo spieghiamo nel video. No, non c’entrano il razzismo, i pregiudizi, la percezione. Nelle città come Tolentino non puoi nascondere nulla. Non è come Milano, Roma o Bologna, dove non si sa mai da che parte per raccontare quello che sta succedendo.
Nelle piccole città vedi tutto, vedi quando le cose iniziano a cambiare, quando qualcosa smette di funzionare. E allora, mentre la sicurezza viene vista sempre più come un tema da estremisti (e chi parla viene additato come razzista), forse è ora di ricominciare dalla cronaca locale, dei piccoli paesi. Guardare le strade in cui siamo cresciuti e chiederci: cosa sta succedendo?
Nelle grandi città non si sa mai quando un fenomeno inizia davvero, dove perché. Troppo grande, troppa confusione, troppe connessioni. Ma chi vive in una piccola città vede le cose diversamente, vede la freccia del tempo e sa mettere gli eventi al post giusto. No, una serie di violenze del genere a Tolentino non ci sono mai state. Guerre tra bande, risse, tutte nel giro di sei mesi.
Non è una paranoia, non è un pregiudizio. È la nostra biografia, la storia della nostra vita. Siamo cresciuti in una piccola città e vediamo cosa sta diventando. Ecco, ecco cosa sta diventando. E non possiamo più negarlo.
Marx lo chiamava esercito industriale di riserva. Sono i poveri, che vengono assunti perché poveri, perché deboli. Ma il fatto che siano i deboli nella dialettica servo-padrone delle aziende o del capitalismo, non vuol dire che siano automaticamente i deboli all’interno di una comunità. La domanda da porsi, allora, è: se il problema è a monte, povertà, sfruttamento, opportunismo delle ditte, come affrontarlo? Seconda domanda. Cosa fare nel frattempo? Se il problema è strutturale, è la testa, non puoi pensarla di tagliarla e basta, o il resto del corpo morirà. Servirà agire con intelligenza e, intanto, evitare che il problema si estenda. E questo problema ha evidentemente due parti che si alimentano a vicenda: i problemi a monte, appunto, al vertice della catena alimentare; e la disponibilità incredibile di manodopera a basso costo, straniera, che non conosce la lingua. Si dovrebbe risolvere la prima metà del problema, ma non si può negare la seconda. E dunque bisogna chiedersi cosa si può fare alla base.
La verità è che agenti esterni, per necessità, sono entrati nel tessuto tolentinate e hanno cambiato i connotati alla città. Un evento che potrebbe diventare grave tanto quanto il terremoto, tanto quanto le case crollate.
